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Rubrica: SCIENZA E DINTORNI

Lo smeraldo: un inno al verde

Storia, mito e scienza
mercoledì 13 aprile 2011

Argomenti: Scienza

Il verde è il colore della speranza. E’ il simbolo della natura che si risveglia, della primavera, della vittoria sulla immobilità ghiacciata dell’inverno. E’ il segno della continuità della vita e della fertilità sul nostro pianeta ammantato di verde. Lo smeraldo é il simbolo di tutto ciò.

Un poco di storia

Non si conosce l’epoca precisa nella quale tale pietra ha fatto il suo ingresso nella società umana ma già gli antichi lapidari indiani - 1500-1000 a.C. - ne descrivono bene le qualità, i difetti e le virtù più o meno benigne che gli erano attribuite.

In Egitto era sicuramente usato al tempo della 18a Dinastia intorno al 1500 a.C. Se si accetta la Bibbia come referenza storica e scientifica, lo smeraldo era conosciuto fin dai tempi del vecchio testamento.

Il libro dell’Esodo [Esodo 28:16-18] descrive le dodici pietre del razionale del Gran Sacerdote.

”…la prima fila sarà costituita da sardonice, topazio e smeraldo…

E’ menzionato anche nel Nuovo Testamento [Rivelazione 21:18-20] nella descrizione delle fondamenta della nuova Gerusalemme: “…le prime fondamenta erano di diaspro, le seconde di zaffiro, le terze di calcedonio , le quarte di smeraldo…”

Il berillo, nella varietà smeraldo, era dunque molto conosciuto sin dai tempi più remoti; infatti Teofrasto e Plinio ne accennano in modo indiscusso. Plinio stesso aveva già specificato che lo smeraldo ed il berillo erano una sostanza unica.

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Fig. 1-Cristalli-di-smeraldo - Foto Jess Scovil

Effettivamente si può dire che il colore verde nelle gemme sia la tinta tra le più gradite in tutte le parti del mondo; in tutte le epoche infatti, specie presso i popoli asiatici e del Sud-America, le pietre verdi ebbero grande favore.

Nell’antichità il Regno dei Faraoni fu il principale fornitore di smeraldi ed è perciò probabile che tutte le pietre allora conosciute derivassero dalle miniere dell’alto Egitto, quelle poi denominate di Cleopatra per l’impulso dato alle stesse sotto tale regno.

Con sicurezza si può affermare che gli smeraldi egiziani ebbero grande diffusione in epoca tolemaica (304-30 a.C.), nel periodo romano (30 a.C.-395 d.C.) e bizantino (395-640 d.C.) e che le miniere furono sfruttate più o meno intensamente durante il Regno del sultano Al-Kamel. Cessata la prosperità del prodotto, tali miniere vennero abbandonate.

Ma gli smeraldi pervennero però ugualmente in Oriente, attraverso lunghi e penosi viaggi di apposite carovane di fenici ed armeni che acquistavano le pietre dalle tribù selvagge della Scizia, antica regione della Russia meridionale tra il Danubio e il Don.

Queste tribù avevano acquistato il mercato degli smeraldi (anche Plinio ci nomina gli smaragdi scitici) che venivano a loro volta forniti dagli abitanti selvaggi ed enigmatici di un paese gelido delle montagne a nord-est del Don.

Si diceva che gli smeraldi si formavano in grotte d’oro, sorvegliate dagli artigli feroci di guardiani e che soltanto la relazione diretta con gli spiriti e le anime dei morti dei suddetti misteriosi popoli dava loro il potere di impossessarsi della preziosa gemma.

Delle miniere egiziane, abbandonate, non si parlò più al punto da perdere quasi del tutto la conoscenza della loro ubicazione. Per questo motivo nel Medio Evo si credeva che gli smeraldi non fossero assolutamente mai stati trovati in Egitto, bensì provenissero dall’America attraverso l’Oriente.

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Fig. 02 - La miniere dei faraoni di Jebel Sikeit

A richiamare l’attenzione su queste miniere fu, nel 1816, l’esploratore ed archeologo francese Frédéric Cailliaud il quale, su incarico di Ali Mohammed Pascià, allora Viceré d’Egitto, ripercorse le carovaniere che dal Nilo conducevano alle zone minerarie di Djebel Zabarah e di Djebel Sikeit.

Fu soltanto in seguito alla riscoperta, nel 1818, dei giacimenti egiziani ad opera dell’esploratore ed archeologo francese Frédéric Cailliaud, che tale dubbio fu chiarito.

