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LACRIME DI SALE

di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta
domenica 2 agosto 2020 di Giovanna D’Arbitrio

Argomenti: Recensioni Libri


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Il grave problema dei migranti

Senza dubbio stiamo attraversando un periodo oscuro della nostra storia, dove il ripetersi di drammatici episodi diventa una routine che ci fa perdere sentimenti di solidarietà, umanità e pietà. Diventa così sempre più tragico e scottante il problema dei continui sbarchi di migranti sulle nostre coste anche in tempi di pandemia, un problema che senz’altro andrebbe affrontato non solo a livello europeo, ma internazionale, considerando le cause delle massicce migrazioni, e non solo gli effetti, cause di cui vanno condivise le responsabilità.

Eppure la storia di ogni migrante, bambino, ragazzo o adulto che sia, è sempre una storia di speranza che comincia con la partenza da casa, continua attraversando un deserto, passa per una crudele prigionia tra stupri e torture, affronta il rischio poi di morire in mare per approdare infine a una sorta di terra promessa in cui trovare lavoro, riscatto, pace

Il libro di Pietro Bartolo e Lidia Tilotta, “Lacrime di sale- La mia storia quotidiana di medico di Lampedusa fra dolore e speranza”, descrive per l’appunto il dramma dei migranti, partendo dalle esperienze di vita vissuta del noto medico di Lampedusa. Ed ecco quanto si legge nel risvolto di copertina: -È gelida l’acqua. Mi entra nelle ossa. Non riesco a liberare la stazza dall’acqua. Uso tutta la mia forza e la mia agilità ma la lancia resta piena. E cado. Ho paura. È notte fonda e fa freddo. Siamo a quaranta miglia da Lampedusa e, se non riesco a farmi sentire subito, mi lasceranno qui e sarà la fine. Non voglio morire così. Non a sedici anni. Il panico sta per impadronirsi di me e comincio a urlare con quanto fiato ho in gola, cercando di rimanere a galla e di non farmi trascinare giù da questo mare che ci consente di sopravvivere ma che può anche decidere di abbandonarci per sempre. –Patri!- urlo-Patri- . Lui è al timone e non mi sente. La fine si avvicina, penso. Poi qualcosa accade... Ciò che non potevo sapere allora è che non solo quella notte sarebbe rimasta per sempre impressa nella mia mente ma che la mia esistenza sarebbe stata segnata da un mare che restituisce corpi e vite e che sarebbe toccato proprio a me salvare quelle vite e toccare per ultimo quei corpi-.

“Cosi scrive Pietro Bartolo, il medico che da oltre venticinque anni accoglie i migranti a Lampedusa. Li accoglie, li cura e, soprattutto, li ascolta. Queste pagine raccontano la sua storia: la storia di un ragazzo mingherlino e timido, cresciuto in una famiglia di pescatori, che si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. E che, non dimenticando le difficoltà passate, ha deciso di vivere in prima persona quella che è stata definita la più grande emergenza umanitaria del nostro tempo. In Lacrime di sale Pietro Bartolo racconta, in pagine che stanno tra l’autobiografia e il diario, la sua storia di medico di Lampedusa, ma ancora prima di abitante dell’isola. Alla sua storia personale, da bambino che gioca con la fionda e va in barca con suo padre, fino al ritorno a casa da medico ginecologo, si affiancano quelle di migliaia di volti che emergono dal mare. Bartolo li aspetta sulla banchina, si occupa della prima assistenza sanitaria, ma è sempre anche qualcosa in più. Le storie sono infinite, tutte diverse e tutte spaventosamente simili. Le tragedie che ogni giorno si susseguono tra le onde del nostro mare sono inimmaginabili”.

Di umili origini, dopo la terza media, Pietro partì per Palermo per continuare gli studi, unico tra i suoi cinque fratelli ad avere tale opportunità per mancanza di soldi: uno almeno, scelto per il riscatto di una famiglia intera, come per quei minori non accompagnati che approdano a Lampedusa. E il dottor Bartolo si batte per far ricongiungere famiglie divise, ma c’è in lui anche il rispetto per “dignità della persona” che sembra così facile oggi dimenticare.

Leggendo il libro, scorrono immagini e pensieri nella mente su violenze sessuali, torture, donne morte in mare durante il parto, cadaveri di persone soffocate nelle stive, con le dita distrutte nel tentativo di scavare nel legno per cercare aria, genitori disperati per la perdita dei figli, i teli a coprire i corpi in fila sulla banchina e quant’altro.

Una lettura dolorosa e sofferta, ma anche emozionante e coinvolgente su tante storie umane che l’autore stesso raccomanda di approfondire e divulgare per trovare soluzioni al problema. “Curare le ferite del corpo è il mio lavoro. Fare del mio meglio per alleviare il dolore. Uno dei miei crucci, però, è quello di non possedere gli strumenti per curare le ferite dell’anima”, egli afferma. Ricordiamo che il libro ha ispirato il film Nour, di Maurizio Zaccaro con Sergio Castellitto nei panni di Pietro Bartolo, film che sarà in sala dal 10 al 12 agosto e dal 20 su Sky.

Giovanna D’Arbitrio