https://www.traditionrolex.com/30 Artaud, il profeta suicidato.-Scena Illustrata WEB


Rubrica: LETTURE CONSIGLIATE

Antonin Artaud. L’uomo che pensò l’impossibile, Editrice Clinamen, 2018

Artaud, il profeta suicidato.

A 70 anni dalla morte, un libro contro l’oblio istituzionalizzato del grande artista.
lunedì 1 ottobre 2018

Argomenti: Recensioni Libri
Argomenti: Poesia
Argomenti: Marco Alloni

.Chi era Artaud? Impossibile dirlo. L’uomo, la cui potenza primordiale ha raggiunto la radice della vita sfugge ad ogni categoria, persino a sé stesso. La voce tremante, il teatro dall’abisso ha però raccontato tutto di noi, e ricordare chi siamo, a settant’anni dalla morte, può forse riaccendere la scintilla dell’origine, del Divino.

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Antonin Artaud

Così pensa Marco Alloni, scrittore e pro-vocatore, nel senso letterale di “colui che evoca il precedente”, la sapienza smarrita dell’Occidente. Come dunque non amare e temere Artaud contemporaneamente? Questo libriccino, fulminante quanto la scrittura che lo compone, attraversa l’aria quasi fosse un improvviso temporale estivo, partendo proprio dal rapporto dello scrittore con il suo Artaud.

Ciò che colpisce è una narrazione in cui prevale l’Io, l’esperienza personale, senza lasciare tuttavia nessuna traccia di sé, di narcisismo, ma unicamente la traccia di un rapporto con l’Altro. Perché nella consapevolezza del Doppio, non appena ci si specchia, ecco che appare il mondo, e non la nostra immagine.

Alloni denuncia la verità: Artaud, secondo il celebre scritto di Van Gogh, è stato suicidato dalla società, ma un altro delitto l‘ha accompagnato, e preceduto. È tutta l’Europa, tutto l’Ovest che ha formato la sua identità sull’omicidio di sé, e rifondato la propria coscienza su un terreno putrescente. Ha perso un certo spirito orientale, la scintilla divina, per fondarsi su un razionalismo ipertecnologico, estetizzante e frivolo, privo di spessore. L’autore, nel dialogare con l’artista, è chiaro: attenti a non cadere da un estremo all’altro. Le filosofie new age, i tanti guru imperversanti e le mode irrazionalistiche e premoderne non sono l’alternativa, ma il complemento di quel marciume del decadimento che ci caratterizza. Il complesso di superiorità – che si evince anche nelle politiche medio orientali, dove la rimozione dei nostri crimini la fa da padrona – non sembra nemmeno sfiorare le nostre coscienze ormai liofilizzate.

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Marco Alloni

Solo una voce, forse accompagnata da quella di Nietzsche e pochi altri, grida dall’abisso, ed è la voce di Artaud. Egli va altre la dicotomia coscienza/incoscienza, per dirigersi verso la vita inconcepibile. “Artaud ha colto in pari tempo, cogliendo gli abissi del nostro essere e delle sue oscure possibilità, il lato palese dell’esistenza e quello assolutamente impensabile.”

Ecco perché fa paura: non classificabile, non catalogabile, ma estremamente paradigmatico per chiunque voglia guardare oltre la società della chiacchiera, del pamphlet, della politica d’accattoni ormai imperante. Artaud ci chiede di rinunciare alla rappresentazione della cultura massmediatica per cercare la sapienza, ci chiede di strappare le nostre radici malate e rifiorire, di fuggire l’olezzo borghese moderno non per cedere al premoderno, ma per diventare, parafrasando Nietzsche, “stella danzante”. Che fine può attendere chi sfida un universo simile?

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Tarahumara

“E nel più truce delitto del secolo, praticata la tortura dell’internamento come se un individuo siffatto – a un siffatto gigante della cultura europea e mondiale – si potesse ordinare di tacere per aver messo in scacco la nostra civiltà”. Alloni sa bene che il destino del poeta era segnato, e sa anche che sebbene sia stato lui ad essere internato, i malati siamo noi, persone senza volto, massa informe adoratrice di un sapere enciclopedico lontano dalla vita: la tragica rimozione dell’Occidente ha visto la ferocia senza violenza di Artaud denunciarne la grande menzogna.

Cosa fare dunque? Certamente non studiare Artaud, ma lasciarsi studiare da lui, non leggerlo, ma farsi leggere. Ed infine, ricominciare, celebrandolo nel silenzio chiassoso della propria coscienza.



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