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Rubrica: QUADRIFOGLIO

La PITTURA RUSSA al Vittoriano

Sono in mostra per la prima volta a Roma le opere di giovani artisti dell’Accademia I.S. Glazunov di Mosca
martedì 6 marzo 2018

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.

Nell’ambito del progetto culturale “Stagioni russe” voluto dai ministeri della cultura della Russia e dell’Italia, il Complesso del Vittoriano ospita un’esposizione d’arte di grande interesse per chi voglia avvicinarsi alla conoscenza della pittura russa contemporanea, ma allo stesso tempo basata sulla classicità e sulla tradizione, che soltanto un’accademia può trasmettere. Il titolo in latino della mostra, “Haec est civitas mea”, allude forse all’appartenenza a una civiltà (più che a una città) europea che vanta comuni radici culturali, ma allo stesso tempo potrebbe indicare Mosca, o anche Roma, città prediletta da Il’ja S. Glazunov, il fondatore dell’Accademia Russa di pittura, scultura e architettura, i cui giovani artisti espongono ora i loro dipinti più significativi al Vittoriano.

Un luogo, questo, che per l’Italia ha un alto valore simbolico, come ha sottolineato la direttrice del Polo Museale del Lazio Edith Gabrielli, e che con le mostre storiche, artistiche e didattiche degli ultimi anni “conferma la sua capacità di saper coniugare in termini originali e moderni quel che resta il suo mandato principale, la rappresentazione dell’identità nazionale italiana nei valori originari di Libertà e Unità”.

La storia dell’Accademia di Il’ja Glazunov è strettamente legata all’Italia (luogo di pellegrinaggio e di studio di molti artisti dell’imperiale Accademia Russa già nell’Ottocento) e a Roma in particolare, dove l’artista sovietico venne per la prima volta negli anni ’60 del Novecento per eseguire i ritratti di Federico Fellini, Luchino Visconti, Mario Del Monaco, Michelangelo Antonioni. Una piccola sezione fotografica illustra questo rapporto di amore con l’Italia, cui rimase sentimentalmente legato per tutta la vita, pur mantenendo una forte identità nazionale.

Come ha dichiarato il figlio Ivan Glazunov, rettore pro tempore dell’Accademia, la mostra vuole ricordare il padre, scomparso da un anno, e allo stesso tempo celebrare il trentesimo anniversario della fondazione dell’Accademia (1987). Situata a Mosca in un edificio della fine del Settecento che dal 1843 aveva ospitato l’insigne Istituto di belle arti, l’Accademia di Glazunov attualmente ospita 80 docenti e più di 400 studenti. La durata dei corsi è di sei anni ed è basata su un tipo di studio tradizionale, al fine di salvaguardare l’eredità culturale classica, che sotto l’Urss era stata in parte cancellata o comunque presentata sotto una luce negativa.

Gli artisti che escono da quest’accademia ci parlano di storia e attualità, ognuno con il proprio stile, alcuni con grande energia, altri con una vena più idillica o malinconica, ma sempre in modo realistico. Quasi tutte le opere presentate in questa mostra (per lo più soggetti storici o religiosi, ritratti e paesaggi) sono dipinti di diploma, realizzati nel sesto anno come prova finale dell’intero percorso di studio. Gli studenti che li hanno realizzati sono ora in parte docenti di scuole e in qualche caso pittori già molto affermati.

Tra i soggetti storici incontriamo subito un grande dipinto di Ivan Kuznecov, realizzato nel 1996, raffigurante “La chiamata al trono di Michail Fëdorovič Romanov” (olio su tela, cm 286 per 220), relativo al primo zar della dinastia Romanov.

“La monacazione di Evdokija Lopuchina” (olio su tela, cm 257 per 400), lavoro di Ekaterina Kamynina del 2009, raffigura la prima moglie di Pietro il Grande, sposata nel 1689, che, pur avendo dato allo zar un figlio, venne da lui condotta in un monastero, dove lei divenne monaca con il nome di Elena.

Certamente più famosa è la protagonista del dipinto “Passeggiata di Caterina II a Carskoe Selo” (olio su tela, cm 200 per 345), realizzato da Aleksej Šanin nel 2014. L’artista ha raffigurato i tipici tratti settecenteschi dei personaggi traendo ispirazione dal sofisticato linguaggio stilistico di artisti del modernismo russo, quali Aleksandr Benois, Konstantin Somov e altri.

Un altro dipinto che ci colpisce è “Lo zarevič Dmitrij” (2005, cm 202 per 183) di Sergej Blinkov. Raffigura il figlio minore di Ivan il Terribile, che nel 1591 morì accoltellato in circostanze misteriose.

Ha invece il sapore di una favola “La storia di Pietro e Fevronija “(2004), di Olesja Cvetaeva. Raffigura una giovane contadina che guarì il principe Pietro da una grave malattia e gli chiese in cambio di sposarla. Lui promise di farlo ma non lo fece, si riammalò nuovamente e alla fine, ristabilitosi, sposò la fanciulla di umili origini.

Appartiene alla storia più recente “La grande marcia tra i ghiacci della Siberia”, relativo a un episodio del 1920, quando l’Armata bianca zarista percorse quasi 2000 km, nel corso della guerra civile contro i bolscevichi. È stato realizzato da Sergej Čudanov nel 2014.

Sono di ampio respiro e drammaticamente concepite molte altre opere, soprattutto quelle di argomento religioso (“L’ultima cena” di Pavel Popov e “La deposizione nel sepolcro” di Marina Vostrikova), ma ci colpiscono anche molti paesaggi di campagna e urbani e perfino una raffinatissima “Natura morta con samovar” di O.P. Dolgaja.

Quanto ai ritratti, vi troviamo quelli di celebri personaggi della cultura russa, tra cui Bulgakov (di Sergej Sutjagin) e il maestro Rozdestvenskij (di Oksana Veličko). E, lungo la scalinata di accesso alla mostra, troviamo un ritratto di gruppo (di D.A. Slepuškin), che raffigura il fondatore dell’Accademia Il’ja Glazunov e i suoi allievi, allievi che ora sono professori della stessa Accademia.

P.S.

Haec est civitas mea
Opere di giovani artisti dell’Accademia “I.S. Glazunov” di Mosca

Roma 3 marzo - 2 maggio 2018
Monumento a Vittorio Emanuele II (Vittoriano) Sala Zanardelli
Orario di visita tutti i giorni ore 9.30 - 19.30 (ultimo ingresso 18.45)
INGRESSO GRATUITO
Ingresso laterale destro Via del Teatro di Marcello (lato Aracoeli)



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