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Rubrica: CULTURA

REGIONI, ASSETTI ATTUALI E LEGGI ELETTORALI

C’è del marcio nelle regioni, ben prima che nelle persone!
domenica 1 aprile 2012

Argomenti: Politica

Ha segnato la mia giovinezza l’essermi imbattuto nel cattolico francese, filosofo e politico, Emmanuel Mounier, un impareggiabile maestro di dialogo senza preclusioni di sorta, convinto che anche nelle posizioni più distanti, per il solo fatto di esserci, c’è una scheggia di verità ed un anelito alla verità. Per me che mi affacciavo all’agone politico una sua espressione mi ha segnato tanto da essere una vera e propria bussola politica per indirizzare il mio impegno.

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E. Mounier

Tante, troppe volte mettiamo mano a rimuovere ostacoli senza renderci conto che sono solo un effetto di cui va ricercata la causa profonda. L’espressione di Mounier, che mi ha sempre accompagnato, è stata la sollecitazione “a combattere il disordine stabilito per legge”, spesso dato per scontato irremovibile, mentre il più delle volte è il prodotto di maggioranze contingenti che coartano le ragioni più profonde della convivenza di una comunità.

Si dà il caso, per fare un esempio ricavato dal mio cursus honorum, che io abbia avuto la fortuna di formarmi politicamente ed amministrativamente alla grande ed insostituibile scuola delle amministrazioni locali percorrendone tutta la trafila, dal Comune di Sabaudia, all’Amministrazione provinciale di Latina, alla regione Lazio, arrivando infine alla Camera dei Deputati dal 1976 (l’ondata zaccagniniana) fino al 1994. 10000000000000C6000000FEB69241C2

Ebbene, sin dalla fase preparatoria dell’avvento delle Regioni, come membro del CRPE, per redigere il primo piano di sviluppo regionale, mi sono imbattuto in due problemi nodali della mia regione, il Lazio appunto, che andavano affrontati e risolti e precisamente:

  1. una governance in grado di cosentire a Roma di svolgere il suo ruolo di capitale e di essere competitiva con la altre città metropolitane, a partire da quelle europee;
  2. riequilibrare una regione, unica in Italia, ad avere una circoscrizione, quella di Roma e Provincia, che per numero di abitanti (intorno ai 3.600.000 dello scorso censimento sui 5.150.000 dell’intera regione) era una regione nella regione che da sola si assicurava i 2/3 dell’intero consiglio regionale con il risultato prevedibile, dato il rapporto di forze, che il divario tra Roma ed il resto del Lazio era destinato a crescere in ogni campo, contenuto solo nel periodo dell’intervento straordinario per il Mezzogiorno, di cui ha beneficiato soprattutto il Lazio meridionale.

100002000000015E0000012CC29C8079 Dall’avvento delle regioni, cioè dai primi anni 70, incomincia la mia battaglia per il riequilibrio del Lazio a partire dalle rappresentanze, prevedendo che nessuna circoscrizione elettorale potesse superare la metà dei seggi dell’intera regione, analogamente a quanto è stabilito nella legge elettorale ancora vigente per le province, in modo che l’attuale unica circoscrizione si articoli in due, una per la sola Roma ed un’altra per il resto della provincia. Il risultato era che la rapprentanza romana veniva bilanciata da quelle delle Province.

Da quando la competenza legislativa per la legge elettorale è stata intestata direttamente alle regioni, dovrebbe esserci la capacità di modificare “il disordine stabilito per legge”, mirando senza più indugi al riequilibrio del Lazio pena la sua implosione. Infatti il Lazio meridionale, con il censimento in corso, si vedrà riconosciuto quel milione di abitanti previsto dalla Costituzione per promuovere il referendum che decida la sua sorte: restare nel Lazio od uscirne per fare regione a sé.

La natura morale oltre che politica del riequilibrio tocca un po’ tutte le regioni, specie quelle comprensive di città metropolitane, poiché il capoluogo insieme alla sua provincia costituiscono una circoscrizione elettorale di milioni di abitanti (nel Lazio oltre i 3.600.000 abitanti) per giunta con un solo voto di preferenza, come dire ciascuno contro tutti, sicchè per competere e giungere agli incarichi di maggior prestigio è più che naturale la tentazione all’incasto connubio tra potere politico e quello economico, una tentazione che non conosce eccezioni dal Sud al Nord. E’ di questi giorni lo scoppio del bubbone in Lombardia che chiama in causa l’operato di 10 consiglieri regionali su 80 e di 4 su 5 membri dell’ufficio di Presidenza. 10000000000000B00000011F247756DA

L’unico rimedio per stroncare l’infeudamento potrebbe consistere nell’accorciare la distanza tra eletti ed elettori articolando le grandi circoscrizioni in collegi con non oltre 500.000 abitanti. E’ acquisito il fatto che i soldi in soccorso della contesa politica richiedono la restituzione con gli interessi provocando fenomeni degenerativi come l’accentramento della gestione delle risorse in regione contro i principi di sussidiarietà e solidarietà richiamati espressamente dalla Costituzione, con una ulteriore grave conseguenza dell’infeudamendo dei partiti da parte dei potenti di turno, ridotti a comitati elettorali personali o di gruppo.

In conclusione con gli attuali assetti, a partire dalle leggi elettorali, possiamo affermare che c’è del marcio nelle regioni che induce in tentazione e che viene ben prima delle condotte personali.



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