Rubrica: PASSATO E PRESENTE |
CARA EUROPA, TI SCRIVO…Unione Europea: un sogno svanito?
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mercoledì 10 ottobre 2018
Argomenti: Attualità Argomenti: Storia Mi è venuta in mente la canzone “L’Anno che verrà” di Lucio Dalla, mentre guardavo vari Tg con notizie allarmanti su miliardi bruciati in Borsa insieme ai risparmi di italiani onesti, su populisti e xenofobi inneggianti alle loro vittorie in Italia e all’estero e imperversanti contro l’Unione Europea nella convinzione di liberarsi da migranti e crisi economiche, come se la globalizzazione non esistesse, incuranti delle guerre che oggi si fanno anche a suon di Spread e agenzie di rating Le note della canzone risuonavano nella mia memoria qua e là con alcuni versi: -“Caro amico ti scrivo
”Insomma tali parole sembravano dipingere l’illusione populista e xenofoba che parla alla pancia della gente, contro il sogno di un’Europa unita e solidale Memori della cosiddetta “guerra fredda” tra USA e URSS, in effetti, da giovani sognammo un’Europa forte e unita dai grandi valori di Pace, Democrazia e Libertà, una sorta di grande confederazione, un enorme Stato “cuscinetto” che bilanciasse il potere delle suddette superpotenze. Pensavo a tutto ciò, mentre immagini minacciose di Spread in ascesa scorrevano sullo schermo televisivo e intanto immaginavo di dialogare con Italia ed Europa:
Cara Europa, ti scrivo questa lettera per ricordarti che purtroppo uno scontento generalizzato sta causando confusione e crollo di ideali, mentre cresce la delusione verso di te, indebolita da egoismo e mancanza di solidarietà, da Brexit e separatismi vari (vedi Catalogna), non più capace di incidere in modo significativo sulle politiche internazionali. Cara Europa, i Padri Fondatori dell’Europa Unita, come Jean Monnet, Robert Schuman, Alcide De Gasperi, Paul-Henri Spaak, Konrad Adenauer non parlarono di banche e di Spread, ma di Pace e Libertà dopo sanguinose guerre mondiali che li indussero ad intraprendere un percorso verso l’unità europea che era iniziato con il “Manifesto di Ventotene”, elaborato negli anni ‘40 da Spinelli, Rossi e Colorni. E ci poniamo ancora tante domande: “Perché si mettono in difficoltà i paesi più deboli? Perché l’Italia è stata lasciata sola ad affrontare il problema dei migranti, mentre venivano costruiti muri e chiuse frontiere per respingere gente martoriata da guerre, fame e orribili violenze? Eppure i migranti parlano prevalentemente in francese e in inglese, retaggio di colonialismi e neocolonialismi. Perché l’Onu non ha coinvolto tutti i paesi del mondo, in particolare quelli più potenti? Perché non si cerca di creare “vivibilità” in Africa e Asia?”. Cara Europa, purtroppo se continueranno a predominare egoismi e alta finanza, ancora una volta saremo alla mercé di superpotenze e caste mondiali. E il problema di crisi economiche e migranti non sarà certo risolto, se non verrà affrontato non solo a livello europeo ma anche mondiale.| Per concludere vorrei ricordare la poesia di John Donne “Per chi suona la campana”(For Whom the bell tolls) e la dedico a te, vecchia Europa, poiché quando una campana rintocca ci ricorda che siamo una parte di un “insieme” e le nostre azioni si ripercuotono sugli altri. Non a caso Ernest Hemingway s’ispirò a J. Donne per il titolo del suo famoso romanzo “Per chi suona la campana”, in cui la guerra è vista come un mostro sanguinario che uccide uomini messi gli uni contro gli altri, pedine di una scacchiera in cui le mosse sono decise dai potenti e da interessi di vario genere. E la campana suona per ricordarci che individualismo ed egoismo ci sminuiscono e arrecano solo danni. Ecco la poesia di J. Donne: Nessun uomo è un’isola,
P.S.Ed ecco la poesia in inglese: No man is an island,
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