Rubrica: PASSATO E PRESENTE |
![]() Quando i manifesti erano quadri - 1Documenti di un’epoca
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martedì 20 aprile 2010
Argomenti: Arte, artisti Il manifesto o cartellone pubblicitario: un poderoso veicolo d’immagini, di suggestioni o di pressanti inviti già nella belle epoque. Stampe dell’epoca. Se c’é un simbolo della civiltà dei consumi, se c’e un emblema che raccolga e riunisca i presupposti, i contorni e le sembianze d’una certa epoca storica, in cui quella civiltà venne alla luce, una epoca che vide estendersi in grande misura i limiti della concorrenza commerciale dello sviluppo industriale, non v’e dubbio che essa sia il manifesto o cartellone pubblicitario. L’avviso come appunto si chiamava in quell’ormai fatidica belle epoque, fiorita tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento. Fu in quegli anni che I’affiche murale stampata in poche copie, o addirittura a mano, si trasformò in poderoso veicolo d’immagini, di suggestioni o di pressanti inviti. E’ proprio di quegli anni, infatti, un primo, decisivo potenziamento dell’industria grafica, con perfezionata tecnica riproduttiva e diminuita incidenza dei costi, che favorì il cartellone pubblicitario e la sua funzione di gradevole e colorita scaccia-monotonia dalle grigie città fin de siecle. Se si considera che le ferrovie e la neonata automobile avevano accorciato il mondo e che già si profilava sulla terra I’ombra veloce degli aerei, se si riflette che il cinematografo stava vincendo le sue prime battaglie col teatro e che la radio stava per far volare le voci al di là degli Oceani, non potrà non sembrare ovvia conseguenza che le nuove industrie, le aziende o i grandi negozi si dessero da fare per estendere all’infinito il numero dei loro clienti un tempo ridotti all’ambito provinciale e solo eccezionalmente continentale. Quale miglior sistema d’un motto, d’una immagine, o di uno slogan murale, vivacemente colorato e stillante umorismo, satira gradevole o tenera malinconia. Che cosa differenzia questi antichi manifesti dai cartelloni d’oggigiorno? Oltre che la tecnica (oggi per intero affidata ai computer, ieri alle squisitezze grafiche della cromolitografia) gli intenti e finalità la moralità stessa della vita di quell’epoca ormai lontana cioè quel gusto dell’ironia della satira bonaria, allegra, spensierata, quel gusto del paradosso bonario, dell’invenzione trovata anziché delle teorie psicanalitiche che affliggono martellanti la pubblicità d’oggigiorno. Ecco cosi splendido prodotto dell’atelier Ricordi (Tav. 1) questo sorridente annuncio di un ballo-sport inventato da Mickiewitz nel 1897 dove s’evocano travestimenti in un tono tra il goliardico e il chiassosamente rivistaiolo. Galli che presenta, l’anno successivo, uno spettacolo della celeberrima Troupe Fregoli sotto forma di uno snodato trenino che, nel suo viaggio, raccoglie un po’ tutto il mondo. (Tav. 2) Villa che ci mostra corredi da sposa in un corteo che scende da un transatlantico di marmo nave o hotel, non si sa e non importa di sapere. (Tav. 3) Il grande, indimenticabile, disegnatore della Domenica del Corriere, Beltrame, prender pretesto da un capo di vestiario - Loden Dal Brun - per un’azzeccata cronaca novecentesca. (Tav. 4) Ecco poi due manifesti di Metlicovitz, uno degli autentici deus ex machina del manifesto italiano, che sono anche veri e propri quadri: basterebbero a dimostrarlo la suggestiva vena surreale che permea i geni del progresso in occasione della festa d’inaugurazione del Sempione e i sottilissimi rapporti cromatici del manifesto per Sogno d’un valzer. (Tav. 5 – 6) Se fu Metlicovitz tra i primissimi ad illustrare e a propagandare il cinema, fu un italiano di Provenza, Achille Luciano Mauzan, I’autentico mattatore del nuovissimo genere di spettacolo negli anni d’oro che vanno dal 1910 al 1914. Si noti, in particolare di quante promesse si ammanti un cartellone come quello per il film Sonnambulismo, autentica satira d’una certa mania da sensazioni nuove, diffusasi in quegli anni. (Tav. 7 - 8 - 9 - 10) Ma ecco i primi maghi della semplicità, ossia del simbolo che colpisce per la sua simpatia e immediatezza che mascherano la finalità pubblicitaria. Ecco dunque Terzi e questa sua simpatica scimmietta intenta a reclamizzare un dentifricio, proprio lei, famosa per il giallo diffuso sull’avorio dei suoi denti, ma che sicuramente quel prodigioso tubetto schiarà. (Tav. 11 – 12 ) Tutto un mondo in cui non si parlava di condizionamento di effetti subliminali o di altre diavolerie di cui oggigiorno siamo maestri ma anche succubi e vittime. Diritti di copyright riservati |