Rubrica: TERZA PAGINA

LAVORO AGILE

UN POSSIBILE BENEFICO EFFETTO SUL DOPO COVID 19
giovedì 9 aprile 2020

Argomenti: Opinioni, riflessioni

Sono in molti a pensare che passata l’emergenza sanitaria la ripresa economico-sociale e finanche quella valoriale che fa da sfondo alla convivenza civile, non sarà più quella di prima.

I più ottimisti si provano a pensare la ripresa in termini di riconsiderazione del mondo globalizzato, magari facendo affidamento sulla riscoperta del sentimento nazionale dimostrato, in questi giorni, da qualche bandiera tricolore esposta orgogliosamente sui balconi di casa e rispolverata da un cassetto ove era stata riposta dopo l’ultima partita di calcio della nazionale.

Con ciò non s’intendono negare i motivi di orgoglio nazionale che evidentemente sono stati riaccesi da quanti, in primis personale medico e infermieristico, in molti casi al prezzo della propria vita, si stanno adoperando all’interno di strutture sanitarie sottoposte ad un carico di lavoro pericoloso e inimmaginabile. Altrettanto dicasi per tutti quei lavoratori che hanno continuato la loro attività esponendosi al rischio del contagio, per garantire al resto della polazione i sevizi essenziali.

Ma che dire delle migliaia di persone che ogni giorno, senza una valida motivazione, hanno ignorato e continuano a ignorare il distanziamento sociale, tanto da essere denunciate per violazione alle disposizioni dell’autorità di governo?

Il tema è troppo complesso e certo non esauribile in poche righe, ma di una cosa potremmo avere certezza sul come potrebbe essere il domani, se sapremo capitalizzare un’esperienza già conosciuta in passato con il termine di telelavoro, ma solo marginalmente applicata sino ad oggi.

Stiamo parlando del cosiddetto "lavoro agile", anche conosciuto con l’espressione inglese di smart working. In questo periodo di Uffici deserti, è stato appunto disposto da uno dei Decreti del Presidente del Consiglio dei Ministri (DPCM) che affinché la macchina amministrativa dello Stato non si fermi del tutto, le mansioni del personale che attende al propio lavoro attraverso l’uso di apparecchiature informatiche, lo faccia da casa anziché recandosi in Ufficio.

All’uopo i dispositivi personali dei quali si dispone debbono essere utilizzati per far fronte a quella tipologia di lavoro eseguibile tanto in uffcio quanto in ambiente domestico, grazie all’infrastruttura tecnologica che pervade la nostra epoca di nome Internet e agli appicativi software in grado di replicare virtualmente il display del PC dell’ufficio con quello del PC, portatile o tablet che sia, di casa.

Le difficoltà ci sono. Inutile negarlo. Presumibilmente non tutti i Comparti dello Stato, centrali e periferici, si trovano allo stato dell’arte della tecnologia informatica per procedere speditamente sulla strada dell’informatizzazione dei rispettivi procedimenti. Per giunta, l’incrocio tra la tecnologia e il know-hwo esperenziale del personale interessato non è sempre così simmetrico tra le due componenti, da rendere questa piccola rivoluzione di facile estensibile realizzazione.

Non di meno, dovremmo però salutare l’iniziativa del Governo in questo momento così difficile per il nostro Paese, come un decisivo passo, seppure dovuto a cause di forza maggiore, verso un ammodernamento del sistema-paese, facendoci intravedere passata l’emergenza, una macchina amministrativa pubblica più snella, veloce, sburocratizzata e soprattutto maggiormente rispondente ai bisogni dei cittadini.

Il covid-19 potrebbe inoltre così rivelarsi, tra le tante difficoltà e sciagure lasciate in eredità, un virus del quale ricordare gli anticorpi positivi a favore delle città congestionate dal traffico e dall’inquinamento. Grazie all’estensione del "lavoro agile" infatti, inteso non più come modalità eccezionale ma come consueta prassi nelle modalità di lavoro, non ci saranno più migliaia di persone che per raggiungere il posto di lavoro sono costrette a spostarsi da un capo all’altro delle città. Quest’ultime non saranno deserte come quelle dei tristi giorni attuali, ma potrebbero riassumere aspetto e dimensioni che spesso siamo soliti chiamare più umani.



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