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Rubrica: COSTUME E SOCIETA’


ANTEPRIME CINEMA: LA NOSTRA TERRA

sabato 13 settembre 2014
Argomenti: CINEMA, Film

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Il film di Giulio Manfredonia ci ripropone un tema di grande attualità che affronta una piaga ancora persistente nel nostro Paese: l’impossibilità di poter usufruire dei beni confiscati alla mafia per opere di solidarietà e di rivalutazione del territorio.

- A poco serviranno le ottime intenzioni di Filippo (Stefano Accorsi), un uomo di grande impegno e serietà, venuto dal Nord per riqualificare la tenuta agricola di Nicola Sansone, un boss in carcere per mafia che, una volta ottenuti gli arresti domiciliari, avrà nuovamente campo aperto per distruggere tutte le iniziative e i progressi ottenuti dalla cooperativa con un massacrante lavoro di squadra.

- Al centro della scena c’è Cosimo (un eccezionale Sergio Rubini) ex fattore di Sansone che viene integrato nel team dei volontari per la sua vasta esperienza nel lavoro agricolo ma che, però, nasconde qualche segreto. Solo alla fine, l’amore per la terra, la “sua” terra, lo spingerà verso una sorta di pentimento e di salvezza, purtroppo a sue spese…

- Il tema dominante è l’attaccamento alle proprie origini, alla vita georgica che richiede tanti sacrifici, ma che ripaga il contadino di gioie incomparabili. Tutto il film è una sequenza di scene campestri: dall’aratura, alla semina, alla raccolta dei frutti: il tutto dominato dall’entusiasmo, dalla solidarietà tra i componenti di un gruppo, molto diversi tra loro, ma solidali, divertenti e pronti ad affrontare un impegno durissimo e a ricominciare ogni volta daccapo.

- Come ci dice il regista, si tratta di una storia al positivo, basata su episodi veri e che ha portato l’intera troupe in campagna, in un set all’aperto che ha permesso una rivalutazione dell’ambiente rurale capace di migliorare la vita e la salute.

- Un ringraziamento va alla cooperativa Libera che ha contribuito alla realizzazione di un film che rappresenta una grande opportunità per far conoscere un problema ancora persistente e che, nonostante la buona volontà di molti (come Don Ciotti) non riesce ancora a vincere ostilità negative radicate da secoli.

- L’ambiente è quello del Sud, dalla Puglia alla Sicilia, regioni in cui è difficile lavorare e superare ancestrali pregiudizi e prepotenze. Stefano Accorsi aggiunge che il suo personaggio è stato un po’ estremizzato con ansie e paure eccessive. Girare le scene in campagna era piacevole, ma il ritorno in città, dopo la calura della giornata, era ugualmente gradito.

- Maria Rosaria Russo ci dice che questa esperienza diretta con la natura ha cambiato il suo modo di essere e di pensare. All’aria aperta, i ritmi sono diversi, più rallentati, ma precisi. Si ridimensiona, così, lo stress della città.

- Sergio Rubini ci confessa che suo nonno era un contadino e che il suo amore per la terra è autentico e radicato profondamente in lui. Giudica bene il suo personaggio, anche se può apparire ambiguo e pieno di contraddizioni, come lo è il Sud nel suo insieme e, probabilmente, altre regioni d’Italia.

Il film uscirà nelle sale il18 settembre e, dopo il successo del precedente “Si può fare” sarà un nuovo appello al rispetto della legalità ed un invito ad amare la terra, la “nostra” terra.



 



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