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LA CHIESA: SOCIETA’ UMANA E DIVINA


martedì 1 giugno 2010 di Rodolfo Carelli

Argomenti: Attualità
Argomenti: Religione


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Società umana e divina, la Chiesa non è immune dai peccati mortali. Parola del Papa!Sulla scia dell’insegnamento del suo predecessore, Giovanni Paolo II, anche Benedetto XVI chiede perdono per i peccati commessi dalla Chiesa in passato senza alibi di sorta, sostenendo che perdono e giustizia non sono alternativi ma debbono andare di pari passo. E’ un crescendo di consapevolezza su ciò che nella Chiesa non va e su quanto sia necessario stare all’erta in spirito di verità e di trasparenza. Per la sua valenza universale e di esempio per ogni comunità, civile o ecclesiastica, va ricordato che, senza sollecitazioni esterne, per i peccati di pedofilia non è mancato il coraggio della denunzia da parte di Papa Ratzinger quando ha detto: - Non è forse una tentazione quella della carriera, del potere, una tentazione da cui non sono indenni neppure coloro che hanno un ruolo di animazione e di governo nella Chiesa?.

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Bebedetto XVI

Compito ingrato quello di Benedetto XVI: arginare denunziando la deriva della secolarizzazione in atto che ha aggredito anche settori della Chiesa! Una deriva che viene da lontano e rischia di andare lontano, se coraggiosamente qualcuno non mette il dito sulla piaga. Non è certo una novità nella storia della Chiesa una situazione di degrado rispetto ad un modello ideale che configura la Chiesa come la sposa di Cristo. Solo per fare un esempio cito quello di San Francesco. Il compito spesso ricade sulle spalle di chi è periferico rispetto al governo della Chiesa e deve lottare per essere riconosciuto ed additato ad esempio a tutta la comunità cristiana. Nel nostro caso è lo stesso pontefice a caricarsi sulle spalle la croce delle inadempienze di singoli o di gruppi, invertendo il senso di marcia del passato, troppo spesso propenso a coprire con l’alibi di non scandalizzare la comunità cristiana e civile .Il salto di qualità avviene nel nome della fedeltà alla verità che rende gli uomini liberi.

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Prima donna sacerdote in Italia

Di fronte ad un andazzo che corrode la fiducia nella Chiesa, a partire dalla denunzia di condotte depravate, la novità introdotta dal Papa è il rifiuto di muoversi come in una cittadella assediata, come dimostrano le sincere e pubbliche dichiarazioni sui fatti, la consapevolezza di non potercela fare da solo e di dover contare sulla collaborazione non solo della comunità cristiana, ma anche di quella civile, per arginare un fenomeno che non conosce barriere. La novità ed il coraggio di Papa Ratzinger sono nello scoperchiare il vaso di Pandora, non indulgendo a comportamenti consolidati gravemente omissivi del tipo:”I panni sporchi si lavano in casa!”. Egli pone l’uno accanto all’altro, e non in alternativa, il perdono e la giustizia: il perdono, perché la misericordia divina viene in soccorso di tutti i peccatori e mette in conto la conversione, l’uomo nuovo che può scaturirne; la giustizia, perché non si può consentire una sorta di extraterritorialità rispetto ai doveri fondanti la convivenza civile.

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Papa Wojtyla

Non si può certo dire che in passato la Chiesa non abbia cercato di mettere la sordina a dei comportamenti riprovevoli, erigendo un muro di silenzio e di omertà intorno ai colpevoli. Tanto più meritevole è la posizione assunta da Papa Ratzinger quando sottolinea il dovere morale oltre che civico di denunziare all’autorità giudiziaria gli abusi e le violenze perpetrate verso i più deboli ed indifesi e tra questi i fanciulli. Il Papa trae conforto nella sua opera di risanamento, per ripulire gli ambienti ecclesiali dalla gramigna che contamina il grano, attingendo direttamente e coerentemente alla maledizione biblica:”Meglio sarebbe che chi fa violenza ai piccoli ed indifesi non fosse mai nato.”

Di fronte ai casi di pedofilia, che non hanno risparmiato importanti comunità ecclesiali, c’è stato un ampio serrato dibattito per individuarne le cause e porvi rimedio. Tra le cause da più parti è stata indicata l’obbligatorietà del celibato, che dovrebbe giustamente essere una libera scelta e non un’imposizione, peraltro come accadeva già al tempo di Gesù e tra i suoi stessi apostoli. Per quanto abbia io potuto constatare leggendo, c’è forse un’altra ipotesi che ci rimanda al mondo dell’economia: la sproporzione tra la domanda e l’offerta fa sì che la scarsità dell’offerta, a fronte di una crescente domanda, mantiene nel circuito del mercato anche merce avariata invece di espellerla onde evitare che il marcio si diffonda. Fuor di metafora, chi può negare che alla luce della espressione evangelica “La messe è tanta, gli operai sono pochi” si sia stati tentati a coprire anche le mele marce? E’ vero o non è vero che le vocazioni sono sempre meno numerose, specie nel vecchio continente, e che c’è un numero crescente di seminari dismessi?

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S. Francesco

Il lettore che segue le mie considerazioni sa già che io ho indicato una via maestra per rompere la spirale autarchica che sta alla base di tante omertà: consentire l’accesso al sacerdozio, sia pure gradualmente, all’altra metà del cielo, alle donne, ingiustamente escluse quando sono dotate di un’umanità più profonda e radicata, un’umanità che promana proprio dall’esser donna. Basta guardarsi intorno nel piccolo, come a livello mondiale, per constatare che sugli spalti della difesa della dignità umana e dei suoi diritti conculcati, una difesa spesso pagata con la vita, ci sono donne esemplari che non hanno nulla da invidiare al sesso cosiddetto forte.

 

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