Rubrica: ITINERARI E VIAGGI

LA SARDEGNA GIUDICALE

Cenni di storia e di architettura medievale
giovedì 1 dicembre 2011

Argomenti: Architettura, Archeologia

L’architettura romanica in Sardegna presenta caratteristiche variegate dovute al sincretismo di elementi dovuti anche alla presenza di ordini religiosi provenienti da varieregioni d’Italia e Francia, ma anche da maestranze di cultura araba, provenienti dalla Spagna.

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Fig. 1 - I Giudicati Sardi

La Sardegna fu provincia bizantina dal 535, a seguito della liberazione dai Vandali per opera di Giustiniano e Belisario, sino all’ VIII° secolo, quando l’aristocrazia locale bizantina dei Lacon e dei Gunale iniziò una politica di autonomia che culminò alla fine del IX° secolo nella creazione dei quattro Giudicati. [Fig. 1]

I giudicati durarono dal IX° secolo al XV° e furono governati, in completa autonomia, o summa potestas dal rispettivo re - Judiches e suddivisi ciascuno in distretti amministrativi, Curadorias, rispettando principi giuridici romano-bizantini.

Nel X° secolo iniziò lo sviluppo dell’isola con :

- l’avvento di monaci Benedettini, Camaldolesi e Cistercensi, che iniziarono la costruzione di grandi centri di pratica religiosa e cultura con bonifica ed impiego delle campagne isolate;

- l’ intervento delle repubbliche marinare di Pisa e Genova su invito dei Giudici a sostegno delle truppe locali nell’impegno a fugare l’attacco dell’isola da parte dell’arabo Mujahid al-Amiri di Denia, signore delle Baleari.

Da allora potenti famiglie genovesi e toscane anticipate dalle rispettive rappresentanze mercantili si installarono progressivamente nell’isola sostituendo nel tempo quelle dei Giudici sardi.

Si ebbero così le famiglie toscane dei Visconti, Capraia e Donoratico nei Giudicati di Calari/Cagliari ed i Genovesi dei Doria e Malaspina nel regno di Torres.

Il Giudicato di Gallura alla morte del Giudice Nino Visconti nel 1298 fu governato direttamente dalla Repubblica di Pisa.

Il Giudicato di Arborea conservò una relativa autonomia sino a quando nel 1324 Giacomo II di Aragona il Giusto, alleandosi con i Doria e i Malaspina, la occupò assieme ai territori della Gallura e del cagliaritano, creando un Regno della Sardegna, inserito nella Corona d’Aragona assieme alla parte sud-orientale della Spagna ed al centro-meridionale d’Italia.

E’ in tal modo che l’architettura romanica in Sardegna presenta caratteristiche variegate dovute al sincretismo di elementi dovuti anche alla presenza di ordini religiosi provenienti da differenti regioni d’Italia e Francia, quali pisani, lombardi e provenzali, ma anche da maestranze, di cultura araba, provenienti dalla Spagna.

Nel territorio del Giudicato di Logu de Torres o Logudoro si possono ammirare due belle chiese costruite a partire dall’ XI° secolo, testimonianze di uno stile romanico frutto di commistioni ed influenze varie: la Cattedrale di Bisarcio e Nostra Signora del Regno di Ardara. [Fig. 2]

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Fig. 2 - Le località visitate

CATTEDRALE DI BISARCIO

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Fig. 3 - S. Antioco

La Basilica di Sant’Antioco ex Cattedrale di Bisarcio della antica diocesi di Bisarchium/Guisarchum sorge isolata in un sito campestre nel territorio comunale di Ozieri ed é dedicata al Santo protomartire di Sulci o Sulki città fenicia dell’ VIII secolo a. C. [Fig. 3]

I lavori di costruzione della chiesa furono effettuati in varie fasi, alcune di discussa definizione, ed in particolare:

1°- la chiesa é documentata da atti di compravendita in trascrizioni apografe del 1065 e 1082, con probabile inizio dei lavori nel 1080 in stile romanico-pisano e loro sospensione nel 1090 per il grande incendio che distrusse anche l’archivio vescovile;

2°- una seconda fase databile dal 1150 al 1160 fu sviluppata da maestranze tosco-lombarde rispettando l’architettura romanico-pisana osservata nei precedenti lavori per la Cattedrale di Santa Giusta nel Giudicato di Arborea (Oristano);

3°- in un terzo periodo 1170-1190, su invito dei monaci Cistercensi carpentieri, francesi eseguirono i lavori di costruzione in stile borgognone del nartece su due piani addossato alla precedente facciata. Il successivo intervento aragonese nel ’500 é relativo alla ricostruzione della parete sinistra parzialmente crollata. [Fig. 4]

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Fig. 04 - Pianta e sezione [Coroneo1993]

La chiesa basilicale con aula a tre navate, atrio ad ovest, campanile parzialmente demolito a sud ed abside regolarmente orientata si presenta con inatteso ed armonioso “..sincretismo fra modi pisani e stilemi borgognoni...” come rilevato da R. Serra.

La Cattedrale si presenta con una struttura compatta formata da volumi geometrici che si oppongono formando contrasti chiaroscurali. Il perimetro della chiesa é percorso nella parte superiore da un decoro costituito da arcatelle cieche. L’ abside semicircolare all’esterno é suddivisa in cinque sezioni da semicolonne con le navatelle laterali suddivise in due arcate. [Fig. 5, 6]

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Fig. 5 - Ingresso
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Fig. 6 - Vista campanile e abside

Nelle arcatelle dell’abside centrale si ammirano grandi losanghe gradonate con intarsi centrali di conci quadrati di tufo verdastro a contrasto con quelli di trachite scura e rossastra dell’edificio.

