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LE BUGIE DI PINOCCHIO

Benigni e la strana storia d’Italia
lunedì 7 marzo 2011 di Andrea Comincini
Osannato e ammirato da tutti, applaudito in standing ovation ed ormai tesoro della patria, Roberto Benigni merita decisamente il successo riscosso per svariati motivi. La grande capacità oratoria, il fervore umano, la passione con cui parla di Dante o spiega la storia dell’Italia catturano gli spettatori lasciandoli senza fiato. A differenza degli esordi, la cui comicità era profondamente “partigiana”, oggi Benigni si offre quale autore ecumenico per eccellenza. Questa (...)


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LE BUGIE DI PINOCCHIO

lunedì 7 marzo 2011

Il Discorso di Benigni - Premettendo che personalmente trovo Benigni molto simpatico, penso che in fondo egli abbia seguito l’esempio di M. Martone. Nel film “Noi Credevamo” pur non alterando gli eventi storici, il regista ha voluto mettere in evidenza il contributo delle classi più povere (in particolare dei meridionali) all’unità nazionale. Sicuramente l’input partì dalle classi elevate, ma anche tanti “umili” giovani sacrificarono la loro vita. Se Benigni ha fatto qualche errore, ciò è imputabile più all’enfasi e alla foga del racconto, più quindi ad un eccesso di spontaneità che ad una “studiata” manipolazione dei fatti. Per contrastare le politiche separatiste della Lega che sta scardinando l’unità d’Italia con martellanti offese contro i meridionali, egoistico federalismo, bandiere e dialetti regionali, Benigni ha cercato di sottolineare alcuni elementi che dovrebbero unire tutti gli italiani: un grande periodo storico come l’Impero Romano, la lingua italiana, un comune patrimonio culturale (non a caso ha fatto i nomi di illustri letterati e scienziati). Oltre tutto l’effetto non è stato affatto bipartisan, malgrado gli ipocriti sorrisi del momento. Bastava leggere i commenti su certi giornali il giorno dopo.
Giovanna D’Arbitrio



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