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Della serie "note di viaggio"

SPRECHEN SIE DEUTSCH ?

Alcune notazioni sull’Alto Adige
domenica 8 giugno 2008 di Michele Penza

Argomenti: Luoghi, viaggi
Argomenti: Storia


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“Sprechen Sie deutsch? Ja, sino a Bolzan, ma da sta banda, ma da sta banda, ma da sta banda se parla italian!” Così cantava il coro degli Alpini sulla piazza di S. Vigilio di Marebbe per i turisti della Val Badia.

E non dicono frottole gli uomini della montagna, è proprio così. Esiste una parte d’Italia nella quale una provincia a statuto autonomo, quella di Bolzano, è inserita in una regione a statuto ancora più autonomo, detta Trentino-AltoAdige, che comprende due province della quale l’una, Trento, di lingua e tradizione italiana e l’altra, Bolzano. di marca inequivocabilmente germanica. Che ci fanno insieme e come è nato questo mostro giuridico-istituzionale?

Notizie storiche

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Dominio romano dal secolo I d.C. il territorio dell’Alto Adige restò nell’ambito dell’impero fino alla sua dissoluzione e cominciò ad essere popolato da genti tedesche fino alla sua dissoluzione e nel secolo VII era ormai germanizzato. Entrato col resto del Tirolo a far parte dei domini della casa d’Austria (1363) restò nella compagine dello stato absburgico (tranne una breve parentesi con la Baviera 1805-1815) fino al 1919, quando col trattato di Saint Germain fu annesso all’Italia che intese così garantirsi un confine strategico più avanzato di quello etnico di Salorno. Il ventennio fascista favorì una forte immigrazione degli italiani che passarono da 8.000 che erano nel 1918 a 102.000 nel 1946.

Alla vigilia del secondo conflitto mondiale, (dopo l’Anschluss del 1938 il problema era divenuto italo-tedesco) si tentò di favorire il trasferimento dei cittadini di lingua tedesca oltre confine. Optarono in 160.000 per la cittadinanza tedesca ma in realtà solo in 67.000 emigrarono in territorio germanico, dei quali la maggior parte non rientrò più in Italia. Dopo l’8 settembre.’43 la Germania si annettè praticamente l’Alto Adige definito zona di operazioni delle Prealpi.

Cessato il conflitto fu richiesta da parte austriaca l’annessione del territorio e le trattative portarono invece (1946) alla stipulazione degli accordi De Gasperi-Gruber che furono inseriti nel trattato di pace imposto all’Italia. Gli accordi prevedevano speciali garanzie per la minoranza di lingua tedesca. In seguito fu istituita la regione a statuto speciale Trentino-Alto Adige. Dopo alcuni anni il problema tornò ad acutizzarsi perché gli altoatesini, rappresentati dalla Südtirolische Volkspartei lamentavano che la promessa autonomia era stata elusa con la istituzione di una regione in cui essi erano minoranza e che le misure per l’uso della lingua erano state solo parzialmente applicate. Il problema fu complicato dalla azione di terroristi che causarono danni agli impianti idroelettrici ed anche vittime umane provocando severe forme di repressione. Nel 1961-64 una commissione italiana riesaminò il problema pervenendo alla elaborazione di proposte (autonomia della provincia di Bolzano, con determinate competenze politiche e amministrative) giudicate abbastanza positivamente dai rappresentanti politici delle minoranze altoatesine. [1]


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Oggi, specialmente di notte, la regione appare all’osservatore come una specie di paese di Bengodi pieno di alberghi e pensioni, locali di ogni tipo costantemente illuminati da festoni di luci colorate, affollati durante entrambe le stagioni, estiva ed invernale, da gran numero di turisti, generalmente italiani. Il contrasto con le adiacenti regioni tirolesi che fanno capo a Innsbruck e Lienz è stridente. Quelle mostrano un aspetto normale di regioni montane abitate da agricoltori o allevatori che dispongono di normali attrezzature alberghiere per gli sport invernali. In Alto Adige le cose sono sostanzialmente diverse: chiunque disponeva di una baracca in montagna e di una stalla diroccata ne ha fatto un albergo o una pensione. C’è stata una corsa all’oro frenetica che ha completamente trasformato l’economia della regione e le condizioni degli abitanti. La regione e la provincia hanno elargito grossi contributi a fondo perduto e le banche fiutato l’affare hanno fatto il resto. Chiunque lo abbia voluto, praticamente ogni famiglia della zona, è divenuta proprietaria di una azienda per l’alloggio o la ristorazione.

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Questa mutazione di massa non poteva restare senza conseguenze profonde nel bene e nel male. Le montagne sono sempre quelle ma non si può dire che il paesaggio ne abbia tratto giovamento. Dietro la festosa apparenza di presepio perennemente illuminato ci sono problemi di inquinamento del terreno e delle acque dovuti allo smaltimento dei rifiuti e dai detersivi nelle acque di lavaggio prodotti da tutti quegli alberghi. A San Vigilio di Marebbe, che porta nel nome stesso il vanto di quel mare d’erba che lo rendeva un paesaggio di favola, quel mare si è andato un po’ alla volta riempiendo di costruzioni ed ora assomiglia a una darsena piena di barche dove l’acqua non si vede più.

Ahimè! I fieri abitanti del Tirolo sono uomini anche loro e non potevano sfuggire al destino di Faust e alla legge che vuole che colui che scende a patti col diavolo finisce col perdere qualcosa della sua anima. Nessuno parla oggi più di irredentismo in Tirolo. Con i conti in banca e i fuoristrada il denaro occupa i sogni e realizza le aspirazioni di tutti e cementificando le Dolomiti compie pure la sua opera corruttrice sulle coscienze, e il novantanove per cento di quel denaro proviene dagli italiani. Se questo significa pace e da questa situazione deriva anche una maggiore affezione tra i due popoli pigliamoci almeno questo vantaggio, da entrambe le parti.

[1] dal Grande Dizionario Enciclopedico U.T.E.T vol. 1° Alto Adige


 

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