Rubrica: CULTURA |
L’ebrezza della vetta - la tragedia della valanga
Riflessioni sull’Anticristo in Friederich NietzscheReprint da Scena illustrata n°12 del dicembre 2000
di
lunedì 3 aprile 2006
Argomenti: Letteratura e filosofia Nietzsche si domanda: “Che cosa è buono”. Noi potremmo rispondere che è buono ciò che ci fa stare bene, in pace con la nostra coscienza. Invece, per lui, è "tutto ciò che nell’uomo accresce il senso di potenza, la volontà di potenza, la potenza stessa". Questa potenza, poi, porta anche ad un altro sentimento, o stato dell’animo: la felicità. Uno pensa che la felicità sia uno stato magico del nostro io, che appare in noi quando abbiamo risolto un grosso problema, quando abbiamo ottenuto giustizia per un torto subito, quando abbiamo teso la mano ad un sofferente, gli siamo stati vicino, abbiamo alleviato le pene d’uno storpio, di uno che NON è capace neppure di alzare la sua voce perché troppo flebile. Tutto questo non ha importanza per il nostro Autore. Per lui la felicità è "la sensazione del fatto che la potenza cresce ". Ne consegue che Hitler e Stalin devono essere stati felicissimi. Ho accennato prima alla felicità come appagamento per aver fatto qualcosa, per aver donato. Ecco invece cosa pensa Nietzsche: "Primo principio del nostro amore per gli uomini: i deboli e i malriusciti devono soccombere. E bisogna anche dar loro una mano in tal senso". E cosi tutta una tradizione fondata su norme di comportamento morale, che troviamo in popoli diversi, va a farsi benedire. Madre Teresa di Calcutta in questa ottica ha sbagliato tutto! Ma chi sono io per arrogarmi il diritto di giudicare che il mio simile è un debole o, peggio, un malriuscito? E malriuscito dove? Nella testa, nelle gambe, forse ad un occhio? E il cervello? Non potrebbe albergare in un misero corpo un grande genio? No e poi no, per il nostro Autore. Niente amore, niente compassione. Nessun rispetto E perciò il Cristianesimo, che contempla "la compassione attiva verso tutti i malriusciti e i deboli" è più nocivo di un qualunque vizio. Verrebbe la voglia di chiudere il libro, tanto è lo sdegno che si prova. Ritiene che i "superiori sentimenti" e gli "ideali dell’umanità" non siano altro che una degenerazione. "II cristianesimo è detto religione della compassione. La compassione ... ha un effetto deprimente". "Quando si compatisce si perde forza. Col compatire la perdita di energia... si accresce e si moltiplica ancora" . I testimoni di un’idea religiosa, quelli che hanno creduto "usque ad finem" erano, quindi, senza forza. Qui appare tutto paradossale: il cristianesimo riceve la forza dal suo credo e muore. Per N. questo credo lo indebolisce. La compassione -sic stantibus rebus- appare come una iattura, perché "conserva ciò che è maturo per la fine, oppone resistenza a vantaggio dei diseredati e dei condannati dalla vita". La soluzione la trova il filosofo: eliminazione. Dice infatti: "qui affondare il coltello... questo è il nostro modo d’amare gli uomini, è cosi che noi siamo filosofi". È un imperativo categorico: "questo tocca a noi". Quanta autostima in queste espressioni. Si ritiene filosofo e consegna a tale categoria il diritto di giudicare ed eliminare, senza prova d’appello. Il filosofo finisce col concentrare i tre poteri d’uno Stato. Legifera, giudica, esegue. Veramente un approccio disarmante per chi crede in una saggia amministrazione della cosa pubblica. E mi sorge ora un quesito: e se due o tre filosofi fossero in contrasto d’idee? A chi si darebbe il ramoscello della vittoria, o fuor di metafora, il coltello per uccidere? LEGGE CONTRO IL CRISTIANESIMO Guerra mortale contro il vizio: il vizio è il Cristianesimo
L’ANTICRISTOPoco prima aveva concluso: "Condanno il cristianesimo, levo contro la chiesa cristiana l’accusa più spaventosa che mai sia uscita dalla bocca di un accusatore... La Chiesa cristiana... ha fatto d’ogni valore un non valore, di ogni verità una menzogna, d’ogni rettitudine una infamia dell’anima". Quali furono le ultime parole di N. prima che fosse impossibilitato a scrivere, perché preso dalla follia? Furono scritte il 4 gennaio 1889 (tre mesi dopo l’Anticristo) e dirette all’amico Per Gast: "Cantami un inno nuovo: il mondo è trasfigurato e tutti i cieli esultano. Il Crocifisso". Che cosa avvenne dopo? Secondo Thomas Mann (Nobiltà dello Spirito, pag. 689) lui cosi si firmò: "il Crocifisso". PRINCIPALI OPERE MUSICALI DI NIETZSCHE (ISPIRATE A SCHUMANN):
- 1887: Dalla vita per coro e orchestra.
P.S.Nietzsche nasce a Roechen, presso Lipsia, it 15.10.1844. Muore a Weimar it 25.8.1900. Il padre Carlo Luigi, e un pastore protestante. La madre, Francesca Oehler; e figlia del parroco di Pohles. Nel 1858 entra nel collegio di Pfforta, molto rigoroso. Dà prova di coraggio. La fierezza: 1’esempio di Muzio Scevola: si avvicina alla stufa, prende un carbone ardente e to tiene nel palmo della mano fino a quando la carne non fuma. Nello studio e sempre il primo. Sport: nuoto, scherma, equitazione. Studia Diogene Laerzio.
Diritti di copyright riservati |