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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’

UNA "FAMIGLIA DELL’ANTIQUARIO" ATTRAVERSO I TEMPI

lunedì 6 aprile 2009

Argomenti: Teatro

Questa volta c’è in scena un Goldoni talmente vivo – grazie alla accurata e sottile regia di Lluis Pasqual – che supera le ritornanti polemiche sulle rappresentazioni “moderne” del grande veneziano.

Così La famiglia dell’Antiquario all’Argentina (prodotto dagli Stabili di Genova e del Veneto) restituisce al pubblico una realtà settecentesca, vista con il gusto di oggi in virtù di una interpretazione tesa a rendere il senso della continuità di costume attraverso lo spiritoso, frequente cambio degli abiti dei protagonisti, sì da far vedere gli stessi interpreti stilizzati in epoche successive. E questa innovazione rende la vicenda semplicissima di un bisticcio tra suocera (nobile ed altera) e nuora (giovane borghese, la sui dote è servita a sistemare le faccende economiche della famiglia dello sposo) quale specchio di una rivalità che è nei fatti, più forte di ogni variare dei tempi.

La presentazione dei personaggi è sveltita nella variazione rapida delle situazioni dando ad ogni singola scena una freschezza narrativa che consente di vedere in controluce il procedere dei piccoli eventi familiari che turbano la quiete famiglia del collezionista di anticaglie – espressione di una classe sociale al suo declino (come era nell’epoca di Goldoni) – mentre il più ricco bottegaio (consuocero dell’antiquario) può dimostrare che ormai soltanto il “suo” denaro può tranquillizzare la società dei benestanti come accade infatti nell’ambito rappresentato.

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Proprio Pasqual, con questo spettacolo nitido, snello, elegante, comprova – ancora una volta – come l’attualità leggibile di un classico dipenda dal modo di renderlo, ben oltre la stessa lettera del testo. E la distribuzione delle parti è singolarmente felice, con Eros Pagni, imparagonabile Pantalone (diremmo dai “borghesi arricchiti” più che dai “bisognosi”), circondato dalla valida resa di Virgilio Zernitz (il consuocero), Anita Bartolucci (amabile quanto odiosa “suocera”), Gaia Aprea quale delicata e pur ferma “nuora”, nonché da tutti gli altri esemplari interpreti da commedia dell’arte, Alberto Fasoli (Brighella), Nunzia Greco (Colombina), Giovanni Calò (Arlecchino), come le maschere dei cavalier serventi.

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Scene appropriate e leggere di Ezio Frigerio, costumi sorprendenti (come detto) dalle vivaci, variate pennellate, tesi a dimostrare maliziosamente come il variar turbinoso delle epoche non varia l’indole dei ruoli sociali e familiari, una testimonianza teatrale intelligente, allegra e piacevolmente scorrevole, come succede di rado in questa stagione.

Carlo Vallauri

Goldoni all’Argentina di Roma 24 marzo 5 aprile 2009



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