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della mostra
fig. 4

Frida Kahlo in mostra a Bruxelles

Quando il mito è più grande dell’opera
martedì 16 febbraio 2010 di Elvira Brunetti

Argomenti: Arte, artisti
Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Al Bozar di Bruxelles la mostra consacrata alla pittrice messicana Frida Kahlo (1907-1954) sembra favorire un incontro piuttosto intimo con un’artista, il cui mito supera talvolta l’opera stessa.

E’ solo il preludio di un festival pluridisciplinare che celebrerà fino alla fine di aprile sia il bicentenario dell’Indipendenza del Messico che il centenario della Rivoluzione.

’Frida Kahlo y su mundo’ funge da aperitivo ad una lunga serie di eventi lanciati simultaneamente al Palazzo delle Belle Arti (Bozar) di una città, che, dopo il festival cinese di Europalia, appena terminato, subito ne allestisce un altro a tambur battente.

Un viaggio interessante nel meticciato etnico del Messico alla continua ricerca della sua identità: dall’arte precolombiana, attraverso il colonialismo e la rivoluzione fino ai tempi moderni. Si possono ammirare opere pittoriche (150 ritratti), fotografiche, letterarie fino ad esempi di architettura recente e poi ancora Teatro, Cinema (’Viva el Mexico’di Sergey Eisenstein, idolo della Nostra), Musica,Danza e Fiestas.

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Ritratto dei coniugi
fig. 1

Frida Kahlo si puo’ considerare il ritratto dei ritratti del Messico, in quanto è l’emblema di quella tradizione popolare e culturale, che rivendicava in quegli anni la salvaguardia e l’autonomia del proprio patrimonio. Ne sono un esempio le sue rappresentazioni pittoriche che la ritraggono con abiti e acconciature indigene e a volte estrose. Il vestito lungo tuttavia aveva anche la funzione di nascondere le sue malformazioni fisiche.

Preferiva dire di essere nata nel 1910 invece che nel 1907, per identificarsi con la rivoluzione, dal momento che anche la sua produzione artistica era una forma di ribellione, la testimonianza della lotta continua contro le avversità della vita.

Diego Rivera nella sua biografia la cita come:’Unico esempio nella storia dell’arte ad aver rivelato la verità biologica dei suoi sentimenti...una pittrice superiore e la prova più forte del Rinascimento dell’arte del Messico’.

Frida nasce e muore nella ’Casa Azul’ a Coyoacan, un quartiere assorbito oggi completamente dalla metropoli Città del Messico, da un padre di origine tedesca ed una madre di origine indiana. Contratta la poliomelite nell’infanzia, a 17 anni è vittima di un drammatico incidente sull’autobus della scuola. Ne porterà i terribili segni per tutta la vita. Inchiodata per mesi a letto, incomincia a dipingere grazie ad uno specchio opportunamente inclinato. Subisce molti interventi operatori, ma il dolore più grande sarà per lei la rinuncia forzata alla maternità dopo aver affrontato tre aborti.

Con Diego Rivera ha un rapporto d’amore violento e tumultuoso. Divorzia e lo sposa di nuovo. Negli anni ’30 la coppia

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Il camion
fig. 2

raggiunge gli Stati Uniti, dove lui è chiamato a realizzare murales presso sedi istituzionalizzate prestigiose. Grande successo mediatico per tutti e due (Fig. 01). Diego ha quasi il doppio dei suoi anni ed il triplo del suo peso. E’ un artista famoso ed affermato, che aveva tra l’altro soggiornato a Parigi ai tempi del Bateau Lavoir con Picasso. E’ di sicuro il maggiore pittore della rivoluzione rispetto agli altri due artisti della celebre triade: Orozsco e Siquieros. Seduttore inveterato di gonnelle femminili ci prova anche con la cognata Cristina. Frida restituisce il tradimento. Ben nota è la sua relaziona con Léon Trotzky, mentre meno nota è quella con Josephine Baker ed altre donne.

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Vegetazione lussureggiante
fig. 3

Fedele per tutta la vita all’ideologia marxista, diventa membro del partito comunista messicano e col marito sostiene diverse battaglie politiche.

Nel 1953 le amputano la gamba destra. Non puo’ presenziare alla inaugurazione della sua prima mostra personale a Città del Messico. Ma si reca ugualmente all’appuntamento, destando incredibile sorpresa tra i convenuti; c’era perfino un giornalista del ’Time’. In tal modo Frida Kahlo strappa alla vita negatale l’ultimo diritto, quello di assistere all’unico successo veramente trionfale prima di morire.

