https://www.traditionrolex.com/30 PRIMA GLI ITALIANI-Scena Illustrata WEB


Rubrica: TERZA PAGINA

PRIMA GLI ITALIANI

sabato 4 maggio 2019

Argomenti: Opinioni, riflessioni

Slogan razzista e xenofobo o propaganda politica nel lessico di una nazione che tenta la riconquista della sua identità?

Sigmund Freud sosteneva in “Psicologia delle masse e analisi dell’io” nel 1921, che non c’era soluzione di continuità, tanto meno contrapposizione, tra la psicologia individuale e quella collettiva. Anzi. Nella vita psichica del singolo, l’altro e gli altri, sono sempre presenti, sia pure questi ultimi, assumendo di volta in volta ruoli diversi nell’inconscio individuale: come amici o nemici; modelli da imitare o da condannare; interpreti della nostra salvezza o della nostra disperazione.

L’Italia, la sua storia moderna e contemporanea, ce lo insegna, rappresenta forse il paradigma più empirico nel testimoniare la bontà dello schema teorico freudiano. La tutt’ora, un po’ datata a dire il vero, etichettatura politica che distingue i fascisti dagli antifascisti con la sua speculare categorizzazione tra comunisti e anticomunisti è stata, anzi lo è, l’esempio di ciò che siamo anziché di quello che avremmo dovuto e voluto essere, seguendo l’ istinto, naturale, di ogni popolo o nazione. Un senso di appartenenza che superasse lo steccato ideologico, restituendo agli italiani ciò che Gustave Le Bon, medico e antropologo francese, in “psicologia delle folle” chiamò l’anima collettiva di un popolo.

JPEG - 27.8 Kb
Gustav Le Bon

Ritengo siano sufficienti queste poche, ma necessarie premesse, per cercare la risposta alla domanda iniziale. Se oggi i movimenti sovranisti e populisti riscuotono il consenso ed il successo che sappiamo non è soltanto, a livello di psicologia sociale, dovuto alla promessa di anteporre diritti per gli italiani, quanto a quello di una perdurante privazione e spoliazione d’identità, tale da far loro rivendicare nelle piazze quei diritti, per altro ancora scarsi per essere alla portata di tutti, sino a legittimare con la loro invocazione, il senso di appartenenza perduto.

Piaccia o no, questi sono i meccanismi che agiscono a livello psicologico, tanto in quello individuale quanto in quello delle masse. La politica allora, quella che si svolge nelle sedi istituzionali, dovrebbe recuperare la sua responsabilità pubblica e chiedersi se abolire sic et simpliciter il crocifisso nelle scuole o negli altri luoghi pubblici giovi o meno alla causa del sincretismo religioso. Se il rispetto per le civiltà, che sono sempre quelle altrui da ossequiare, si possa coniugare con la mortificazione dell’arte rinascimentale italiana, coprendo i nudi marmorei dei musei nostrani in occasione delle visite di primi ministri di repubbliche islamiche. Se sia sufficiente pronunciare con il sorriso sulle labbra la parola accoglienza e integrazione per far accettare alle periferie di grandi e piccole città, agglomerati di disgraziati troppo spesso preda di organizzazioni criminali tollerate, quando non addirittura protette, da quella stessa politica. Se… e l’elenco sarebbe davvero lungo.

JPEG - 15.6 Kb
Musei Capitolini ricoperti

Quella certa politica dovrebbe infine evitare la negazione, in simposi pseudo scientifici, dell’esistenza delle razze umane, quando nei foglietti illustrativi del medicinale più banale contro l’ipertensione, ognuno di noi può leggervi scritto: “Alcuni pazienti di razza nera possono rispondere a questo medicinale in maniera ridotta, quando viene somministrato come unico trattamento, e possono aver bisogno di una dose più alta". Scandalo razzista! Anni di ricerca scientifica, test di somministrazione e tutti coloro che hanno contribuito all’immissione sul mercato di quel farmaco, salvando vite umane di pelle bianca e nera, saranno mica i nipotini di Hitler per aver usato il termine razza? Non è con la semantica delle parole da mettere al vaglio che si combatte il razzismo.

E dunque trovo emblematico concludere questa breve riflessione, sintetizzando la risposta alla domanda iniziale, ancora una volta con le parole dell’antropologo francese Le Bon che nel suo pessimismo, più o meno scriveva, che sono i fanatici, magari anche d’intelligenza ristretta, ma animati da grande energia e forti passioni, a poter fondare religioni, costruire imperi e, in ultima analisi, sollevare il mondo.



Diritti di copyright riservati
Articolo non distribuibile su alcun media senza autorizzazione scritta dell'editore

https://www.traditionrolex.com/30https://www.traditionrolex.com/30