Non sono bastati i disastri naturali, il surriscaldamento del pianeta, lo stravolgi mento delle stagioni a far preoccupare gli Stati e chi li governa e a risvegliare le coscienze intorpidite e rivolte soltanto al profitto e al benessere materiale.

L’ONU, nella persona del segretario generale Ban-Ki Moon, alla vigila del “Earth Hour”, ha approvato ed elogiato un’iniziativa unica e si spera, efficace: invitare un milione di cittadini a restare per un’ora al buio per sensibilizzare i Grandi del mondo sulle drammatiche conseguenze del cambiamento climatico che la terra sta attraversando.

Le persone che hanno aderito a tale “oscura” protesta vogliono dimostrare in tal modo l’urgenza di chiedere ai loro governanti di partecipare ad un Congresso a Copenaghen ove sarà firmato un patto ed un accordo basati su fondamenti scientifici che prevedano cambiamenti di abitudini ed un maggiore impegno verso il rispetto della natura.

Quale il rimedio proposto?

Energia sostenibile e pulita al posto della dipendenza dai combustibili fossili, causa prima del surriscaldamento del pianeta. Tale iniziativa potrebbe favorire anche la ripresa economica, altro problema cruciale del momento. Perché, allora, non abbinare le due esigenze in un unico grande progetto? A dicembre, quando i governi si riuniranno a Copenaghen per un nuovo accordo sul clima, ci auguriamo che tutti, indistintamente, si impegnino a salvaguardare l’ambiente e la salute di chi ci abita.

Nel frattempo, la mobilitazione globale Hearth Hour, promossa dal Wwf, ha chiamato a raccolta 2848 città, tra cui 66 capitali nazionali in 83 Paesi con l’invito a spegnere le luci su monumenti ed icone.

In Italia, Roma e Venezia hanno preso parte a tale evento spegnendo le luci del Colosseo e le fiamme di una fiaccolata simbolica sul Ponte di Rialto.

Tutto questo, mentre nel nostro Paese ci si organizza ad aumentare il cemento, a costruire centrali nucleari, a progettare ponti su basi sismiche ad altissimo rischio…

Basterebbe riflettere non tanto sul presente, ma sul futuro, quello dei nostri figli e nipoti, per ritrovare un minimo di consapevolezza nella valutazione di un pericolo che si fa, di giorno in giorno, più grave e preoccupante.