Una ventina di tele, un’acquaforte ed alcuni disegni, oltre al suo diario intimo sono le opere esposte, provenienti tutte dal museo Dolores Olmedo di Città del Messico, la più grande collezione privata.Accompagnano il percorso della mostra un insieme di grandi specchi obliqui che ricordano le difficili condizioni di esecuzione di molti suoi lavori

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della mostra
fig. 4

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Il primo quadro é bellissimo il ’Retrato de Alicia Galant’1927. Frida era praticamente un autodidatta ma con una buona educazione che le aveva permesso di familiarizzare con la storia dell’arte. Si legge l’influenza del Rinascimento e del Manierismo italiano, come pure l’ammirazione per i colli lunghi di Amedeo Modigliani. Il secondo è famoso per il richiamo all’incidente, ma il pathos è assente, sono passati ben 4 anni. In ’El camion’ 1929 (Fig 2) l’artista ha voluto fissare sulla tela l’ultimo brano di vita allegra e spensierata. Frida appare seduta, ma in una posa borghese ed elegante rispetto agli altri personaggi. La messicana che allatta il bambino ha uno spazio maggiore ed occupa una posizione centrale. Sembra di vedere un quadro di Rousseau il Doganiere. In Francia gli artisti sognavano un altrove esotico, Frida invece lo vive e non ha bisogno di ispirarsi alla letteratura di Rimbaud o Loti o Apollinaire. La vegetazione lussureggiante dei suoi quadri è il suo habitat quotidiano (Fig 3). Nel ’Ritratto con piccola scimmia’ 1945 (Fig 4) un nastro giallo avvolge tutti e quattro i soggetti con chiara allusione al legame biologico con tutte le creature v

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Columna rotta
fig. 7

iventi, altrove il nastro circonda anche le piante. La presenza della statuetta precolombiana, di

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La nutrice
fig. 5

reminiscenza gauguiniana, ribadisce la sua appartenenza al passato. Il quadro costituisce il logo della mostra e racchiude i simboli della sua poetica espressiva.

Un’opera a cui la pittrice era molto legata è: ’Minana y yo’ (La nutrice) 1937 (Fig 5). L’indiana che l’allatta, di cui non ricorda più il volto, è coperta da una maschera azteka di pietra ed indica la forza della natura che aiuta la fragile Frida a superare i suoi handicap. Forse un doppio autoritratto, la donna debole aiutata dall’altra forte che a volte sonnecchia. In altre opere si presenta col suo doppio (Fig 6).

Ogni momento doloroso è stato immortalato sulla tela come se si trattasse di un’opera letteraria, una biografia.

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Senza speranza
fig. 8

Nel quadro arcinoto ’La columna rota’ (Fig 7) si raffigura prigioniera dit un busto d’acciaio sopportato per cinque mesi. Mostra le ferite come un San Sebastiano, ma non guarda in alto verso il cielo come il martire cristiano bensi’ in faccia, invitando l’osservatore a notare l’impassibilità emotiva del volto che con forza affronta la sofferenza quotidiana. E’ un quadro molto bello, sensuale e un po’ surreale.

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Frida ritratto
fig. 8

In ’Hospital Henry Ford’ 1932 Frida realizza una specie di confessione grafica altamente simbolica, riguardante un aborto subito a Detroit. Il suo corpo nudo giace in un mare di sangue, immersa in un’atmosfera da incubo che esprime la sua disperata solitudine. L’orchidea fa pensare all’utero, il bacino è mutilato, la chiocciola rimanda alla lentezza dell’aborto. Nella litografia ’Frida y el aborto’ 1932 , quasi una scheda scientifica analizzata al microscopio, la cosa interessante è il terzo braccio che brandisce la tavolozza come uno scudo. Solo l’impegno costante puo’ esorcizzare il dolore. Frida dipingeva perchè solo cosi’ poteva alleviare la sua pena.

Possiamo definirla per alcuni aspetti della sua produzione artistica una surrealista messicana. André Breton quando la incontro’ fu toccato dalla sua opera, in quanto vi scorgeva una ingenuità primitiva ed una originalità assente tra gli artisti europei. Senza una cultura di base, era in grado di creare intorno ad eventi realmente accaduti e riconoscibili un substrato surreale.

Interessante e di memoria dechirichiana per l’affastellamento degli oggetti in uno spazio stretto, è la tela ’Sin esperanza’ 1954 (Fig 8), in cui Frida anoressica viene alimentata forzatamente. La si vede in lacrime e senza difese in un letto sospeso nello spazio surreale.

In conclusione nonostante non si tratti di una grande mostra per l’assenza di molte opere sue importanti, pur tuttavia l’affluenza del pubblico sancisce per l’ennesima volta l’esistenza del mito di una donna coraggiosa e libera.

’Frida Kahlo y su mundo’(fig 9) andrà a Vienna, Berlino e Parigi per soddisfare un pubblico sempre più vasto.

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Il doppio autoritratto
fig 6
 

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