Nel tratto dell’edificio fra il campanile mozzo e l’angolo verso oriente si possono distinguere cantonetti litici di piccolo taglio delle prime murature, residui dell’incendio del 1090.

La facciata a salienti della chiesa mantiene un residuo di elementi architettonici e decorativi

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Fig. 7 - Capitelli con protome umane
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Fig. 8 - Bifora aperta sull’atrio

La parte inferiore presenta tre arcate a tutto sesto con quella centrale che dà accesso all’interno del nartece e poggia su capitelli sui quali si notano due protomi umani in pietra verde, che possono alludere ....”al tema dell’ homo salvatius, spaventoso abitatore della foresta...” come riportato da F. Poli. [Fig. 7, 8]

Le due arcate laterali contengono due bifore con quella di destra che si apre sull’interno del nartece e poggia su una colonna elicoidale con alla base un leone stiloforo.

In alto sempre sulla destra c’é un residuo di cornice con decoro classico ad ovoli sostenuta da archetti ciechi a sesto acuto con protomi di figure grottesche e visi femminili.

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Fig. 9 - Navata centrale

Il piano inferiore dell’atrio si sviluppa in tre navate di due campate ciascuna con volte a crociera ed archi trasversali sostenuti da pilastri cruciformi. [Fig. 9]

Una scala a sinistra dell’atrio conduce al piano superiore in un ambiente di tre camere comunicanti fra loro attraverso archi a tutto sesto e con volte a botte, che probabilmente costituivano parte della residenza del vescovo. Nella prima camera a sud si trova la cappa di un camino a forma di mitra e in quella centrale si apre una bifora della facciata originaria con vista della navata centrale. [Fig. 10, 11]

L’atrio a due piani della Basilica di Bisarcio risulta singolare ed estraneo all’architettura pisana diffusa nell’isola, trovando riscontro con le chiese francesi del XII° secolo come quella di Saint-Benoit-sur-Loire o la cattedrale di Vézelay.

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Fig. 10 - Bifora della facciata originaria
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Fig. 11 - Vano con cappa a forma di mitra

Il nartece o portico sopraelevato costruito da carpentieri francesi é considerato una derivazione da “galilée o galilea” nella definizione dell’architettura pre-romanica di ambienti d’ingresso a chiese francesi della Borgogna quale l’abbazia di Saint-Philibert de Tournus.

NOSTRA SIGNORA DEL REGNO

La chiesa, fra i più importanti esempi dell’architettura romanica dell’isola, sorprende per l’aspetto severo dell’esterno, dovuto all’impiego di conci trachitici locali di media pezzatura e tonalità scura, che all’interno viene mitigato perché illuminato dal grande Retablo cinquecentesco con la sua ricca decorazione. [Fig. 12]

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Fig. 12 - Nostra Signora del Regno

Retablo, termine spagnolo di probabile origine dal latino “retrotabulum altaris” (tavola dorsale dell’altare), é un polittico formato da varie tavole dipinte e assemblate in un’unica grande struttura che richiama la dedica dell’edificio. Il retablo fu caratteristico della pittura sarda del XV° secolo ed in particolare tipico del periodo aragonese-catalano.

La chiesa ubicata su un poggio vulcanico nel comune di Ardara (Ardar), antica capitale del regno (su rennu), divenne la cappella palatina dei sovrani di Logu de Torres ove i Giudici giuravano fedeltà al popolo ed alla chiesa. La costruzione iniziata prima del 1065 fu completata nel 1107 probabilmente da maestranze pisane.

L’edificio poggia su uno zoccolo a scarpa ed il paramento esterno con larghe paraste è suddiviso da piatte lesene raccordate da archetti pensili. La facciata suddivisa in cinque specchi ha analoga architettura con il portale architravato e arco di scarico a sesto rialzato su cui poggia la bifora a leggero incasso. Il campanile a pianta quadrata incompleto a causa di crolli é addossato sul lato nord. [Fig. 13]

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Fig. 13 - Vista laterale
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Fig. 14 - Interno

L’interno di tipo basilicale [Fig. 14] é diviso in tre navate da colonne che sostengono archi a tutto sesto su capitelli scolpiti a motivi floreali. Pannelli dipinti del ‘600 con figure di santi o apostoli decorano le sedici colonne.

Il Retablo Maggiore [Fig. 15] é una sontuosa opera, alta 10 m e larga 6 m, decorata da fregi lignei dorati in stile tardo-gotico che copre completamente l’abside romanico.

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Fig. 15 - Retablo maggiore

L’opera si compone di 26 tavole dedicate alla vita di Gesù e Maria nel complesso delle figure di profeti, santi e patriarchi.

Sulla predella del retablo é dipinto il cartiglio che riporta l’anno di costruzione dell’opera 1515 ed il nome del committente, Joan Cataholo, canonico di San Pietro di Sorres ed arciprete di Sant’Antioco di Bisarcio nel 1503. Il cosiddetto Retablo Minore é collocato nella navata destra.

Alcuni siti relativi ai luoghi visitati

www.mondimedievali.net

www.reginamundi.info



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