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L’era post-americana (Rizzoli, Milano 2008)

GLI STATI UNITI DI FRONTE ALL’ASCESA DELLE POTENZE ASIATICHE NELL’ANALISI DI ZAKARIA

Una analisi dei cambiamenti intervenuti nel mondo dopo il tramonto dell’egemonia degli Stati Uniti
giovedì 16 aprile 2009 di Carlo Vallauri

Argomenti: Mondo
Argomenti: Politica
Argomenti: Fareed Zakaria


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L’era post-americana di Fareed Zakaria (Rizzoli, Milano) è un libro dedicato all’analisi dei cambiamenti intervenuti nel mondo dopo il tramonto dell’egemonia degli Stati Uniti.

L’autore – di cui già abbiamo apprezzato il documentato studio sugli sviluppo della “democrazia senza libertà” registrata in vari paesi – in questa nuova ricerca punta l’attenzione sull’ “ascesa degli altri”, in particolare gli Stati dell’America latina, dell’India, dell’Africa, dell’Oriente asiatico. A suo avviso, negli ultimi anni all’ “impressione” di un mondo estremamente pericoloso corrisponde una diminuzione dei conflitti generanti ingenti numeri di vittime. Lo stesso terrorismo islamico – osserva – coinvolge solo un “piccolo” numero di fanatici. Gli stessi effetti di questo terrorismo sono diminuiti ad ogni successivo attentato: la miglior politica è la capacità di non lasciarsi intimidire.

Per contro il fenomeno più evidente è oggi la “grande” espansione dei nuovi contesti, soprattutto asiatici. Si sono messi in moto nuovi giganti, sorretti da forze politiche, economiche e tecnologiche, la crescita globale è l’evento principale dei nostri tempi. I paesi dotati di risorse naturali come petrolio e gas naturali si trovano avvantaggiati. Teniamo presente tuttavia che il testo è stato scritto prima dell’ultima crisi che ha mutato alcuni fattori in gioco. Tuttavia molte le considerazioni di Zakaria mantengono in pieno il loro significato, dalla crescita del nazionalismo al peso delle potenze orientali, e alcuni elementi restano validi, come la fine dell’unipolarismo. Anzi in un certo senso risulta accentuato.

Chiarite così le cause di forza e di debolezza dei due grandi antagonisti orientali, gli Stati Uniti appaiono, nel lungo periodo, dotati di potenzialità significative: basti pensare alla condizione dell’istruzione superiore ancora bassa sia in Cina che in India.

E l’eurozona? Secondo l’autore, il suo punto di debolezza è il profilo demografico, in quanto l’America ha ancora la sua maggiore arma segreta nella capacità di integrazione gli immigrati che consentono una potenzialità in grado di assicurare i massimi vantaggi proprio negli ambiti delle nanotecnologie e delle biotecnologie, con la conseguente capacità di “inventare” il futuro e investire su di esso, anche se – osserviamo – i più recenti eventi ne hanno messo a rischio alcune prospettive. E Zakaria tiene a mettere in rilievo che sussiste una “missione americana” che quando scriveva questo libro non poteva vedere incarnata da Obama, ma che vedeva soprattutto nella maggiore possibilità che gli Usa hanno di essere un naturale alleato per le nazioni preoccupate dall’ascesa di un paese egemone limitrofo. Appare però necessario – conclude – cercare di costruire regole generale, non interessi particolari, affidandosi ad istituzioni e meccanismi capaci di risolvere i maggiori problemi intervenuti, senza cadere nelle “trappole” di provocazioni tendenti a spostare il suo peso su aspetti particolari, riconfermando la sua vocazione ad una apertura verso gli altri e verso il progresso comune.

Ma la strada appare ancora piena di inconvenienti, come hanno rivelato i fatti dei quali Zakaria non ha potuto ancora occuparsi.

E continua a svilupparsi quel “mondo non occidentale” al quale l’autore dedica molte approfondite pagine seguendolo nel suo corso dall’incontro con l’Occidente ai giorni nostri. La modernizzazione ha colpito a morte il vecchio ordine. La sfida principale è partita dalla Cina con i suoi straordinari progressi nel campo manifatturiero. Una contraddizione è nel controllo statale dominante che spesso impedisce trasparenza, concorrenza ed efficienza ma le trasformazioni in corso mettono a rischio il potere politico statal-comunista. E sarà, secondo Zakaria, la combinazione delle azioni cinesi con le reazioni degli altri e i conseguenti effetti sistemici a determinare in quale misura la Cina potrà emergere pacificamente dall’attuale situazione. Una sfida che all’interno vuol dire confrontarsi con il malcontento popolare mentre all’esterno l’attenzione è concentrata sul commercio non senza punti di interferenza rischiosa come nel Sudan. Di fronte agli Stati Uniti ha un evidente imparità militare che la spingerà ad una più intensa utilizzazione delle specificità tecnologiche, dalle spaziali a quelle basate su Internet.

E l’India? Nel quadro presentato, la crescita dell’India ha altre caratteristiche, innanzitutto essa avviene dal basso, il paese è sempre povero e pieno di analfabeti, ma ha saputo evolversi, con un sistema politico democratico, una fiorente industria delle telecomunicazioni, uno sviluppo tecnologico ragguardevole, sorretto da una visione d’impronta induista tollerante e dotata di un grande senso pratico. La trattativa nucleare con gli Usa pone l’India alla pari degli altri membri del club nucleare, anche se permangono varie difficoltà. Le varietà dell’India la salvaguardano da eventuali dittature. Gli indiani nutrono grande simpatia per la potenza americana di cui appaiono un alleato naturale.

 

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