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SAVIANO "CAMORRISTA"

Il messaggio che fa passare la camorra
martedì 12 gennaio 2010 di Michela Orefice

Argomenti: Opinioni, riflessioni
Argomenti: Politica


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É il 13 ottobre del 2006 quando Roberto Saviano inizia a vivere sotto scorta. Cinque uomini del corpo dei carabinieri lo accompagneranno ovunque per proteggerlo da chi non ha apprezzato il suo talento letterario. Scegliendo di raccontare la camorra in Campania, unendo tutti i fili degli interessi, del potere e delle connivenze per mostrare l’inestricabile “matassa criminale”esistente, Saviano si procura una condanna da “camorrista”: la latitanza. Fare una passeggiata all’aperto o bere una birra con gli amici, da comuni passatempi diventano pericolose occasioni di finire nel mirino di un commando camorrista.

Impensabile abitare nella stessa casa ed in uno stesso luogo per lunghi periodi di tempo. Frequenti e segreti i soggiorni in altri Paesi europei; difficili i contatti con la famiglia e con i pochi amici che ancora lo sono. Sì perché molti hanno preso le distanze per un “quieto vivere” dietro il quale si cela paura e rassegnata accettazione della realtà. In Saviano non c’è rassegnazione né complice omissione e questo fa di lui una specie di “appestato” intorno al quale si crea il vuoto.

1000000000000096000000D2F38EC4DAGomorra a me è costato 18,50 €; al suo autore la libertà personale...i diritti civili. É difficile stabilire se Saviano fosse consapevole del sacrificio a cui andava incontro una volta completato il suo lavoro. Probabilmente lo ha messo in conto, ma ha voluto comunque correre il rischio per il desiderio di raccontare, condividere, informare. Il suo è un sacrificio che la camorra, o per meglio dire il Sistema, sta cercando di vanificare con l’arma subdola del discredito, forte di un’ignoranza dei fatti abbastanza diffusa.

Proprio pochi giorni fa mi è capitato di parlare con un vicino di casa, Enzo, 38 anni, padre di due bambini il quale mi diceva di avere perso il posto di lavoro “per colpa di Saviano”. Lavorava presso un’impresa che si occupava di distribuzione e posa in opera di bitume. “A seguito del polverone sollevato dal libro Gomorra”, mi diceva, “sono partite le indagini su molte imprese del settore edilizio, compresa la mia”. Il risultato era stata la chiusura e messa in sequestro dei cantieri e la disoccupazione per lui. É questo il messaggio che fa passare la camorra.

Enzo non ha neppure letto Gomorra e non sa che Saviano ha attinto molto dagli atti della DDA di Napoli. Le sue non sono state indagini personali, né travisazioni od esagerazioni della realtà campana, ma semplicemente constatazioni di fatti documentati e di cui è stato spettatore. Regolamenti di conti, vendette trasversali, alleanze e scissioni di clan camorristici, traffici illeciti nazionali ed internazionali. Tutti fatti gravissimi inseriti da Saviano in una cornice di forte malessere personale, lo stesso che attanaglia il lettore di Gomorra costringendolo a fare “pause di lettura” per metabolizzarne alcuni intensi passaggi.

Concludo citando una frase dello scrittore estrapolata dal suo discorso presso l’Accademia di Stoccolma: «...la scrittura diviene pericolo solo grazie a ciò che di più pericoloso esiste: il lettore».

 

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