Carla Ravaioli riprende in Ambiente e pace, una sola rivoluzione (Edizioni Punto rosso), temi sui quali già ha scritto altri saggi e molti articoli. Questo nuovo testo (finito di stampare nel maggio 2008, cioè poco prima del punto più aspro della bufera finanziaria mondiale) presenta in particolare richiami impellenti sui problemi più urgenti connessi alla necessità di favorire trasformazioni capaci di inverare concreti atti di grande rilievo. Un esempio: la proposta di smilitarizzazione unilaterale dell’Unione europea, lanciando così una sfida ai troppi pacifisti dormienti, perché li sollecita a misurarsi con le difficoltà dell’immobilismo che intorpidisce da anni l’intera area degli avversari convinti d’ogni iniziativa bellica.
Naturalmente la scrittrice inserisce questa “provocazione” nel quadro di una situazione internazionale caratterizzata dalla incessante produzione di materiale e strumenti di guerra, e tiene a denunciare i processi irrazionali dell’economia capitalistica, citando opportunamente il pensiero di Claudio Napoleoni. “Da dove cominciare?” si chiede la Ravaioli. Le opposizioni e le resistenze ad iniziative coraggiose sembrano ridurre gli sforzi degli ambientalisti (come Fabrizio Giovenale, anch’egli giustamente citato) ad una eterna fatica di Sisifo.
Il fondamentalismo economico con la riduzione del mondo a merce e denaro ha condotto all’attuale crisi, mentre le sinistre – scrive giustamente l’A. – si perdevano in politiche non chiaramente distinguibili dalla destra. Basti pensare – aggiungiamo – a tanti economisti considerati di sinistra che hanno pigramente accettato le liberalizzazioni in Italia come altrove, quasi cercando di farsi perdonare le loro “vecchie” idee di pianificazione e di socialismo. E adesso vediamo i risultati.
La struttura agile del libro consente al lettore una immediata percezione dei punti salienti di un discorso di approfondimento che merita di essere indicato quale elemento propulsivo che muove dall’ambiente per ripercorrere cammini di speranze deluse. Mentre si discuteva come meglio distribuire la ricchezza prodotta, l’implacabile legge dei fatti ha rotto l’incantesimo del progresso infinito e così Occidente ed Oriente si sono ritrovati a terra, dovendo rincorrere a priori l’urgenza di una nuova terapia per sfuggire ai mali maggiori. E la Ravaioli non esita a citare anche recenti – e sofferti – tentativi a casa nostra, per sottolineare come sia indispensabile la ricerca di una “nuova razionalità economica e sociale” basata sul legame tra salvezza dell’ambiente e diritto alla non violenza, un binomio d’altronde che sin dagli anni ’70 i pacifisti italiani posero alla base della loro azione.
E non si tratta tanto, a nostro avviso, di “reinventare la rivoluzione” (un programma tanto ambizioso quanto inadeguato alle nuove realtà) bensì a convogliare le energie di coloro che intendono realmente “cambiare” verso uno sforzo comune. E se era partita dalla richiesta di un disarmo unilaterale dell’Europa l’A. chiude (in data, aprile 2008) con l’auspicio di un “diverso modello di sviluppo”, cioè una condizione nuova imposta dalla realtà più forte d’ogni ideologia.