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CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO

Stereotipi e pregiudizi etnici
sabato 1 settembre 2018 di Marcella Delle Donne
Parte prima La sindrome dell’alieno - Una lunga Processione di polacchi, con in testa un folto gruppo di rappresentanti della Chiesa Cattolica, si avvia nel 2017 verso i confini della Polonia. La statua della Madonna in processione, molte donne con il rosario in mano. Arrivati al confine si inginocchiano in preghiera: “Signore, allontana da noi i “diversi”, proteggi la nostra identità, la nostra fede, dall’invasione degli alieni”. Ecco un esempio di (...)


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CONSIDERAZIONI SUL RAZZISMO

giovedì 22 novembre 2018

Gentile Dr.ssa Delle Donne,
ho letto con molto interesse sia la prima che la seconda parte del Suo lavoro. Il profilo storico-antropologico che lo caratterizza è di assoluto rilievo e certamente stimola più di una riflessione su di un argomento che ancora oggi ci tocca e ci riguarda da vicino. Trovo però che un approccio solo di natura culturale al razzismo, non esaurisca completamente l’argomento. O, per spiegarmi meglio, ritengo che il "negazionismo" culturale sulle razze umane non sia d’aiuto alla sacrosanta battaglia contro il razzismo. Semmai il contrario.
Vede dr.sa, non sono più molto giovane, e con l’avanzare degli anni certe comuni malattie, quali ad esempio l’ipertensione, tipiche della terza o quarta età come la vogliamo chiamare, finiscono con l’assillarci tanto da dover ricorrere a qualche farmaco. E’ così che leggendo il foglietto illustrativo di un farmaco, sono rimasto un pò perplesso davanti a questa scritta che testualmente Le ripropongo: "Alcuni pazienti di razza nera possono rispondere a questo medicinale in maniera ridotta, quando viene somministrato come unico trattamento, e possono aver bisogno di una dose più alta".
Posto che non ho pensato nemmeno per un istante che i proprietari della casa farmaceutica distributrice del farmaco, siano per quanto scritto nel foglietto i nipoti di Hitler, ho però pensato che dietro un’affermazione come quella ci siano dietro anni di studi scientifici, di sperimentazione e di cauta somministrazione a pazienti di diverso colore della pelle. Capisco che un siffatto ragionamento, delicato e anche un pò coraggioso se mi consente, possa condurre ad una non lusinghiera valutazione, ma resto convinto ugualmente di una cosa. Chi non ama o quanto meno non rispetta gli animali, ad esempio un cane o un gatto, non lo fa per antipatia verso quella o quell’altra razza canina o felina, ma soltanto perché non educato a rispettarli. Altrettanto dicasi per gli esseri umani. La cultura, quella con la C maiuscola, dovrebbe servire allo scopo, come ha fatto Lei con il Suo lavoro, evitando le scorciatoie negazioniste pseudo-scientifiche. Con stima

Sandro Meardi



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