In tempi recenti i fratelli Castiglioni hanno ripercorso il cammino delle antiche cammelliere ed hanno ritrovato le antiche miniere. Essi gentilmente hanno fornito le foto all’autore.

L’incisione in miniatura di 22.1*14.1 mm – 25.36 ct, riportata in figura è approsimativamente del I secolo d.C. La scultura è originale e lo smeraldo viene dall’Egitto.

Lo smeraldo continuò ad essere usato negli ornamenti preziosi pur nei tempi più foschi della barbarie.

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Fig. 02 - Agilulfo re d’Italia dal 591 al 616

La corona ferrea che Teodolinda donava nel VI secolo alla cattedrale di Monza fra i rubini e gli zaffiri aveva molti smeraldi. Se ne trovano anche nella corona di Agilulfo, re dei Longobardi e re d’Italia dal 591 al 616., prodotta dall’oreficeria longobarda molti anni prima della nascita di Colombo. Ci sono smeraldi nella croce di Lotario, lavoro del IX secolo, e nella celebre corona di santo Stefano d’Ungheria fatta nel X.

Moltissimi accenni agli smeraldi sono riportati negli antichi lapidari orientali, arabi e medievali.

I Lapidari sono opere che si occupano delle pietre e delle loro molteplici qualità. A seconda dell’epoca in cui sono stati redatti e dalla nazionalità del loro autore essi hanno estensione, scopo e criteri strutturali assai diversi. A volte sono costituiti solo da poche pagine, mentre a volte sono dei veri e propri libri il cui contenuto si può ricondurre alla magia, alla scienza occulta, alla medicina.

Ciò che però si é portati a credere é che i lapidari veri e propri fossero simili a manuali, testi di consultazione per gioiellieri, amatori o addirittura re e principi, perché per essi, dalle gemme che avevano nelle loro insegne, dipendeva la salute, la durata del regno e la felicità del popolo.

Il Medio Evo fu un fedele continuatore dell’evo antico e nei lapidari di questo periodo si ritrova tutta la magia e tutto il filosofeggiare scientifico dell’antichità.

Tra i molti lapidari medievali, ricordiamo il lapidario di Isidoro di Siviglia e il lapidario per eccellenza, scritto in esametri latini da Marbodo, vescovo di Rennes tra il 1067 ed il 1081 e tradotto in provenzale, francese, italiano, spagnolo, irlandese, danese ed ebreo.

Dice Isidoro di Siviglia dello smeraldo…. Omnium gemmarum virentium smaragdus principatum habet… Genera eius duodecim, sed nobiliores Scythici, qui in scytica gente reperiuntur…

Secundum locum tenet Bactriani…

Tertium Aegiptii habet…

Fra tutte le pietre preziose di colore verde lo smeraldo è la migliore… Ve ne sono di dodici tipi, ma i più noti sono quelli della Scizia che si trovavano presso la popolazione degli Sciti… Al secondo posto vi sono quelle della Bactriana… Al terzo quelli dell’Egitto

Tra i lapidari arabi, che cominciano nell’VIII secolo con Il libro delle pietre di Jabir Ben Hayyan, ricordiamo in particolare quelli di Muhammad ibn Mansur scritto nel XII secolo che classifica le pietre per peso specifico e durezza e descrive varietà e luogo di provenienza e Fior di pensieri sulle pietre preziose del mercante arabo Ahmed Ben Jussuf Al Teifash (Teifascite) che nel 1242 scrisse un trattato sulle pietre preziose, nel quale per la prima volta in occidente vengono citati i loro prezzi sui mercati del Medio Oriente.

Le pietre proposte sui quei mercati e classificate secondo la scala dei prezzi dell’epoca erano: il rubino, lo smeraldo, il diamante, lo spinello, l’occhio di gatto, lo zaffiro, lo zircone, il corindone giallo, il berillo, la turchese, iI granato almandino.

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Fig. 04 - Il testo di Teifascite in Italiano
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Fig. 05 - Il testo di Teifascite in arabo

Dice Teifascite dello smeraldo…. Dei luoghi ove esistono le sue miniere. Lo Smeraldo trovasi sui confini fra l’Egitto e l’Etiopia in un monte che resta dietro a Siene, e si estende verso il mare. In siffatto luogo pertanto osservassi le miniere di questa Gemma, dalle quali vien, essa a forza di scavi, - estratta in pezzi più o meno grandi……

Delle sue buone e cattive qualità. Quattro sono le specie dello Smeraldo, delle quali la prima chiamasi zababi, la seconda basilicato, la terza bietolino, e la quarta saponato.

