Rubrica: TERZA PAGINA |
![]() Di tumore si muore.Omaggio ad una donna gioiosa, altruista, amante della vita e delle belle cose.
di
mercoledì 18 luglio 2012
Argomenti: Opinioni, riflessioni Argomenti: Ricordi Con molta tristezza saluto la dipartita della cara amica Adriana, che ci ha lasciato alcuni giorni orsono. Con lei e Pietro ci eravamo conosciuti durante un viaggio in Giordania nella primavera del 2005.
Le foto di Adriana e Pietro che qui pubblico provengono dal mio archivio personale e costituiscono un piccolo ricordo di lei che ho il piacere di condividere con i lettori, per far intendere la sua gioia di vivere che comunicava immediatamente e che traspare chiaramente dalle immagini. Luciano De Vita (Editore) Sono stato molto indeciso se scrivere o meno questo pezzo, ho guardato infatti nelle rubriche previste dalla nostra rivista e non sono stato in grado di incasellare quanto sto per scrivere. Poi mi sono deciso per due motivi: 1. La volontà di rendere omaggio ad Adriana, mia moglie adorata, pubblicando integralmente un pezzo che lei aveva scritto durante la sua brevissima malattia. 2. La certezza che l’editore, che conosce la rivista molto meglio di me, troverà sicuramente una sistemazione a questo mio pezzo. Durante i numerosi day ospital nei quali Adriana si è sottoposta a varie torture mediche nell’estremo tentativo di arginare questa valanga che la stava travolgendo, ho riflettuto molto sul nostro modello di vita e di società. Per molti di noi occidentali “evoluti“ le mete da raggiungere sono principalmente due:
Non ci rendiamo però conto che entrambi questi miti generano solo sofferenze: il ricco vuole sempre di più, la morte arriva comunque portando tragedie e sconquassi. In questo, a mio parere, le civiltà orientali sono molto più avanti: per loro la morte fa parte della vita, è semplicemente un altro passo da compiere per completare l’esistenza. Nello spiegare questi atteggiamenti il giornalista Terzani, anche lui morto di cancro, essendo stato per molti anni in oriente, è stato un ottimo maestro. Devo dire che mia moglie, dopo un brevissimo periodo di rabbia, dopo l’ultima TAC che aveva accertato che il tumore non si era fermato, ha dimostrato una pacatezza ed una accettazione della morte che l’hanno resa unica, per lo meno ai miei occhi. Entrambi abbiamo combattuto per cercare di fermare questa valanga che si era abbattuta su di noi: io facendo l’infermiere a tempo pieno, se pur supportato da Antea (associazione che assiste i malati terminali), lei cercando di resistere per riaffermare la sua voglia di vivere. Alla fine nessuno dei due è sprofondato nella disperazione ed abbiamo imparato ad accettare, se pur con una fatica immane, la nuova situazione. Questa situazione è durata pochissimo: in quattro mesi è stata scritta la parola fine sulla vita di una donna che, a detta di chiunque l’aveva conosciuta, portava allegria e arricchimento culturale per tutti. Adesso mi fermo e vi allego il testo dai lei scritto durante il periodo di malattia è un piccolo omaggio ad una donna amata da me e da tutti gli amici. Questo pezzo si chiama Corpo. Corpo..
Spero che i lettori lo apprezzerano, sono quasi sicuro di si conoscendo la tipologia di lettori della nostra rivista. L’editore mi perdonerà se ho parlato, se pur volutamente in maniera generica, di vicende personali, ma il desiderio di rendere omaggio ad Adriana è stato più forte della mia riservatezza. Diritti di copyright riservati |