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Nella giungla degli gnomi, Garzanti editore, (Milano, 2008)

TRA FINANZA E POLITICA DOVE VANNO A FINIRE I SOLDI DEI RISPARMIATORI

Gli “gnomi” sono i depositari dei tesori italici in mano alle banche. G. Galli delinea le vicende che hanno attraverso il cuore della nostra finanza, dagli anni ’80 in poi
mercoledì 17 dicembre 2008 di Carlo Vallauri

Argomenti: Economia e Finanza
Argomenti: Giancarlo Galli


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Gli “gnomi” sono i depositari dei tesori italici in mano alle banche. E Giancarlo Galli, certamente uno dei più informati e preparati giornalisti economici, ad essi dedica questo corposo saggio Nella giungla degli gnomi, Garzanti editore, Milano, pubblicato nel novembre 2008, alla vigilia quindi della grande crisi di cui già allora si paventavano i possibili rischi.

Egli fissa l’ “era Fazio” come centro del suo interesse e delinea le vicende che hanno attraverso il cuore della nostra finanza, in particolare dagli anni ’80 in poi, fornendo, attraverso richiami di eventi già noti, arricchiti da minuziosi ricostruzioni di relazioni intercorrenti ai vertici della piramide, un insieme di informazioni dalle quali il lettore può trarre la conoscenza di “come” e “perché” certi eventi si sono verificati e quindi una valutazione circa il peso dei diversi protagonisti, le tendenze prevalenti nonché gli errori commessi da tanti “sagaci imprenditori e abilissimi banchieri”. Questi “sacerdoti del capitalismo” appaiono a occhi nudi, allontanarsi sempre più dall’accorta sobrietà di Cuccia per riempire un vuoto coperto oggi da una generazione incalzante, dotata di esperienze e studi, ma spesso risucchiata da quella palude che ha già divorato una parte del paese e minaccia di trasformarsi nella giungla descritta nel libro.

Trovate nei successivi capitoli, dalla mappa di Tangentopoli (

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Giancarlo Galli
Sindaco della Città di Mozzate

oltre 1300 arresti solo nel ’92-’93, riguardanti 150 parlamentari, 850 amministratori pubblici, 1500 imprenditori) a tutta la gestione Fazio della Banca d’Italia, una impressionante serie di fatti e misfatti che costituiscono un “grande romanzo” nel quale un ruolo preminente è svolto dalla finanza bianca, intesa sia come interessata attività dei banchieri di parte cattolica sia come presenza del sistema finanziario proprio del Vaticano, con tutte le sue ombre. Muovendo dai tempi (d’oro, si potrebbe dire oggi) di Einaudi e di Mattioli, l’ombra della massoneria s’intravede contro luce. Dopo lo scandalo Ambrosiano che coinvolse anche lo IOR (e proprio in questi giorni un certo signor Gelli ama parlarne dall’Odeon TV), si assiste allo sparpagliamento della covata di Andreatta in punti chiave che dovrebbero costituire un sicuro presidio per i risparmiatori. Merito di Galli è di non voler dettare “lezioni” ma di contribuire a spiegare come molteplici interessi si siano intersecati e contrastati tra loro. Dai primi passi il “signor nessuno” (come veniva denominato Bazoli), “brandendo Ulivo e Vangelo”, di strada ne ha percorsa molta. Segnate dal suo successo, le “alleanze” da Brescia a Milano e oltre, egli rinuncia ufficialmente alla politica, alla quale si avvia invece Prodi. Ad Antonino Fazio vengono attribuiti “denti aguzzi” (ma non si spiega la campagna accesa contro di lui), mentre sopraggiungono nuovi personaggi, di cui sono rivelate ambizioni ed imprese, con un accenno particolare a Barnheim (la “cariatide” francese). L’avvio del nuovo secolo non vede venir meno l’intreccio tra banche e politica, anche se in forme diversificate mentre il risiko bancario diviene sempre più incerto e Draghi arriva a via Nazionale. Mentre ne vorremmo sapere di più si apre un altro capitolo di “misteri” e trionfano le fusioni. Si rafforza il sistema finanziario italiano oppure si è trattato di un riequilibrio tra i potenti? Naturalmente tra tante acque stagnanti, gli schizzi di fango non risparmiano nessuno. La Mediobanca può darsi una struttura dualistica ed i giochi restano aperti. Dal collocamento dei bond argentini-Cirio-Parmalat derivano molti guai per le famiglie dei risparmiatori ma si perviene a quella che Galli definisce “pax bancaria”: chi ha avuto, ha avuto.

Naturalmente si ripercorrono le tappe che hanno visto operare Berlusconi e Ligresti e tanti altri nomi, sino alla “finanza rosa”. Così arriviamo a snodi sui quali ancora si cercano notizie certe mentre domina il principio politico-affaristico “a ciascuno la sua banca”. E, come in un romanzo di Dumas, altri avventurosi prodi salgono le scale mentre – come scrive Magris – in Italia “nessuno esce di scena”. Così siamo giunti all’ “autunno nero”: e le colpe – conclude Galli – non vanno addebitate solo agli gnomi.

Essi non hanno fatto che assecondare la generale dissennatezza consumista: vivere a credito, al di sopra delle proprie possibilità. Ma ormai, a noi sembra, dura da molto tempo e tutti coloro che da circa 20 anni ne denunciavano i rischi sono stati ridotti al silenzio o aspramente contestati. Una copiosa bibliografia chiude questa storia dolente, per tutti, rievocate con sapore dall’autore.

 

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