La più costosa però, la più signorile e la più pregevole di queste diverse specie dello Smeraldo è per ogni rapporto lo zababi. Esso infatti è dotato d’un verde assai profondo, e non meschiato con alcun altro colore, ed ha di più una stupenda tinta, ed una bell’acqua. Si è dato a tal pietra il nome di zababi per la ragione che il suo colorito si rassomiglia precisamente a quello dello zabab, insetto il quale trovassi nella rosa in tempo di primavera [maggiolino n.d.t.] ed è del più bel verde che esista.

Riguardo alla seconda specie dello Smeraldo la medesima vien detta basilicato pel motivo che ha un color verde smorto al pari delle foglie del basilico.

La terza specie si denomina bietolino per essere nel suo colorito consimile appunto alla bietola.

Finalmente la quarta ed ultima specie dello Smeraldo dicesi saponato, poichè è all’incirca fornita del medesimo colore del nostro sapone..”

Riebbe grande voga in Europa all’inizio del XVI secolo in seguito alle famose conquiste spagnole nell’America Centrale e del Sud; specie ad opera di Hernan Cortes (1485-1547) che portò da quelle terre ricchezze immense costituite da metalli e pietre preziose, e la Spagna divenne il paese più ricco del vecchio mondo. Dal 1600 in poi si rientra nell’era moderna ed è tutta un’altra storia.

Gli smeraldi esistevano anche nelle culture pre-colombiane.

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Fig. 06 - Cultura Calima - 1000-1500 d.C.

Questi smeraldi intagliati, visibili nell’immagine, vengono dal sito archeologico di Malagama, a nord-est di Cali nella Cauca Valley, molto lontano dai giacimenti attuali di Coscuez e Chivor. L’immagine mostra smeraldi pre-Colombiani. Cultura Calima - 1000-1500 d.C. - La pietra più grande pesa 37 carati.

E’ cosa accertata che nel Perù, nella valle di Mantu, gli indigeni adoravano, sotto il nome di Dea-smeraldo e Della castità, un magnifico smeraldo della grossezza di un uovo di struzzo.

I loro sacerdoti approfittavano di tale credenza per impossessarsi degli smeraldi che venivano trovati nel territorio, generalizzando la fede negli indigeni che, cosa graditissima alla Dea-smeraldo, era ricevere in offerta tali gemme in cambio delle quali la Dea avrebbe protetto da ogni male, vegliato sulla castità delle fanciulle e sulla fedeltà delle spose.

Conseguenza. di tale credenza fu che nelle feste solenni da tutti i paesi della valle gli indigeni accorrevano al santuario della Dea offrendo tutti gli smeraldi che possedevano.

In tal modo i sacerdoti raccolsero una vistosa quantità di pietre che poi, allorché gli spagnoli occuparono il Perù, passarono in possesso di questi ultimi.

Pare tuttavia che il grosso smeraldo più sopra citato, cioè la Dea-smeraldo, sia stato trafugato dai sacerdoti e di esso non si ebbero più notizie.

Anche molti laghi erano venerati dagli indios in quanto ritenuti dimora delle divinità e per qualche tempo buttarono in tali acque, quale sacrificio, oro e smeraldi; sorsero perciò varie leggende circa i tesori che dormirebbero sul fondo dei laghi ed in particolare quelli di Titicaca e Guatavita.

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Laguna di Guatavita, Colombia

La laguna di Guatavita è ritenuta uno dei laghi sacri del popolo precolombiano Muisca. Un rituale tenuto proprio presso questo lago è unanimemente riconosciuto essere alla base della famosa leggenda dell’El Dorado. La leggenda narra che, prima dell’arrivo del conquistador Gonzalo Jiménez de Quesada che scoprì il sito, il popolo Muisca vi praticava dei riti religiosi relazionati con il culto del Sole.

In particolare lo Zipa di Guatavita si cospargeva la pelle di resina e polvere d’oro e si inoltrava fino al centro del lago con una zattera da dove si tuffava, effettuando delle abluzioni togliendosi la polvere d’oro di dosso. In seguito i fedeli gettavano nel lago altre offerte rituali, come ciondoli e monili preziosi. Alcuni oggetti d’oro e d’argento recuperati nel fondo del lago sembrerebbero confermare la veridicità di questo rito, anche se finora le immersioni di ricerca in fondo al lago non hanno rinvenuto che un numero relativamente basso di oggetti preziosi.

