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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

GRANDE SUCCESSO AL TEATRO PARIOLI DEL BELL’ANTONIO

sabato 14 marzo 2015

Argomenti: Teatro

- Tratto dal celebre romanzo di Vitaliano Brancati e adattato per il teatro dalla figlia dello scrittore, Antonia, e da Simona Celi, lo spettacolo andato in scena al Parioli, è riuscito a rendere in pieno il dramma psicologico di un giovane in una Sicilia conformista e disposta a tutto pur di salvaguardare un senso dell’onore piuttosto discutibile.

- Antonio è un bellissimo ragazzo, amato e desiderato dalle donne del suo paese, che si reca a Roma ove frequenta l’alta società e si circonda di persone importanti; almeno così credono i suoi concittadini d’origine.

- Quando, dietro consiglio dello zio Ermenegildo, suo unico confidente, ritorna in Sicilia, si trova di fronte ad enormi difficoltà: suo padre, Alfio, che vorrebbe farlo sposare con Barbara, la figlia del notaio Puglisi e l’accanimento morboso di una sua vicina, Elena, da sempre innamorata di lui che lo insegue con passionali esternazioni.

- Antonio vive un dramma profondo, quello dell’impotenza, mai svelato a nessuno e che rappresenta esattamente il contrario di quanto credono i suoi genitori, gli amici e l’ambiente sociale in cui ritorna a vivere.

- Sposa Barbara, una ragazza dal carattere forte e deciso e i due coniugi vanno a vivere in campagna, probabilmente per sottrarsi alle curiosità, alle critiche e ai pettegolezzi di un piccolo mondo borghese.

Siamo nel periodo fascista e nella rappresentazione teatrale, vengono spesso presentati e messi in rilievo lati caratteristici di un sistema in cui la virilità e l’intraprendenza maschile sono fuori discussione.

- In Sicilia, poi, tutto è più accentuato e la predominanza fisica ed intellettuale dell’uomo diventa ragione di vita, di “onore”, di una “fede” che sostituisce la morale comune.

Come nel romanzo, lo spettacolo sottolinea questo contrasto tra i veri valori dell’esistenza umana quali la comprensione, la fratellanza, la solidarietà anche con chi, in un certo modo, è diverso da noi, e l’arroganza, la malignità, la maldicenza e la rigidità di mentalità distorte che, ancora oggi, ahimè, resistono e ci condizionano.

A differenza del capolavoro di Brancati, nello spettacolo, non si accenna al finale tragico del libro, ma si lasciano in sospeso riflessioni e giudizi riservandoli allo spettatore.

Ottima la regia di Giancarlo Sepe e l’interpretazione degli attori tutti: dai due protagonisti: Andrea Giordana e Luchino Giordana ad Elena Callegari (Rosaria, madre di Antonio) a Giancarlo Zanetti (lo zio Ermenegildo) a Giorgia Visani (Barbara), a Michele De Marchi, a Simona Celi, a Natale Russo e ad Alessandro Romano.

Uno spettacolo “classico” che rivive in tutta la sua bellezza e drammaticità emozionando e coinvolgendo il pubblico ed invita a riflettere sulla modernità di certi problemi e di situazioni che spesso sconvolgono ancora oggi, la nostra vita.



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