Rubrica: SCIENZA E DINTORNI |
STATI DI VEGLIA E NEUROPSICOSIConsiderazioni sull’esoterismo
di
,
lunedì 1 aprile 2013
Argomenti: Parapsicologia Nota della Redazione
Lo stato ipnopompico è lo stadio che porta dal sonno alla veglia. In tale fase, come pure in quella che viceversa porta dalla veglia al sonno (detta ’stato ipnagogico’), il cervello può avere delle sensazioni, in particolare visive e uditive, che, pur non essendo reali, vengono percepite come tali anche in modo assai vivido. Il momento ipnagogico non viene ritenuto una vera e propria fase, ma una situazione di passaggio fra la dimensione di veglia e quella di sogno, all’inizio dell’intero ciclo di riposo. È talora contraddistinto da visualizzazioni spontanee; più raramente da audizioni spontanee (intese come fenomenologie intime); rarissime volte dalle fenomenologie interessanti gli altri tre sensi. Queste ultime tre fenomenologie le chiameremo tattilazioni, olfattivazioni e degustazioni, tanto per distinguerle in qualche modo dalle corrispettive percezioni di origine fisica “esterna”. L’attività mentale comunque ha gradazioni diverse di percettività, nella misura in cui progredisce all’interno della fase di riposo, laddove le sensitivazioni ipnagogiche sono la prima gradazione di tali percettività interiori. Il momento ipnopompico non viene ritenuto una vera e propria fase, ma una situazione di passaggio fra la dimensione di sogno e quella di veglia, alla fine dell’intero ciclo di riposo. Vale per esso tutto quanto detto per la fase ipnagogica. Ricordiamo incidentalmente che anche l’ipnotizzato può sognare, donde si ricava che la fenomenologia onirica compare contingentemente anche in altre situazioni. La tradizione esoterica ha sempre insegnato esservi una stretta attinenza fra le vicende biografiche (e non solo biografiche) e l’attività mentale dell’individuo durante il cosiddetto riposo, e detta attinenza compete non solo le vicende più recenti, ma anche quelle remote e future. Le religioni hanno fatto proprio tale insegnamento in chiave moralistica, mentre la scienza ufficiale vi compete fra notevoli difficoltà. La scienza esoterica ha sempre indicato i due momenti in questione come funzioni complementari di una soglia, quale entrata/uscita fra il mondo concreto razionale e quello immaginario emotivo. Molti testi esoterici, che trattano le tecniche di accesso agli stati di coscienza superiori, suggeriscono al principiante di usufruire di tali naturalistici momenti per imparare ad attraversarli coscientemente prima, e riprodurli volontariamente poi. Subito e poco dopo il momento ipnopompico, come del resto poco e subito prima il momento ipnagogico, si verificano per ogni individuo delle fenomenologie ben precise. Tali due gruppi di fenomenologie sono similari e reciproci fra loro. Alcune di tali fenomenologie sono note come rituali “prima del sonno”, cioè quella serie di iniziative che vengono prese prima di addormentarsi ed allo scopo – più o meno coscientemente - proprio di addormentarsi. Meglio sarebbe distinguere fra abitudini profane, cerimoniali religiosi, e rituali esoterici “prima del sonno” e dopo il sonno. Resta il fatto che la tradizione esoterica insegna come ritualizzare in senso proprio una serie di atti che auspicabilmente precedono l’addormentamento e seguono il risveglio. Le tecniche di ritualizzazione concernono sostanzialmente i materiali coi quali si entra in contatto in dette due occasioni (considerati quali supporti fisici favorenti stati psichici), e concernono la coscienza con la quale vengono impiegati tali supporti. In pratica, dette ritualizzazioni dovrebbero essere compiute in uno stato di vigilanza. La continua presenza a se stessi è ascrivibile a tale situazione, e andrebbe estesa progressivamente a tutte le azioni della giornata. In ciò consiste la sacralizzazione dello stato di veglia, cioè la trasformazione della profana situazione di consapevolezza, in esoterico stato di coscienza. Questa trasformazione, qualificante e dequalificante, ha vari scopi ed effetti, fra i quali: l’allungamento della vita, il mantenimento della salute, la raffinazione dei riflessi introdotti nello stato onirico, la progressiva e proporzionale idoneità a restare coscienti nei livelli successivi e superiori di sogno, sonno, lepsi. Molti profani scoprono spontaneamente quella che può essere definita la consapevolezza della propria consapevolezza, e conseguentemente scoprono l’utilità di una simile operazione. In altre parole, si accorgono che, agendo in una situazione di autoconsapevolezza, gestiscono al meglio se stessi e le proprie capacità, come pure gli eventi in corso. Nel migliore dei casi, si accorgono inoltre che il frequente e prolungato ricorrere a detta situazione, innesca un duplice effetto: per un verso determina una “crescita” razionale, per altro verso “carica” psicologicamente, talché comporta poi l’esigenza di “scaricarsi” periodicamente. L’esoterista accetta questa mondana situazione, tuttavia, anziché automaticamente stabilizzarla, la usa come spinta di accesso a stadi successivi. In pratica, egli parte comunque sempre da una situazione di veglia consapevole; ne prende coscienza; non accetta come esaustiva la migliore conoscenza razionale ottenuta con la consapevolizzazione; usa il surplus energetico così accumulato non per “divertirsi”, ma per conoscere un po’ più approfonditamente la propria interiorità, e l’interiorità del mondo esterno. La tecnica per sacralizzare detta consapevolezza consiste nel pensarsi come personaggio durante il contingente quotidiano, cioè nell’assistere a se stessi ed agli altri come stessimo guardando i personaggi di una commedia/tragedia. Da quanto sopra detto si ricava evidentemente che l’operazione sacralizzante produce un accumulo energetico, proprio perché impedisce il coinvolgimento ingenuo dell’operatore. In pratica, l’interazione fra operatore ed operato, se ingenua, produce un accumulo energetico nell’operato (e un accumulo di polarità contraria inconsciamente nell’operatore). Detta interazione, se disincantata, produce un accumulo energetico conscio nell’operatore (ed un accumulo di polarità contraria deconsapevolizzata nell’operato).Esiste una proliferazione di tecniche, suggerimenti, espedienti induttivi etc., sia in termini di singolo che in termini di gruppo. In realtà ogni esoterista dovrebbe recuperare le proprie tecniche di reintegrazione, e non affidarsi a quelle che hanno funzionato per un altro individuo, per autorevole e puro che egli sia stato. L’imperativo socratico può anche essere inteso nel senso di “conosci te stesso… non quello che fanno gli altri per conoscere se stessi”. È probabile che molti grandi Maestri dello spirito si siano successivamente pentiti di avere insegnato le proprie tecniche di conseguimento spirituale, spinti dall’amore per i loro simili. Tutto sommato, si potrebbe dire che non si tratta tanto di fare in un certo modo per ottenere un certo stato di coscienza, quanto piuttosto di prendere coscienza di ciò che avviene quando facciamo in un certo modo. Ciò che vogliamo dire è che non si tratta, ad esempio, di assumere una specifica posizione per conseguire uno specifico stato coscienziale, quanto piuttosto di prendere coscienza della propria posizione, di sapere come si sta, di trovare il proprio posto… Così, non si tratta di praticare una coatta respirazione per ottenere automaticamente un determinato stato, quanto piuttosto di prendere coscienza del proprio respiro, e di tutti quei ritmi che con esso si evidenziano. Diritti di copyright riservati |