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Fig. 07 - La corona di Montezuma
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Fig. 08 - La Corona delle Ande

La Coronadi Montezuma

Sembra che questa corona sia appartenuta all’Imperatore atzeco Montezuna II che la donò a Hernando Cortez. Il campione che misura 14*16 cm non è naturale, ma è un montaggio di pezzi provenienti da Muzo e da Chivor. Fu proprietà dell’Arciduca Ferdinando II, Conte del Tirolo. Nel 1881 la sua collezione fu acquistata dal Museo imperiale di Vienna.

La Corona delle Ande

La storia della famosa "Corona delle Ande", presenta aspetti avventurosi e drammatici. Nell’anno 1590, una terribile peste seminò vittime a migliaia in tutto il Perù, risparmiando soltanto il piccolo villaggio di Popayan.

Si pensò subito a un miracolo, a una grazia della Madonna, e pertanto le famiglie più ragguardevoli di Popayan decisero di offrire alla Vergine una corona che superasse in bellezza, in grandezza e in valore le corone di qualsiasi monarca terrestre. Furono impiegati sei anni di lavoro per fabbricarla

La Corona delle Ande è stata ricavata da un’unica pepita d’oro del peso di cinquanta chilogrammi. Il frontale e gli archetti sono tempestati di 240 splendidi smeraldi accanto ad altre 160 pietre rettangolari e 17 pendenti per un totale di 1.500 carati. Lo smeraldo più importante pesa 45 ct.

Venne posta sul capo della Madonna nella cattedrale di Popayan in Colombia.Ma un simile tesoro non poteva restar segreto: ed ecco i pirati farsi avanti minacciosi! Fu pertanto necessario creare una Confraternita dell’Immacolata Concezione i cui componenti, ad ogni accenno di pericolo, seppellivano la corona, oppure la portavano al sicuro in un luogo sconosciuto nella giungla. trafugata dai pirati e riconquistata.

Nel 1909 passò al Vaticano che la mise in vendita per finanziare la costruzione di ospedali e orfanotrofi. Nel 1969 il sindacato dei commercianti di New York comunicò di essere riuscito a recuperare il gioiello ed oggi, questo gioiello di inestimabile valore si trova negli Stati Uniti.

Che cosa è dunque lo smeraldo?

Vari studiosi definiscono lo smeraldo una varietà di berillo colorata in verde brillante da piccole quantità di elementi di transizione che sostituiscono ioni Al+3 nella struttura del berillo. I gemmologi inglesi, molto più rigidamente precisano che un berillo può essere definito smeraldo solo se l’Al+3 è sostituito da una quantità di cromo percettibile con uno spettroscopio. E’ opinione generale, invece, che tale definizione sia riduttiva, perché numerose analisi dimostrano che nello smeraldo il Cr può anche mancare e il colore verde essere dato da piccole quantità di ioni Fe e V che sostituiscono l’Al.

La definizione da adottare dovrebbe pertanto essere:

Smeraldo = Varietà di berillo colorata in verde brillante

Breve etimologia

L’esatta derivazione del nome smeraldo non è molto chiara.

In egiziano mafek o mafek-en-ma indica genericamente una pietra verde.

In sanscrito le pietre verdi erano conosciute come marakat o maraketa.

In persiano questa parola diventa zamarrad o zabargat, in arabo zumurrud o zamurrud in Ebreo baret ed in Siriano borko.

I greci la traformano in smaragdos ed i romani in smaragdus. Da essa derivano le forme alterate smeraldo, émeraude, esmeralda, smaragd ed emerald.

Il sostantivo smeraldo è stato sempre usato per i minerali verdi, quali malachite e serpentino, ma spesso non per lo smeraldo propriamente detto.

Genesi

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Fig. 09 - Gasteropodi fossilizati da smeraldo

I minerali del gruppo del berillo sono minerali accessori normalmente legati alle fasi finali della consolidazione del magma granitico, e cioè alle fasi pegmatitica, pneumatolitica e idrotermale. Una massa pegmatitica contenente berillio entrando in contatto con rocce più o meno plastiche e ricche di Cromo, Vanadio o Ferro, può rendere possibile uno sviluppo di cristalli di smeraldo tramite un processo di metamorfismo di contatto tra rocce granitiche e rocce basiche.

