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LE DUE MOSCHE. RACCONTO

di Andrea Forte & Vivi Lombroso
domenica 12 luglio 2020



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C’era una volta un nobile napoletano che per motivi vari si trovò qualche tempo in gravi difficoltà economiche, nel senso proprio che non aveva più un soldo.

Sapendo che prima o poi si sarebbe ripreso, costui non voleva chiedere elemosine, col rischio di essere riconosciuto da qualche amico o parente. In pratica acchiappava due mosche, e se le metteva in tasca. Poi entrava in un buon ristorante, e si accomodava al tavolo. Ordinava regolarmente, nell’attesa sgranocchiava grissini e sorseggiava moderatamente il vino. Quando arrivava il primo, lo mangiava quasi tutto, poi sul fondo ci metteva le due mosche.

A quel punto, difronte l’orribile “scoperta”, chiamava il cameriere, diceva chiaramente che avrebbe dovuto far intervenire l’Ufficio d’Igiene ed i Nas, ma che non importandogliene niente di inguaiarli tutti, preferiva semplicemente non mettere più piede nel loro locale. E se ne andava molto seccato, fra mille scuse e ringraziamenti. I suoi modi e il suo abbigliamento svolgevano ovviamente una funzione importante nella faccenda… nessun dubbio sul fatto di avere disgraziatamente perso un cliente.

Certo non erano dei grandi pasti, ma uno spaghetto qui, una bistecchina lì, si guadagnavano dei giorni necessari per arrivare alla ripresa. Tuttavia una sera sbagliò, e se ne accorse ch’era troppo tardi. Riconobbe il locale quando già aveva cominciato il primo. Che situazione seccante. Come uscirne adesso ?

E mentre rimuginava soluzioni e le scartava perché ineleganti, giunse verso la fine della porzione. Allora vide sul fondo del piatto due mosche. Che scherzo del destino era questo ? Quelle non erano le sue, che stavano ancora i tasca.

Ma il nobile napoletano sapeva leggere i segni del destino: sorrise mentalmente e stette al gioco. Terminò questa volta tutta la porzione, finché rimasero le due mosche sul fondo. Dopo di che fece cenno al cameriere.

Arrivò invece il proprietario, sorridendo, che disse: “Signore mio, scusate, ma quelle mosche ce le abbiamo messe noi appositamente. Voi siete un nobile, si vede. Siete colto, intelligente, ed anche molto fantasioso: siete un uomo di valore… ma certe cose anche voi non le sapete. Non sapete che “fra ristoranti” ci si parla, anche se si è concorrenti o nemici. E così vi abbiamo individuato, e stasera vi ho riconosciuto. Ma non vi preoccupate: siete mio ospite. Potete mangiare e bere tutto quello che volete e potete venire tutte le sere che volete. Vi faccio credito quanto vi serve. Uno come voi sicuramente si riprende. Quando avrete i soldi mi pagherete, bontà vostra”.

Il nobile napoletano lo guardò fisso negli occhi e capì ch’era sincero. Gli sorrise, e disse: sapete, è nella tradizione della mia famiglia distruggere tutti i nemici, non tradire mai un amico, sopravvivere sempre. Voi siete un amico.

Si racconta ch’egli andò altre otto sere in quel ristorante a cena e fece un bel conto a debito, perché era un ottimo mangiatore ed un robusto bevitore.

L’indomani della nona cena, trovò un lavoro modesto, che tuttavia modificò e sviluppò tantissimo in seguito. In pratica, tornò ad essere ricco. Naturalmente pagò il conto, continuò a cenare tutte le sere dal suo amico, portò con sé collaboratori e conoscenti, e regalò alla moglie del proprietario una bella spilla, fatta di… due mosche d’oro, con piccoli smeraldi come occhi, e le ali coperte di brillanti, di media caratura.