Raffaele Simone in Il Mostro Mite (Garzanti, Milano, 2008) affronta, con occhi aperti e critici, le cause dell’indebolimento delle sinistre in Europa.
Alti ideali, difficoltà di realizzazione, contrasti interni, superficialità: fatti evidenti ed inoppugnabili. In effetti non si tratta solo – osserva l’insigne professore – tanto e solo di errori di singoli quanto di un fenomeno ben più vasto che riguarda l’intero andamento della società contemporanea con la formazione di modelli culturali coinvolgenti, assunti come propri, al di là delle volontà individuali, quali effetto della perdita di valori e dell’assoggettamento alla logica pervasiva del consumismo.
L’autore spiega con molta perspicacia i vari momenti della trasgressione generalizzata, del venir meno della chiara assunzione di responsabilità, sino al dilagante e dominante conformismo. Questo fenomeno di massa ormai travolgente a tutti i livelli, viene descritto nei suoi passaggi e nei suoi momenti determinanti. Il libro è dedicato “a coloro che credono ancora nella sinistra”. A questo proposito si può osservare che lo stesso concetto di “sinistra” va meglio chiarito e precisato. Si dichiarano e si fanno campioni della sinistra tanti intellettuali e politici che per decenni hanno esaltato Stati privi di libertà e da loro considerati meritevoli di imitazione. In effetti in Europa sono ben differenziate le posizioni di quanti si dichiaravano di sinistra: la stessa contrapposizione tra riformisti e sostenitori di soluzioni più radicali è tuttora presente, a cominciare dal settore economico. Basti pensare a economisti di sinistra che negli anni ’80 e ’90 hanno accettato la svolta liberista, ai politici che hanno favorito la flessibilizzazione, e solo adesso – forse – si accorgono di quanto fosse pericolosa quella strada.
- Raffaele Simone
- Ordinario di Linguistica Generale Università Roma Tre
Simone ha il merito di aver visto l’abbassamento dei livelli di guardia, attraverso i quali sono passate le peggiori illusioni e le devastanti legislazioni nostrane. Dove sono finiti i giovani egli si chiede da maestro di allievi spesso troppo leggeri nelle loro scelte e preferenze.
Il richiamo a Hannah Arendt è pertinente, giacché oggi assistiamo al ritorno di spinte totalitarie nel seno stesso della democrazia: ed è questo forse il vero rischio al quale inconsciamente si va incontro.
Il mondo “rovesciato” di cui parlava Debord è quello nel quale noi tutti viviamo. I comportamenti “ipnotici” derivati dai mass media, inibiscono qualsiasi capacità di difesa dai virus perturbanti: quando questi hanno già corroso le difese morali e psicologiche, il peggio di tutto diviene prevalente. La “vergogna” evocata da Spinoza intacca anche le fibre migliori e l’Occidente perde i caratteri che l’hanno fatto progredire in passato. I traguardi problematici riguardano ormai – conclude l’autore – piccole minoranze. Sgomenta l’ “artificialità” della sinistra che perde le sue battaglie, senza – osserviamo – saperle neppure combattere perché i suoi epigoni sono proprio l’essenza dell’artificiosità delle costruzioni politiche, nel distacco da una realtà che – constatiamo – a tutt’oggi la destra europea dimostra di saper meglio interpretare