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Rubrica: CULTURA

JAMES JOYCE E L’ULISSE: UNA SVOLTA RIVOLUZIONARIA NELLA LETTERATURA DEL ‘900

La rottura con il romanzo ottocentesco
sabato 12 maggio 2018

Argomenti: Letteratura e filosofia

Letterato, poeta, drammaturgo, ritenuto uno degli scrittori più rivoluzionari del ‘900, James Joyce segnò senz’altro una significativa svolta culturale con il suo “Ulysses”, una rottura definitiva con il romanzo ottocentesco. In effetti perfino il linguaggio nelle sue opere si adegua al ritmo del “flusso di coscienza” (stream of consciousness) dei pensieri che sgorgano in libertà, giungendo perfino a sopprimere la punteggiatura in alcune parti.

Significativa la sua definizione di Arte: “Adagio, umilmente, esprimere, tornare a spremere dalla terra bruta o da ciò ch’essa genera, dai suoni, dalle forme e dai colori, che sono le porte della prigione dell’anima, un’immagine di bellezza che siamo giunti a comprendere: questa è l’Arte.”

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Joyce e la moglie Nora

Nato a Dublino nel 1882, da Mary Jane Murray e John Stanislaus Joyce, James era il maggiore di 12 figli, dei quali due morirono di tifo. Studiò in collegi di gesuiti e poi lingue moderne all’università di Dublino dove si laureò. Nel 1902 rigettò il cattolicesimo, lasciò il suo paese e si recò a Parigi alla ricerca di orizzonti culturali più vasti. Qui studiò per qualche tempo medicina poi tornò in Irlanda per la morte della madre, ma lasciò Dublino per sempre nel 1904 insieme a Nora Barnacle, una ragazza di umili origini che in seguito sposò e dalla quale ebbe due figli.

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Dubliners

Si recarono prima a Parigi e poi nel 1915 in Svizzera dove vissero durante la I guerra mondiale. In seguito si trasferirono in Italia, a Trieste, dove Joyce conobbe Italo Svevo col quale strinse una duratura amicizia. Insegnò poi alla Berlitz School a Zurigo e a Parigi dove rimase fino allo scoppio della II guerra mondiale.

Il carattere anticonformista, le critiche verso la società irlandese e la Chiesa cattolica sono presenti già nelle sue prime opere, Gente di Dublino (Dubliners, 1914) e in Ritratto dell’artista da giovane (A Portrait of the Artist as a Young Man,1917). Il primo consiste in una raccolta di racconti sulla società dublinese in stile ancora piuttosto tradizionale, mentre il secondo è un romanzo nel complesso autobiografico, in forma di monologo, noto in Italia anche col titolo di “Dedalus”.

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Dedalus - A portrait of the artist

Joyce raggiunse il successo nel 1922 con l’Ulysses, pubblicato a Parigi poiché ritenuto pornografico da editori inglesi e americani. In esso tutti gli episodi narrati trovano eco nell’Odissea, poiché ogni capitolo si ricollega a un episodio dell’Odissea, anche se il protagonista non è più l’eroe impegnato in straordinarie gesta e avventure, bensì un comune uomo moderno che deve affrontare le difficoltà della vita quotidiana.

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Ulysses

I tre personaggi principali, incrociando le vite degli altri, in qualche modo ne influenzano il percorso e lo descrivono, attraverso un continuo monologo interiore: Leopold Bloom/Ulisse, ebreo irlandese, è un piccolo borghese, impegnato in affari, disposto a qualsiasi compromesso, sempre pronto a tradire la moglie, Molly/Penelope. Molto diverso da lui è Stephen Dedalus/Telemaco, colto, spirituale, problematico. Alla fine attraverso un flusso di coscienza “al femminile”, Molly commenta gli eccessi sessuali di Bloom e quelli intellettuali di Stephen .

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Nora con i figli

Interessante la frase dell’Ulisse che descrive le interazioni con gli altri: “Every life is in many days, day after day. We walk through ourselves, meeting robbers, ghosts, giants, old men, young men, wives, widows, brothers-in-love, but always meeting ourselves.” (Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini, sempre incontrando noi stessi).

Poetico invece appare il seguente passaggio: “Ombre di bosco fluttuavano accanto silenziose attraverso la pace del mattino, dalla scala fino al mare dove egli guardava. Verso la riva e più a largo si schiariva lo specchio del mare, scalciato da piedi veloci calzati leggeri. Seno bianco del mare velato. Gli accenti intrecciati, a due a due. Una mano che tocca le corde dell’arpa fondendo armonie intrecciate. Parole coniugate come onde bianche scintillanti sulla marea velata”.

Rompendo ogni legame con la tradizione, dunque, Joyce dà sfogo alla libertà dello scrittore, già auspicata da Virginia Woolf. I tre personaggi, ognuno diverso dall’altro per carattere, pensieri e linguaggio, si esprimono in totale stream of consciousness durante 24 ore a Dublino. Notevoli appaiono le variazioni di stile per meglio differenziarli, nonché l’uso di simboli e allegorie, ricerca di parole nuove o desuete, digressioni per sottili associazioni di idee e affinità di suoni: una discesa nell’inconscio nello stato di veglia che evidenzia l’influsso di Freud.

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Finnegans Wake

Stesse caratteristiche sono riscontrabili anche in Finnegans Wake, anche se estremizzate fino ai limiti dell’ermetismo in un monologo in stato onirico, un mix di elementi mitologici, teologici, razionali, umani in cui echeggia in qualche modo tutta la cultura occidentale.

Tra il 1914 e il 1934 dunque Joyce scrisse quasi tutte sue opere, inclusi Exiles (Esuli), un dramma sul rapporto moglie-marito, e raccolte di poesie, come Music Chamber (Musica da camera), Gas From a Burner (Becco a gas), Pomes Penyeach (Poesie da un soldo). Furono tuttavia anni difficili per lui: mentre la figlia Lucia cominciava a soffrire di schizofrenia, anche la sua salute peggiorò, tormentato da problemi finanziari e dure critiche a Finnegates Wake, nonché dall’invasione nazista di Parigi.

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Finnegans Wake

La depressione di cui già soffriva si accentuò e alla fine del 1940 si trasferì a Zurigo, dove venne operato per un’ulcera duodenale, entrò in coma e morì il 13 gennaio 1941. Il suo corpo venne cremato e le sue ceneri poste nel cimitero di Fluntern.

Ezra Pound che aiutò spesso Joyce a pubblicare le sue opere, così scrisse di lui: ’Tutti gli uomini dovrebbero unirsi a lodare Ulisse. Coloro che non lo faranno, potranno accontentarsi di un posto negli ordini intellettuali inferiori. Non dico che tutti dovrebbero lodarlo da un medesimo punto di vista; ma tutti gli uomini di lettere seri, sia che scrivano una critica o no, dovranno certamente assumere per proprio conto una posizione critica di fronte a quest’opera”.

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Tomba di Joyce

P.S.

Un filmato su Joyce tratto da un programma televisivo del 1970, può essere interessante per capire meglio la poetica dell’autore.

http://www.raiscuola.rai.it/articoli/james-joyce-vita-e-opere/5823/default.aspx



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