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Rubrica: TERZA PAGINA

’Ama Roma’ ... Si fa per dire!

martedì 1 maggio 2012

Argomenti: Opinioni, riflessioni

L’ultima guerra ai vandali Roma non l’ha fatta: consoli imbelli hanno consegnato la città al nemico senza combattere.

100000000000013F000001F4812421B4 Approfitto di una bella giornata primaverile per accompagnare al centro un amico straniero. Dopo tre ore di visita ai luoghi più suggestivi e rilevanti dal punto di vista archeologico, Colosseo, Foro, mercati di Traiano, Vittoriano, Campidoglio, questo signore esclama, a compendio delle sue impressioni: “Quanto è bello tutto questo! Me lo avevano detto ma non me lo immaginavo così, che avrei provato tutte queste emozioni così forti, che si affollano una dopo l’altra. Mi hanno letteralmente sopraffatto, mi sento come ubriaco! Ma, dimmi, perché una città così speciale può essere tanto sporca?”

Ci troviamo tra il Colosseo e l’Arco di Costantino, in uno spazio dove 10000000000000FA000000829BC55D5F almeno una volta passano tutti i visitatori della città e mi indica incastrate fra i sampietrini le cicche, che dal colore dorato manifestano una stagionatura indisturbata di mesi.

Bella domanda! Me la rivolgo anch’io da una vita, e ancora non sono riuscito a darmi una risposta. O meglio, le risposte ce l’ho e sono tante, ma intendo una risposta soddisfacente, che mi aiuti a non provare vergogna di fronte a quest’uomo che rivendica con orgoglio il fatto che la sua terra, la Dacia, della quale mi indica col dito la posizione sulla pianta murale dell’impero romano nella sua massima estensione, ne rappresentava l’estrema propaggine verso l’Asia.

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Roma Mappe Fori Imperiali

Faccio fatica più tardi a staccarlo dalla colonna di Traiano, sulla quale se potesse si vorrebbe arrampicare fino in cima per contemplarne tutti i bassorilievi. Mi confida che sognava di vederla da quando era studente. Conosce il latino e si sente un atomo di questo universo con il quale per la prima volta realizza una comunione diretta che lo commuove e lo esalta.


Colosseo sotto la neve

Mi chiede perché la colonna sia circondata da una cancellata che gli impedisce di avvicinarsi per vederla meglio. Io faccio finta di non aver capito, e cambio discorso. Posso dirgli che è in gabbia perché dopo l’ennesima ripulitura si è pensato bene di ricoprirla con uno strato di sostanza trasparente refrattaria alle vernici, che poi si è scoperto che mangiava il travertino e si è stati costretti a raschiare d’urgenza anche quella? Posso ammettere che quella con i vandali è guerra persa senza speranza?

Ma, ahimè, il dato di fatto è che questo forestiero che, attenzione, non viene da Parigi o da Vienna bensì dalla Transilvania, da Brasov, il paese di Dracula, trova indecentemente sporca questa città che scopro che ami almeno quanto io la amo, e sicuramente molto più di quanto dimostrino di amarla migliaia di cittadini suoi che fanno quotidianamente del loro meglio per conciarla in questo modo.

Transilvania, Brasov
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La città universitaria di Brasov
Panorama della parte vecchia
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Piazza Sfatului, Brasov

Condivido totalmente il giudizio e il disappunto del mio amico, e degli amministratori della città, almeno di quelli che si sono succeduti dal tempo del sindaco Nathan fino agli attuali che discutono da anni solo per trovare una sede alla nuova discarica senza combinare nulla, preferisco non parlare in quanto la cistifellea è l’unico viscere che finora non mi abbia dato problemi e non è il caso che 10000000000000A3000000FAD41B647Cincominci adesso.

Nel caso migliore il Campidoglio è stato usato come trampolino di lancio per passare a posizioni di rilievo nella politica nazionale bypassando la trafila dei postulanti, in quello normale ho assistito alla lotta a coltello per disputarsi l’assessorato al commercio e quello all’urbanistica dove il soldo gira. I casi peggiori lasciamoli stare per carità di patria e, come dicevo, a tutela della mia circolazione biliare.

Sarebbe improprio però accollare la responsabilità della sporcizia della città totalmente agli amministratori. A loro toccherebbe farla pulire e ci riescono poco e male ma il vero problema sta nel non farla sporcare, e questo è un problema di tutti, ed è soprattutto un problema culturale perché la tragedia del tempo nostro è che ormai noi, che qui ci viviamo, non ci facciamo più caso, non ce ne curiamo, abbiamo perduto la cognizione che la nettezza, la decenza, l’ordine nelle cose e il decoro siano valori assoluti.

