Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

SIMMETRIE E CONNESSIONI

di Andrea Forte ed Vivi Lombroso
giovedì 21 ottobre 2021

Argomenti: Società

Un primo significato di simmetria che troviamo nel linguaggio comune è quello di “ben proporzionato, equilibrato bene, gradevole”. Se si va ad approfondire questa reazione che abbiamo nei confronti del ben proporzionato, ci accorgiamo che questa impressione può essere rappresentata geometricamente, matematicamente, graficamente, e proviene da una serie di rapporti fra le diverse parti di un oggetto, persona, situazione, dove queste parti risultano a noi valide, tendenzialmente giuste.

Da questo si ricava che la bellezza per noi è legata ad una simmetria che è esprimibile con una serie di rapporti numerici che indicano le proporzioni tra diverse parti di un qualcosa, ma il discorso è tremendamente soggettivo. In realtà questi rapporti non sono validi per tutti, addirittura per lo stesso individuo possono cambiare nella vita. Quindi possiamo dire che non esiste un canone di bellezza a priori. Per uno struzzo, è bella la “struzza” con le gambe lunghe e il corpo piccolo, ma per una tartaruga è brutta. Quello che bisogna afferrare è che la simmetria estetica è basata sull’armonia, sulla proporzione delle parti, mentre la simmetria geometrica è basata su una esatta corrispondenza delle due parti a destra e a sinistra di un asse centrale.

Da qui è evidente che la simmetria geometrica è speculare, cioè una metà sovrapponibile ad un’altra. Nella scena della crocefissione abbiamo Cristo crocefisso in mezzo, poi, ai piedi della croce, la Madonna e S. Giovanni Battista. La figura è simmetrica, armonica; se ai piedi della croce ci fosse solo Giovanni Battista, avremmo un’impressione di vuoto dall’altra parte, nel senso che manca qualcosa.

Qual è la conseguenza ? Che man mano che scopro simmetria, scopro ordine. A questo punto, ci avviciniamo ad uno dei problemi che ci demoliscono giornalmente: il concetto di oggettivo e soggettivo. Se la geometria è speculare, noi abbiamo qualcosa di oggettivo, di simmetrico esterno a noi, per cui se conosciamo una parte, possiamo scoprire l’altra parte. Se invece la geometria è di impressione, allora abbiamo una situazione soggettiva, per cui una serie di parti è gradevole ad uno e sgradevole ad un altro etc,

Perplessità. Se su una parete segno un punto A, e su un’altra parete il punto B, mettendomi al centro vedo che i due punti cadono al centro delle due pareti. La simmetria è una nostra percezione, oppure i due punti sono effettivamente collocati n un rapporto significativo tra loro ? Ma se la parete A si prolunga nello spazio e io non me ne accorgo ? Oppure: e se su quella parete ci sono altri punti collegati in qualche modo, quante altre simmetrie ci sono ? E quindi: la simmetria è reale o apparente ?

Ma vediamo un terzo tipo di simmetria, la simmetria rotatoria. Prendiamo un cilindro su cui disegniamo due punti A e B. Facciamo ruotare il cilindro, per cui il punto A fa un giro e torna in A, e così il punto B. Verrebbe da dire che abbiamo un percorso simmetrico tra quello di A che torna in A e quello di B che torna in B. Ma quando A per rotazione torna su A, è vero ? Torna veramente su A, o è mutato qualcosa ? Ad una prima percezione diciamo di sì, ma se già mettiamo il fattore temporale, ci accorgiamo che A, tornando su sé non è più lo stesso, è successo in una vita, in un’epoca storica. Resta la perplessità.

Ma esisterebbe anche una simmetria traslatoria. In pratica possiamo prendere situazioni completamente diverse, tipo una parete e un’automobile, e notare delle simmetrie tra queste: un punto sulla destra che è uguale, un eccesso di massa da una parte ed un vuoto dall’altra etc. etc. Anche qui, è vero ? Quanto ? Se l’automobile è inserita in un contesto più ampio, il concetto di alto, basso, destra, sinistra, diventa non esatto.

Percepire le simmetrie in tutti questi modi può anche essere un fatto di vitale importanza. Qualche volta nella vita si fa la traslazione di un fatto su situazioni più ampie, anche se coatti dai sentimenti, dalle emozioni. Un’antica tecnica era proprio quella di fare accostamenti, abbinamenti senza remore, i più strampalati possibile, perché questo destrutturava una certa mentalità, demoliva i collegamenti coatti. Tutte le scoperte scientifiche sono frutto del recupero di una connessione occulta che altri non avevano visto. Se ci si addestra in questo recupero delle connessioni, ci si accorge di tutta una serie di vuoti, di carenze nostre. Nella quotidianità, quando entriamo in contatto con un’opera d’arte, un fatto di cronaca, scopriamo che ci fanno capire una virgola in più della nostra realtà. Quante virgole non abbiamo ?



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