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Lavoro sicuro: la cultura che non c’è

lunedì 14 dicembre 2009 di La Redazione
Ospitiamo molto volentieri questo intervento del Prof. Ing. Enrico De Rosa, Professore Ordinario di Meccanica Applicata alle Macchine della Facoltà di Ingegneria dell’Università di Napoli Federico II, su un tema caldissimo, una “emergenza nazionale” secondo le parole del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Ci auguriamo di poter ospitare ancora il professore De Rosa su questa nostra rivista. La Redazione In qualità di Responsabile del Servizio di Prevenzione (...)


In risposta a:

Lavoro sicuro: la cultura che non c’è

lunedì 14 dicembre 2009

Mentre sono d’accordissimo che la situazione della sicurezza sul lavoro è un gravissimo problema nazionale di natura prevalentemente culturale “in senso ampio”, ritengo che non è da sottovalutare la trascuratezza delle norme da parte dei datori di lavoro per ovvi motivi di sfruttamento. Ma quello che mi colpisce è la non infrequente mancanza di coscenza della dignità del proprio lavoro da parte dei lavoratori.

Da uomo della strada io osservo ciò che mi circonda.

Quando camminando vedo persone al lavoro sulla strada o presso un edificio quello che noto quasi sempre è l’atteggiamento disattento degli stessi lavoratori per quanto riguarda la loro sicurezza e incolumità, sia nel maneggiare ad esempio carichi pendenti o attrezzi motorizzati senza guanti, senza casco o altra protezione.

Nessuna attenzione nell’armeggiare con carichi diversi pericolosi per coloro che sono nelle vicinanze, talvolta qualche strillo di avvertimento questo è tutto.

Per non parlare poi delle segnalazioni dei lavori in corso sulla strada o nei pressi; l’informazione ai cittadini che si trovano a passare a piedi o in auto nelle vicinanze di queste aree dove si lavora è un altro aspetto assolutamente trascurato.

Secondo me manca una cultura della comunicazione. Quando va bene sulla strada c’è un cartello di lavori in corso o limite di velocità (ridicoloa 10 km/h) posto immediatamente presso l’area di lavoro dove sono praticamente inutili, mentre dovrebbero essere messi alla adeguata distanza per segnalare in tempo dell’impedimento o limitazione di carreggiata. Per non dire poi che spesso tali cartelli vengono dimenticati in loco per mesi a lavori finiti.

Per concludere la mia domanda è: cosa si può fare in pratica per promuovere la conoscenza e coscienza nei lavoratori ? Dall’articolo si vede che le leggi ci sono (forse anche troppe e forse confuse), ma le tragedie dovute agli infortuni sul lavoro sono continue specialmente nel nostro paese. E allora che fare ?



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