E’ con amarezza che ricordo come qui tali valori siano stati realmente tutelati dalle autorità solo in tempo di dittatura, quando le infrazioni che oggi sono del tutto impunite erano rigorosamente sanzionate con la contravvenzione di lire 10,10 che negli anni trenta, quando si cantava “se potessi avere mille lire al mese” erano qualcosa. Cessate le imposizioni sono svanite con loro anche decoro e decenza.

1000000000000103000000C24C613C7FCi sono fenomeni che vedo peculiari di questa città, come quello di salire in macchina e andarsene dopo aver depositato in terra il fagottello delle immondizie, regalando ad altri l’incombenza di toglierlo, oppure quello di far dono ai concittadini degli elaborati digestivi dei nostri migliori amici. Che ne parliamo a fare? Si qualificano da soli, è barbarie pura, punto e basta.

Ce ne sono altri invece che ho visto largamente presenti anche altrove, e che mi danno ancor più da riflettere perché c’è qualcosa che non capisco. Perché la gente deve sporcare i muri? Qualcuno lo percepisce come un dovere. Ci devono essere delle sentinelle disposte. Come ne vedono uno pulito scatta l’allarme e si passano la voce.

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hic sumus felices
Pompei, graffiti

E’ un fenomeno complesso e articolato. Dappertutto vediamo delle scritte, che spesso sono generate dal tifo sportivo e sono dei nonsensi assoluti ma altre possono talvolta significare qualcosa. Sono espressione della cosiddetta voce popolare. E’ un fenomeno generalizzato e antico, molto più antico di Pasquino, poiché scritte del genere sono state trovate anche a Pompei. Neppure io stesso che oggi le deploro posso scagliare la prima pietra. Ho peccato anch’io, da ragazzo, lo confesso e ne faccio ammenda. Attenzione però. Avevo quindici anni e parlo di scritte e di espressioni che manifestate in pubblico o fatte di giorno mi sarebbero costate care, data la situazione storica.

Oggi, che un signore che pubblicamente ha dichiarato di voler fare della bandiera nazionale uso di carta igienica ne è stato premiato con la nomina a ministro della repubblica, che senso ha scrivere sui muri? Basta che lo chieda qualunque cretino ha la possibilità di scrivere ciò che vuole su un giornale, come del resto faccio adesso anche io, o di comunicarla su Facebook, quindi perché seguitare coi pennelli e le bombolette? Io, che pure ho sbagliato, poi sono cresciuto ed ho smesso. Si può fare!

10000000000000FA000000A7EABB52B9Poi ci sono i graffiti, i segni che non significano nulla o che hanno un senso solo per gli addetti ai lavori, e spesso sono sigle, firme che attestano che di lì è passato quel tale idiota e non altri. Ci sono quartieri dove non esiste più una serranda o una parete pulita e c’è gente che ha rinunciato a restaurare la facciata di casa sua sapendo bene quanto sia inutile farlo: non trascorrono due giorni che i cosiddetti “writers” piombano come falchi. (Li chiamo così anch’io perché non so come si dica “zozzoni” in inglese). Lavorano sodo come schiavi, si fanno carico di spese per le vernici non indifferenti con una abnegazione, uno spirito di volontariato semplicemente impareggiabili. Al confronto le figlie di Madre Teresa di Calcutta possono andare a nascondersi.

10000000000000FA000000A65E9D11DAQuelle che mi mandano in bestia sono le vetture e i vagoni ferroviari con le pareti interamente coperte di pitture. Non penso che siano state sporcate in corsa, è più probabile che qualcuno entri nei depositi e sia libero di lavorarci per nottate intere dal momento che vi ammiriamo capolavori più larghi della Cena di Leonardo, decine di metri quadri di pittura. Ma non ci sono guardiani che sorvegliano, dirigenti per sovrintendere? Sono pagati per dormire? Possibile che nessuno veda o nessuno intervenga? Possibile che si debba tollerare tutta questa irresponsabilità, questo spreco, questa mancanza di senso del dovere a tutti i livelli?

Forse ci può essere una spiegazione. Ho sentito più di un personaggio manifestare ampia comprensione per questo fenomeno, e chiamare creatività la sporcizia. A tanto può arrivare la ricerca spasmodica del consenso elettorale a tutti i costi, il concepire l’arte di governo come attenzione a non dispiacere a nessuno. E il prezzo di questa marchetta lo paghiamo tutti noi, che ce lo meritiamo, e purtroppo anche Roma, che c’era prima di questa sciagurata generazione di inetti e ci sarà anche dopo, e non si meriterebbe questo.-

P.S.

Qualche immagine della nostra bella ROMA



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