Rubrica: SCIENZA E DINTORNI

Lettera 22

giovedì 3 gennaio 2008

Argomenti: Letteratura e filosofia

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Tempo fa ho scritto un breve articolo, dedicato alla mia macchina fotografica Condor. e ai rapporti speciali avuti con lei in tanti anni.

Da quel momento – di tanto in tanto – si affacciava un’altra immagine anche a me tanto cara: la Lettera 22.

Uno strumento indispensabile per intere generazioni di studenti scrittori poeti professionisti.

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Lettera 22 Olivetti

La portavo sempre con me. Era un gioiellino di efficienza. Il design accattivante, rimase per decenni il cavallo di battaglia della Olivetti.

Quando incontrai il grande Adriano Olivetti, in giro per il suo movimento di Comunità, ero lì lì per ringraziarlo, anche a nome di tanti piccoli e grandi utenti.

La portavo sempre con me, nei brevi e lunghi viaggi. Proprio cinquanta anni fa –nel 1958 – dopo essere stato alcuni mesi a Stoccolma, feci un giro per le città del nord, in pieno inverno e grazie all’Istituto Svedese che me ne diede la possibilità.

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Adriano Olivetti
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Kiruna in Svezia

Arrivai oltre il Circolo Polare Artico nella piccola città di Kiruna, per visitare le miniere di carbone ad oltre quattrocento metri di profondità.

E vi arrivai in piena notte, con una ventina di gradi sottozero. Ero equipaggiato maluccio, con un semplice impermeabile di gabardine e un paio di pullover al di sotto. Non avevo neppure le scarpe adatte, e più calzini mettevo più freddo sentivo. Mi fecero capire che occorreva abbinare cotone e lana, creando una intercapedine fra scarpa e piede.

Avevo un pesante zaino sulle spalle e, poggiata su questo, la mia Lettera 22.

In piena notte scivolai in malo modo, lo zaino all’indietro e la Lettera davanti, proprio sul capo. La botta fu notevole.

Ma io volevo e volli sempre bene alla mia Lettera 22.

Di ritorno dalla Svezia, andai a visitare ad Ivrea la fabbrica dove la producevano.

Era un modello di efficienza e di ottimi rapporti con le maestranze. Incapacità e tensioni sociali hanno distrutto anche quel mondo felice.

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La fabbrica Olivetti di Ivrea

Con un bravo ed esperto artigiano la resi più adatta alle mie esigenze. Eliminammo le lettere con gli accenti e lasciammo solo gli accenti nello spazio superiore. Aggiungemmo il dollaro, la sterlina, la cediglia la dieresi e il piccolo accento tondo per le parole svedesi.

Ero diventato veloce a scrivere. Oltretutto, avevo fatto lunga esperienza scrivendo decine e decine di bollettini quando ero in Azione Cattolica e si comunicava la data della prossima adunata.

Purtroppo non posso dire per la cara vecchia Lettera quanto dissi per la Condor.

Non sta più con me, perché incautamente l’ho riposta in una zona umida e la muffa l’ha resa brutta, inservibile.

Non ho avuto la pazienza di pulirla, accarezzarla.

Scusami,vecchia cara Lettera 22.



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