Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE

Putin il neozar (Manifesto Libri, Roma, 2008)

POTERE E SOCIETA’ NELLA RUSSIA DI PUTIN

Questo libro offre una sintetica ed ottima ricostruzione sugli eventi che portarono l’antico esponente della macchina più rigida del sistema sovietico a raccogliere l’eredità di Eltzin
martedì 2 settembre 2008

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Osvaldo Sanguigni

I rapidi svolgimenti che condussero Putin al potere hanno sempre lasciato un’impressione di soluzioni affrettate e poco chiare. Ecco perché ricerche serie sul personaggio suscitano interesse, come adesso con il volume di Osvaldo Sanguigni Putin il neozar (Manifesto Libri, Roma, 2008).

L’autore, già noto come studioso dell’Urss, offre con questo libro una ricostruzione – sintetica ma tra le migliori pubblicate in Italia – sul corso degli eventi che portarono l’antico esponente della macchina più rigida del sistema sovietico a raccogliere presto l’eredità di Eltzin, pur sostenuto con favore dell’Occidente. Muovendo dai richiami storici delle radici di massa del dispotismo in Russia, viene ricordata la carriera di Vladimir nel KGB, che al momento decisivo del crollo del muro di Berlino, rimase sbigottito – si trovava personalmente a Dresda – dal silenzio di Mosca di fronte agli eventi straordinari che si stavano verificando. Egli ebbe però modo di ripresentarsi in vesti nuove quando, negli anni ’80, seppe utilizzare le proprie conoscenze nel settore della sicurezza per rimanere a Mosca, dove riuscì a superare diffidenze e contrasti dipendenti proprio dal ruolo esercitato nel regime caduto, sino al punto di essere preferito dallo stesso Eltzin per la sua successione, in quanto capace di battere i residui comunisti e di puntare al concreto.

Si trattava allora di regolare le procedure “democratiche” benché per molti costituisse un “pericolo” questo versante: Putin riuscì a concentrare attorno a sé una maggioranza di voti nelle elezioni presidenziali del 2000, che confermarono la validità della scelta già messa in atto. La sua abilità nel manovrare gruppi diversi rese possibile coagulare forze politiche determinanti: a ciò si aggiunse la sua azione diretta a trovare un sostegno in Russia per contrastare la guerriglia e le azioni in corso nella Cecenia, punto divenuto simbolico nella sistemazione dell’ex impero sovietico. La repressione aspra mostrava tuttavia ai russi che non volevano disperdere il proprio patrimonio storico e politico la capacità del nuovo padrone del Cremino di non esitare quando si trattava di assumere le scelte più impegnative e anche dure.

Mentre procedeva la privatizzazione dello Stato con la nascita di potentati economici nei settori vitali per l’economia del paese e la crisi finanziaria minacciava l’insieme delle ex repubbliche sovietiche, i rapporti con l’occidente rischiavano di cristallizzarsi in forme rischiose, Putin comprese che aveva tutto da guadagnare da una politica ferma, al di fuori di ogni posizione ideologica. Si trattava di rimettere in piedi l’architettura di una potenza non più in grado di sfidare gli USA ma per sempre essenziale nel quadro internazionale e dotato i strumenti di potere nucleare, militare ed economico tutt’altro tale da far scadere le potenzialità reali.

Così, lentamente, Putin cerca di restituire al suo paese quel ruolo primario che le risorse esistenti gli assicuravano, dando alla politica estera una priorità. Ecco allora come si spiega l’impegno per limitare l’esportazione della democrazia negli Stati vicini e perduti, facendo leva invece sulla disponibilità dei complessi energetici e contemporaneamente sulla ricerca di buoni rapporti con l’Unione europea.

Il sistema singolare del puntinismo russo si è evoluto non verso la piena realizzazione della democrazia ma al contrario verso una vischiosità delle forze reali che ha favorito la costruzione di un potere monopolistico. Partito del potere, nell’uso dei mezzi mediatici come degli strumenti militari (la Cecenia ne ha pagato duramente gli effetti), in una situazione confusa e torbida, porta alla cosiddetta “rivoluzione criminale”, secondo la definizione dei suoi critici più aspri.

Come è cambiata la società russa? I “tovarish” non si ritrovano nella realtà attuale: una nuova “composizione sociale” provocata dall’economia di mercato, dal livello del commercio quotidiano, alle grandi intraprese. Una potente oligarchia (Sanguigni fornisce dati impressionanti), congiunta alla “ladrocrazia” in un seguito di corruzione di cui si avvale oggi la “mafiocrazia”. Società della disuguaglianza, come la definisce l’autore, nella differenziazione dei redditi, negli squilibri territoriali con la conseguenza di uno stato generatore di “passività” da parte dei cittadini. Il ridimensionamento del potenziale economico ha finito per accentuare il peso dei nuovi grandi centri di potere anche se la liberalizzazione del commercio estero ha permesso un notevole inserimento nell’economia mondiale. Alla disoccupazione di massa si accompagna la restrizione del lavoro nell’industria e nei settori scientifici e il raddoppio dell’occupazione nel commercio e nei servizi. Sotto il segno di Putin prevale un capitalismo selvaggio, il cui punto di forza è l’industria estrattiva mentre il divario tra la capitale e il resto dell’immensa Federazione è crescente. Gli oligarchi non hanno scrupolo di vendere i propri patrimoni all’estero mentre Putin si preoccupa di controllare i mass media, in una progredente difficoltà ad affrontare e colpire corruzione e criminalità. Non mancano tra i russi, riconoscimenti a Putin per aver dato una sistemazione all’edificio statuale e per i progetti di effettuare la seconda grande elettrificazione, per modernizzare il paese. Le ricchezze della Russia fanno sperare ai grandi imprenditori privati di poter superare questa fasi di transizione per rimettere in moto le energie non solo materiali, nella speranza di un futuro che possa accelerare la prassi modernizzatrice.

Una lettura documentata, precisa, senza paraocchi: questo testo merita attenzione e fornisce dati e conoscenze utili per comprendere un fenomeno al quale è legato il destino non solo dei russi.



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