Rubrica: PASSATO E PRESENTE

Charlie Chaplin e la musica

7 febbraio 2014 si è celebrato il centenario della nascita del Vagabondo, personaggio inventato da Charlie Chaplin.
sabato 1 marzo 2014

Argomenti: Personaggi famosi/storici

Il 7 febbraio 1914 nasceva il personaggio di Charlot, l’omino miserabile maltrattato e deriso, icona per milioni di persone che in quel vagabondo s’ identificarono e ne presero le parti.

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Diventata la più famosa icona della storia del cinema, “Il Vagabondo” apparve per la prima volta nella comica Keystone Kid Auto Races chiocciola Venice. La Fondazione Cineteca di Bologna, che ha restaurato i corti e lungometraggi di Chaplin e digitalizzato tutto l’archivio del geniale artista, propone nelle sale italiane nell’ambito del progetto ’Il Cinema Ritrovato. Al cinema’, il restauro di The Gold Rush - La febbre dell’oro(1924) . In esso Chaplin mette in scena uno dei grandi sogni americani, la Corsa all’Oro.

Questo è il sesto dei dieci classici restaurati distribuiti dalla Cineteca di Bologna insieme a Circuito Cinema su tutto il territorio nazionale. Con The Gold Rush, Chaplin realizza la commedia più lunga e costosa della storia del cinema fino a quel momento e quella di maggior successo.

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Chaplin era un’auto didatta in musica, strimpellava il violino e il pianoforte e suonava a orecchio. Un orecchio straordinario che, con l’aiuto di musicisti, arrangiatori, tecnici del suono, si tradusse in alcune delle colonne sonore più belle della storia del cinema, ricordate ancora oggi per il notevole impatto emotivo e, per lo stesso motivo da molti criticate in quanto giudicate troppo sentimentali. La musica Chaplin non sapeva né scriverla né leggerla (come molti cantanti di oggi) eppure ancora oggi ci commuove. Sappiamo quanto Chaplin fosse contrario al sonoro il cui avvento è del 1927 e resistette a lungo prima di cedere per Il Grande Dittatore del 1940.

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Amava la musica e ascoltava di tutto da Puccini a Rachmaninov. Adorava il suono della lingua italiana e conosceva brani tratti da opere liriche.

Nel 1996 la Arca Victorun ha pubblicato un disco indispensabile, The film music of Charlie Chaplin, che raccoglie le musiche de Il monello (1921), La febbre dell’oro (1925), Il circo (1928), Luci della città (1931) e, prima del recente restauro, Tempi moderni (1936). Com’è noto, nonostante l’avvento del sonoro (1927) Chaplin scelse di continuare a girare film muti sino a quando non fu in sostanza costretto a ’cedere’per Il grande dittatore (1940) ma l’arretratezza delle tecniche di registrazione penalizza non poco le musiche. Un disco prezioso, con cinque commenti sonori molto belli ma ormai vecchio. Sarebbe auspicabile una nuova edizione del CD.

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Chaplin credeva nell’ assoluta superiorità del cinema muto sul parlato: “ Io sono stato sempre contrario al film parlato, e tutto ciò che voi potrete dire contro di esso non eguaglierà mai il mio silenzio che di sicuro è più eloquente della mia voce. Poichè se io preferisco un’eccellente produzione teatrale ad un buon film parlato, considero senz’altro il film muto superiore ad ambedue”.

La causa di questa superiorità risiedeva, secondo Chaplin, nel linguaggio universale del gesto che non aveva bisogno di traduzione ed era comprensibile in tutto il mondo. La voce invece avrebbe avuto necessariamente bisogno di essere tradotta per rendere la storia comprensibile.

Allo stesso modo la musica, linguaggio universale, è inserita con la famosa canzone Titina la prima e unica volta che Charlot canta in Tempi moderni del 1936 ( fig.V ), episodio rimasto unico nella carriera del Vagabondo.

Tuttavia questo cedimento al sonoro non deve far pensare che Chaplin facesse un uso decorativo o didascalico della sua musica, anzi. La usa con parsimonia, la centellina.

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Nelle scene di maggiore impatto come ad esempio quella di Luci della città, (1931), in cui la fioraia, ormai vedente riconosce, toccandogli la mano, il Vagabondo, la musica tace. E’ un attimo di sospensione eterno, il silenzio è colmo di attesa su quale sarà la sua reazione alla deludente scoperta. Riconoscenza o disgusto? Come finirà non lo sapremo mai, c’è un silenzio assordante.

La musica riprende e si termina sul The End, lasciando aperto il finale.

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Sarebbe auspicabile una rivalutazione dello Chaplin musicista essendo caduta dalla metà del secolo scorso la distinzione tra chi ha una preparazione musicale accademica e chi non ce l’ha. Si può essere d’accordo o meno ma molti sedicenti artisti prima diventano famosi e poi studiano, spesso non andando oltre qualche ritornello orecchiabile che dura un battito di ciglia. Allora perché non rivalutare e valorizzare la musica di un genio assoluto del cinema mondiale?



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