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Rubrica: QUADRIFOGLIO


Giuseppe Cavalli: Master of Light, dal 18 Aprile al 17 Giugno 2012 a Londra

venerdì 6 aprile 2012
Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.

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Uno dei più importanti protagonisti della fotografia italiana del ventesimo secolo, Giuseppe Cavalli (1904-1961) è sorprendentemente poco conosciuto fuori dall’ambito italiano. Le sue fotografie, reagendo contro la retorica e ridondanza dell’immaginario fascista, sono permeate dall’intima poeticità della vita quotidiana: sottili studi di nudi e di oggetti di uso comune come bottiglie, bicchieri e candelabri. Cavalli sottoscriveva pienamente la sua affermazione che “il soggetto non ha nessuna importanza” in un’opera d’arte – ed infatti questi elementi sono essenzialmente veicoli per esplorare il suo reale soggetto: la luce. La mostra Giuseppe Cavalli: Master of Light, dal 18 Aprile al 17 Giugno 2012 , presenta una selezione di immagini delicate e senza tempo che copre l’intera ma breve carriera dell’artista, morto all’età di soli cinquantasette anni.

Cavalli nacque nel 1904 a Lucera, in Puglia e sebbene ambedue i suoi fratelli Emanuele e Pasquale fossero artisti, Giuseppe scelse di laurearsi in legge a Roma continuando a lavorare come avvocato fino al 1935. Dopo l’acquisto di una macchina fotografia Leica di seconda mano, Cavalli si dedicò invece completamente alla fotografia, trasferendosi a Senigallia sulla costa adriatica nel 1939.

Nel 1947 fondò il gruppo chiamato La Bussola con alcuni altri fotografi fra cui Luigi Veronesi (1908-1998). I membri del gruppo aspiravano ad ottenere un alto livello di purezza nel loro lavoro e condividevano la convinzione della “fotografia come arte” . Questa posizione contrastava nettamente con l’estetica Neorealista del dopoguerra che dominava il cinema, la letteratura e le arti visive attraverso i lavori di registi e artisti quali Roberto Rossellini e Renato Guttuso i quali rivendicavano l’importanza del coinvolgimento dell’artista nei temi politici e sociali. Negando il concetto che “la fotografia artistica deve soltanto documentare i nostri tempi, ad esempio, le rovine della guerra, o macchine ed uomini negli aspetti dell’attuale civiltà veloce e meccanica”, rifiutava la convinzione della fotografia come semplice mezzo utile per registrare la realtà.

Durante il corso degli anni successivi, Cavalli esplora l’estetica del gruppo in una serie di saggi teorici e articoli che vengono pubblicati sulle migliori riviste di fotografia del periodo, quali Ferrania e Il Progresso Fotografico. Egli è inoltre incredibilmente attivo nel promuovere mostre e concorsi di fotografia.

Nel 1953 fonda il gruppo Misa che eserciterà un’importante esperienza formativa sul giovane Mario Giacomelli (1925-2000) suo concittadino, il quale diventò poi il tesoriere del gruppo e successivamente uno dei più importanti fotografi italiani del dopoguerra. Cavalli muore a Senigallia nel 1961.

Lo stile di Cavalli, caratterizzato dai “toni alti” e dall’uso di una forte fonte luminosa costante che minimalizza le ombre, è evidente in tutte le immagini del primo periodo (c. 1936-53). Questa tecnica attribuisce alle sue fotografie un’atmosfera da sogno e una straordinaria sottigliezza di toni che viene ulteriormente aumentata dalla sua predilezione per materiali traslucenti, diafani e riflettenti come vetri, garze, penne, acciaio e porcellana. Le sue immagini evocano inoltre una sensazione di calore intenso e di luminosità tipica mediterranea. Dai primi anni cinquanta però le fotografie di Cavalli cominciano ad includere una serie di toni molto più variata e l’uso di contrasti più forti, per arrivare alla fine della decade perfino alla sperimentazione con la fotografia a colori non presente in questa selezione che si concentra solo sulla sua più caratteristica produzione in bianco e nero.

Il lavoro di Cavalli è solitamente diviso in relazione a tre generi: il paesaggio, il nudo e la natura morta, ma, come questa selezione ci mostra, egli era anche un fantastico maestro di ritratti (fig.1), capace di destreggiarsi altrettanto bene fra immagini immediate e ritratti in posa. Le sue foto rivelano inoltre la perspicacia e lo spirito tipico di un fotografo di strada che riesce a catturare la vita quotidiana solitaria - o forse piena di solitudine - di una piccola città di mare (fig. 2, 3).

Le fotografie di Cavalli condividono un numero di preoccupazioni tematiche ed estetiche con il lavoro di alcuni dei protagonisti chiave dell’arte italiana moderna, pur rimanendo interamente personali e uniche. L’intimità, la rarefazione e la gamma ristretta dei toni di molte delle sue nature morte ha – forse inevitabilente – portato ad una comparazione con i dipinti di Giorgio Morandi (1890-1964) (fig. 4). Sicuramente il lavoro di ambedue gli artisti rivela capacità simili nel generare ritmi astratti attraverso il gioco di forme e oggetti riconoscibili. Tuttavia, mentre Morandi tende a enfatizzare le ambiguità spaziali delle sue composizioni, facendo sparire la prospettiva attraverso l’uso di un punto di vista ravvicinato, sciogliendo e mescolando i contorni delle sue bottiglie e scatole, nelle composizioni di Cavalli si registra una maggiore chiarezza, che lascia agli oggetti la possiblità di mantenere la loro identità e integrità strutturale.

Ancora in alcune occasioni il lavoro di Cavalli riporta pronunciati punti di contatto con l’iconografia metafisica di Giorgio de Chirico (1888-1978), particolarmente nell’uso di manichini (fig. 5) e la incongrua giustapposizione di oggetti scorrelati per creare un’aria di mistero, dramma o arcano (fig.6). Le sue immagini si avvicinano anche all’astrazione di fotografi come Antonio Boggeri (1900-1989) e Veronesi, anche se le foto di quest’ultimi sono molto più intrise di tecnologia, geometria e meccanicismo, prendendo ispirazione dal lavoro di artisti come Moholy-Nagy (Veronesi era infatti amico dell’artista ungherese). La visione astratta di Cavalli rimane invece fondamentalmente “organica”, più in sintonia con le grandi vuote espansioni di cielo e mare, il legno crepato di una porta o la superfice consunta e polverosa di un muro a calce (figs 7, 8).

Accanto a queste fotografie la mostra esporrà anche una scelta di circa venti stupende immagini create da fotografi associati a Cavalli fra cui Veronesi e Pietro Donzelli (1915-1998), oltre che dai suoi discepoli Giacomelli e Piergiorgio Branzi (b. 1928): che serviranno per contestualizzare i suoi risultati e anche queste, come quelle di Cavalli sono state selezionate dalla collezione di Massimo Prelz Otramonti.

Giuseppe Cavalli: Master of Light offre ai visitatori l’opportunità di sperimentare la calma ed intensa visione del mondo di questo innovativo artista nelle tranquille sale della Estorick Collection, e rappresenta un’ennesima mostra nella serie di esposizioni che mettono in vetrina il lavoro di alcuni dei più importanti fotografi italiani del ventesimo secolo.


Eric and Salome Estorick Foundation
39a Canonbury Square
London N1 2AN

www.estorickcollection.com



 



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