Trovati solamente a Matecana Mine, Colombia, i gasteropodi fossilizzati dagli smeraldi sono una rarità assoluta. 135 milioni di anni fa nel distretto di Colombia c’era un mare interno. Strati sedimentari di argilla nera formarono questi fossili e 65 milioni di anni fa la mineralizzazione a smeraldo sostituì i gusci calcitici dei gasteropodi.

Principali giacimenti o ritrovamenti di smeraldi nel mondo

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Gli smeraldi nel mondo
AFGANISTAN AUSTRALIA BRASILE COLOMBIA
EQUADOR EGITTO FINLANDIA INDIA
MADAGASCAR MOZAMBICO PAKISTAN SUD AFRICA
STATI UNITI TANZANIA ZAMBIA ZIMBABWE

Smeraldi celebri

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Fig. 17 - Smeraldo Mogul
217,80 carati

E’ dei più grandi smeraldi del mondo cm 5*3.8*1. E’stato tagliato nel 1695 per il gran Mogul Aurangzeb. Su un lato A forma di piastra con motivo floreale su un lato e cinque righe di preghiera, scritta in arabo, sull’altro lato con datazione islamica 1107. Nel settembre 2001 è stato venduto per 2.2 milioni di dollari. E’ ora di proprietà della collezione Allan Kaplan, New York.

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Fig. 18 - Smeraldo Hooker
75,47 carati

Lo smeraldo Hooker, portato in Europa dalla Colombia nel 16°-17° secolo, è stato tagliato per Abdul-Hamid II, uno degli ultimi sultani dell’Impero Ottomano. Fu acquistato da Tiffany nel 1911 che ne fece un gioiello per J.S.Hooker che lo donò allo Smithsonian di Washington.

Kakovin: 11130 carati

E’ conservato presso il Tesoro Russo dei Diamanti a Mosca; deve il nome al tagliatore, che cercò di rubarlo.

Devonshire: 1384 carati

Cristallo colombiano (Muzo) in possesso dei Duchi di Devonshire, a cui fu donato dall’imperatore del Brasile Pedro I.

Patricia: 632 carati

Cristallo colombiano (Chivor), si trova al Museum of Natural History di New York.

Vanno anche ricordati:

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Fig. 19 - Turbante con smeraldi

gli smeraldi, di peso variabile fra 220 e 1796 carati, della collezione del Banco de la Republica di Bogotà;
gli smeraldi conservati al Museo Topkapi di Istambul; in questa città, al Museo del Gran Serraglio, è custodito uno smeraldo di circa 1400 carati;
i numerosi smeraldi, di pregevole colore, del Tesoro della Corona dell’Iran, di peso variabile fra i 10 e i 300 carati; fra questi, uno è incastonato sul gioiello da fissare al turbante

Mito e magia

Dedicato dagli antichi alla dea Venere lo smeraldo è ricco di superstizione: di volta in volta simbolo dell’immortalità, della giovinezza e della salute.

Pietra del mese di maggio simbolizza la bellezza e le promesse della primavera.

Molte furono le favole e virtù attribuite allo smeraldo. Secondo Plinio, molti altri autori, lo smeraldo conforta la vita e fa vedere per più lungo spazio. Va ricordato a questo proposito che Nerone usava uno smeraldo concavo attraverso il quale osservava lo svolgersi dei ludi circensi.

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Fig. 20 - Lo zodiaco

Mercuriale asserisce che lo smeraldo ingerito in piccolissimi frammenti, costituisce un ottimo rimedio contro i disturbi intestinali dovuti ad avvelenamento. Comunissima tra le tante virtù attribuite a questa gemma è quella per cui le donne prossime al parto potevano accelerarlo legando uno smeraldo alle cosce, oppure ritardarlo ponendolo sul ventre.

Portato al dito fu ritenuto apportatore di grande fortuna; però, se disgraziatamente esce dall’anello comunica la morte a quanti avvicina.

Lo smeraldo presso molti popoli venne ritenuto simbolo di castità e di verginità; a questo riguardo va riportata la favola ammessa da tutti gli antichi autori, secondo la quale lo smeraldo rifugge il congiungimento venereo e che in tale atto esso si spezzi se portato al dito dall’uomo o dalla donna.

Viene a questo proposito citato il preciso fatto occorso al Re di Ungheria al quale, nella prima notte di matrimonio, al momento del congiungimento con la Regina, il magnifico smeraldo che aveva al dito si spezzò in tre pezzi

E’ singolare come tutte queste favole, alcune persino documentate con esempi precisi di persone e località, vengano riportate da tutti gli antichi scrittori senza commento e senza ombra di dubbio!



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