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Rubrica: PASSATO E PRESENTE

Red America. Lotta di Classe negli Stati Uniti (Edizione Nova Delphi)

JOHN REED tra i fondatori del Partito Comunista americano

giovedì 1 novembre 2012

Argomenti: Politica
Argomenti: Storia
Argomenti: John Reed
Argomenti: Mario Maffi curatore

Alcune vite sembrano destinate a lasciare una impronta enorme in un tempo brevissimo, come se la fiamma che le ravviva fosse alimentata da energie sotterranee capaci sì di illuminarle ma anche di consumarle velocemente. John Reed (1887-1920), tra i fondatori del Partito Comunista americano, scrittore e giornalista, sembra giustamente far parte di questa schiera di anime benedette – o maledette, dipende dai punti di vista – da una strana irrequietudine esistenziale portatrice di grandi doni e profonde ferite.

Il suo libro “Dieci giorni che fecero tremare il mondo”, reportage della rivoluzione d’ottobre raccomandato dallo stesso Lenin agli operai di tutto il mondo per la “narrazione fedelissima e viva degli eventi”, è divenuto col tempo uno dei testi più importanti sull’argomento, e di certo quello maggiormente conosciuto a proposito del giornalista.

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JOHN REED

Proprio in Russia, alle soglie del trentatreesimo compleanno, Reed troverà la morte, per tifo, lasciando ai posteri una intensa produzione giornalistica e documentaristica riguardante il mondo operaio e in particolare le battaglie per i diritti dei lavoratori in terra americana. Lo scontro fra capitale e lavoro, infatti, fu epocale e violentissimo non soltanto nella vecchia Europa, ma anche nella terra di Rockfeller e dei grandi magnati del petrolio e delle ferrovie.

Questa produzione è rimasta, purtroppo fino ad oggi, affidata a documenti sparsi e spesso introvabili. “Red America. Lotta di classe negli Stati Uniti”, edito da Nova Delphi, a cura di Mario Maffi, viene a colmare questo vuoto editoriale e culturale con un testo estremamente interessante e accurato. La raccolta proposta infatti offre al lettore non solo una panoramica ampia degli eventi rivoluzionari dei primi del ‘900, ma sa custodire e evidenziare una delle qualità maggiori della scrittura di Reed, ovvero l’estrema godibilità e l’accuratezza stilistica.

Il sottotitolo esprime chiaramente il contenuto della collezione, la cui violenza appare ancora oggi sconcertante se confrontata con l’immagine edulcorata ed irenica della società americana diffusa dai giornali e dai media, non soltanto dell’epoca.

Estremamente affascinante, seppur trattasi di fatti crudi e terribili, è il reportage del famoso massacro di Ludlow. Nel 1914, vicino la cittadina di Trinidad, in Colorado, la Guardia nazionale stroncò la protesta dei lavorator,i incendiando con il cherosene alcune tende e provocando la morte di una donna incinta e numerosi bambini. Questi fatti, che a prima vista potrebbero sembrare straordinari e unici, rappresentavano invero l’ordinaria modalità con cui i capitalisti colpivano le classi lavoratrici desiderose di diritti e livelli di vita sostenibili. Molto spesso i proprietari si affidavano a guardie private, o corrompevano la polizia, per sopprimere qualsiasi tentativo di ribellione ed ogni tipo di battaglia collettiva. Reed, con perizia, riporta in pagine memorabili questi momenti grandiosi e cruenti insieme.

All’ eccidio organizzato infatti, si accompagna la grande forza morale e l’impetuosa onda rivoluzionaria che riuscì nonostante tutto a cambiare il volto della società americana, seppur a prezzi altissimi. “Presi dal panico, gli scioperanti si riversarono verso le tende, attraverso il campo, fino a un avvallamento dove avevano concordato di rifugiarsi in caso di attacco e, mentre correvano la mitragliatrice aprì il fuoco su di loro. Falciò le gambe di un ragazzino che stava correndo fra le tende e che cadde a terra. Gli scioperanti cominciarono subito a rispondere al fuoco e la battaglia durò dalle due del pomeriggio fino a sera. Ogni volta che il ragazzino ferito cercava di trascinarsi in direzione delle tende, la mitragliatrice lo prendeva di mira. Gli spararono almeno nove volte”.

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Linciaggio

Sebbene si racconti di eventi crudi e terribili, le cronache di Reed non hanno nulla di tetro: tutt’altro. Alle descrizioni dei pestaggi e delle esecuzioni, si contrappongono sempre i gioiosi canti dei lavoratori, le adunate e le manifestazioni. Ciò che emerge in maniera netta e distinta è la consapevolezza di una forza inarrestabile, che col tempo riuscirà ad ottenere quei diritti per cui combatté strenuamente giorno per giorno in tutto il territorio americano.

Alle cronache delle battaglie seguono brani più letterari, in cui Reed racconta l’America profonda attraverso gruppi di uomini che chiacchierano insieme, e ridono per esempio di pestaggi e linciaggi, dove racconta della sua amicizia con Eugene Debs, uno dei più grandi sindacalisti americani, oppure storie come “Il Capitalista”, un piccolo ritratto dell’oppressore.

Grazie anche ad una interessante introduzione ed alla presenza di molte fotografie dell’epoca, “Red America” offre un quadro completo non solo dell’opera di John Reed, ma di una America primonovecentesca troppo frettolosamente assolta dalle gravi responsabilità che pesarono sulle sue spalle quando il mondo del lavoro sosteneva i propri diritti con tenacia e dedizione. Un testo quindi, vista l’attuale crisi che attraversa il globo e colpisce nuovamente le classi lavoratrici, ancor più attuale e benvenuto.



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