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IL FALLIMENTO DEL BIPOLARISMO

E i problemi dell’Italia chi li risolverà?
lunedì 20 settembre 2010 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Politica


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Il sistema bipartitico di stampo anglo–sassone o quello bipolare hanno alle spalle una lunga e consolidata tradizione in alcuni paesi e quindi oggi funzionano ancora perché ben radicati in essi. In Italia, invece, la situazione è molto diversa e il bipolarismo sta fallendo soprattutto a causa di un background storico - politico molto più complesso e tortuoso. Come al solito, manca una razionalistica e distaccata visione d’insieme.

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David Cameron
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Gordon Brown

Oggi, dopo 150 anni, l’Unità d’Italia stessa è ancora messa in discussione e il pericolo del separatismo aumenta col crescente divario Nord–Sud, alimentato sia dall’egoismo della Padania, sia dal potere della criminalità, divenuto “sistema” all’interno di quello politico-economico. Il Meridione rimane terra di conquista.

La nostra Repubblica, dunque, costruita sulle ceneri di una sanguinosa guerra mondiale e di un distruttivo regime dittatoriale, è ancora molto giovane e troppo lacerata dalle lotte intestine di innumerevoli partiti. _ Se il pluralismo è da un lato garanzia di democrazia, dall’altro i suoi eccessi rendono ingovernabile il nostro paese. L’instabilità politica purtroppo è ormai una caratteristica dell’Italia.

Nel paese di Machiavelli, inoltre, a quanto pare lo slogan “il fine giustifica i mezzi” è sempre molto attuale con la differenza che mentre il Principe rinascimentale almeno perseguiva l’obiettivo del bene dell’Italia, oggi invece privilegi ed interessi individualistici legati alle poltrone sembrano prevalere, contribuendo allo sfascio del paese.

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Niccolò Machiavelli

Si è scatenata, infatti, una violenta battaglia “di palle di fango” che volano da una parte all’altra, tanto più deleteria quanto più essa distoglie l’attenzione dai reali problemi. Certamente tutto ciò lascia sgomento e disorientato il comune, onesto cittadino, incrementando il qualunquismo. La frase che spesso si sente in giro è la seguente: - Basta! Non parliamo più di politici, tanto sono tutti uguali! -.

Quando il PD per la prima volta invitò gli Italiani ad esprimersi democraticamente nelle “primarie”, entusiasmo e speranza si leggevano sui volti dei numerosi cittadini accorsi alle urne. L’Ulivo sembrò a molti un bel simbolo, un auspicio di pace, di concretezza democratica e moderata, lontano da pericolosi estremismi e allo stesso tempo sensibile alle istanze di giustizia sociale, simbolo tollerante, non razzista, rispettoso dei diritti umani e civili.

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W. Veltroni

Abbiamo visto diversi leader alternarsi alla guida del PD, tra discussioni e lotte e primarie, ma….. a quante “primarie” dovremo ancora partecipare? In un momento in cui la destra appare meno forte per la nuova posizione di Fini, non sarebbe opportuno mostrare da parte del PD maggiore coesione e unità di obiettivi? Francamente sfugge a molti il significato del comportamento di Veltroni.

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G.Fini

In un mondo globalizzato in cui spesso subdoli interessi internazionali economico - finanziari manipolano e scavalcano i governi nazionali, solo i paesi politicamente più stabili potranno sopravvivere. Vogliamo fare la fine della Grecia o diventare una “repubblica delle banane”?

Si cerca ora di trovare soluzioni nelle riforme istituzionali o in quelle elettorali. Una riforma elettorale potrebbe rivelarsi utile, ma modificare la Costituzione o le Istituzioni non potrebbe essere pericoloso? Forse sarebbe consigliabile tornare a votare i singoli partiti piuttosto che sostenere traballanti coalizioni, partiti con idee più chiare e ben definite, più distinguibili gli uni dagli altri anche nei simboli, talvolta troppo simili sulle schede elettorali nell’incomprensibile guazzabuglio che spesso ostacola il diritto al voto di tanti cittadini.

Concludendo, pensiamo che se la politica italiana non sarà in grado di rinnovarsi con seri programmi politici centrati sui problemi reali del paese (soprattutto sul futuro dei giovani), non ci sarà alcuna significativa svolta. E se ciò non avverrà, chi penserà allora al Bene dell’Italia?

 

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