Rubrica: QUADRIFOGLIO |
![]() Andrea Pozzo e il Corridoio di Sant’Ignazio (Edizioni Artemide. Roma 2014)
UN POZZO DI MERAVIGLIEIl corridoio dipinto dal gesuita Andrea Pozzo presso le camere di Sant’Ignazio
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giovedì 1 gennaio 2015
Argomenti: Arte, artisti Argomenti: Recensioni Libri Argomenti: Architettura, Archeologia Argomenti: Lydia Salviucci Insolera
A lei si deve, tra le altre cose, la cura della mostra “Mirabili disinganni. Andrea Pozzo”, condivisa con Richard Bösel, che si è tenuta a Roma nel 2009 in occasione del terzo centenario della morte dell’artista. Con questa pubblicazione si vuole, invece, celebrare la memoria della ricostituzione nel 1814 della Compagnia di Gesù - dopo la soppressione del 1773 - con papa Pio VII.
Eppure la sua entrata nella Compagnia, che avvenne nel 1665, all’età di 23 anni, quando era un artista già formato, cominciò nel segno dell’umiltà e dell’obbedienza, tanto che all’inizio faceva lavori di tutt’altro genere, come quello di cuoco, attendendo pazientemente di poter dipingere. Fu solo intorno al 1680 che gli venne affidato l’incarico di decorare il corridoio di accesso alle camere di Sant’Ignazio: un luogo di passaggio, che era stato dipinto a tempera intorno alle finestre da Jacques Courtois detto il Borgognone, e che Pozzo trasformò in un’esuberante celebrazione della santità del fondatore della Societas Jesu. Con incredibile maestria Pozzo creò sulle piatte superfici delle pareti e sulla curva della volta l’illusione di uno spazio infinito, pieno di complessi motivi architettonici e di figure umane e celestiali. Il tutto va osservato, però, da un punto di vista privilegiato, contrassegnato sul pavimento da una rosa marmorea. L’impressione è quella di trovarsi non in un corridoio di passaggio, ma in una di quelle gallerie, tipiche dei palazzi nobiliari, che esaltano con gioiosa magnificenza le imprese e le ascendenze del casato, anche se in questo caso si esaltano le virtù spirituali dei gesuiti.
Ed è proprio in questo modo che Pozzo impone un unico “punto di vista”, quello gesuitico, per farci capire che dobbiamo liberarci dalla condizione di apparenza e di falsità che potrebbe trarci in inganno, perché solo una è la verità, e questa verità coincide con la visione di Dio.
Il volume è arricchito da un’ampia documentazione fotografica, comprese le immagini relative al restauro degli anni 1990-1991, che ha riportato alla luce delle parti affrescate che erano state obliterate da altri strati di pittura nei secoli XVIII e XIX. In appendice troviamo gli importanti contributi di Maurizio De Luca e Filippo Camerota, e una postfazione di Andrea Dall’Asta S.J. Diritti di copyright riservati |