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IL REAL PASSEGGIO DI NAPOLI

Una passeggiata nel giardino a mare dei Borbone
domenica 8 giugno 2008 di Dante Caporali

Argomenti: Storia
Argomenti: Architettura, Archeologia


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“Ho trascorso mezza giornata alla Villa Reale, una passeggiata piantata a querce e arbusti sempreverdi che costeggia il mare … Statue di bei giovani ignudi, Europa sul toro, protendono i corpi di bianco marmo tra il verde tenue delle piante … qua e là esplode la porpora accesa dei fiori appena sbocciati e i calici delicati, vellutati, tremano sotto la brezza tiepida che giunge fra i tronchi delle querce. L’aria e il mare sono salubri; quale contrasto se si ricordano le coste dell’Oceano, le scogliere della Normandia e della Guascogna, battute dai venti, flagellate dalla pioggia

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… Qui la vicinanza delle onde nutre le piante; si avverte la freschezza e la dolcezza del soffio che viene ad accarezzarle e ad aprirle. Ci si astrae, si avverte il fruscio delle foglie che bisbigliano, si osservano le loro ombre che si inseguono sulla sabbia. Al sole evapora la bruma; tra la vegetazione si vede il Vesuvio con i dintorni … Impossibile rendere questo spettacolo … È bello, non so dire altro, è grande e dolce … Ero seduto su una panca, vedevo avanzare la sera, i colori svanire: mi sembrava di essere nei Campi Elisi dei poeti antichi. Le forme slanciate degli alberi si stagliavano sull’azzurro chiaro … Qua e là si accendeva una stella, la luna cominciava a diffondere la bianca luce. Le statue, ancora più bianche, sembravano acquistar vita … Verso le otto non c’era un soffio di vento. Il cielo sembrava di lapislazzuli; la luna, come regina immacolata, brillava sola in mezzo all’azzurro; il suo riflesso tremolava sull’ampia distesa delle acque e sembrava un fiume di latte … Chiaja, a destra, spiegando in cerchio intorno al golfo le case illuminate, gli faceva una ghirlanda di fiamme. Da ogni parte brillano i lampioni; le persone, all’aperto, chiacchierano a voce alta, ridono e mangiano. Questo cielo è esso stesso una festa”.

Questa stupenda descrizione della Villa del 1864 da parte del filosofo e storico francese Hyppolite Taine rende a meraviglia l’amenità di questo incomparabile parco che, nonostante gli oltre due secoli di vita, rappresenta ancora una delle più belle passeggiate al mondo, che si sviluppa per oltre 1 Km. tra le colline di Pizzofalcone e Posillipo lungo l’arco del Golfo, dominato dal monte Vesuvio oggi non più fumante.

La prima idea di un grande giardino tra la Riviera e la spiaggia di Chiaia risale al 1696 quando il viceré duca di Medinacoeli fece pavimentare la strada dalla Vittoria a Piedigrotta, abbellendola con due fila di alberi e tredici fontane.

Nel 1778 il re Ferdinando IV di Borbone dispose la realizzazione del Real Passeggio e ne affidò l’incarico a Carlo Vanvitelli, figlio di Luigi. L’ingresso principale della Villa era da Piazza Vittoria, altri due ingressi erano verso la Riviera di Chiaia ed un terzo era alla fine della Villa, che terminava dove oggi è la Cassa Armonica. All’interno vi era un viale principale ed ai lati di questo due viali coperti da volte formate da rami di tigli, lungo i quali vi erano su ambedue i lati dei sedili di piperno. Una cancellata recintava la Villa dal lato strada, mentre dal lato mare vi era una doppia fila di sedili. Di fianco all’ingresso principale vi erano due padiglioni con porticati, in uno dei quali vi erano delle botteghe e nell’altro un caffè-ristorante. L’inaugurazione avvenne l’11 luglio del 1781 e per l’occasione fu allestita nella piazza una fiera che si prolungò fino all’8 settembre, festa della Madonna di Piedigrotta, l’unico giorno in cui era consentito a tutti il libero accesso alla Villa.

Il viale centrale era diviso longitudinalmente in due parti da una fontana, costruita su modello del Sammartino, con le raffigurazioni della Sirena Partenope e del fiume Sebeto, sostituita poi nel 1791 dal gruppo statuario del Toro Farnese, che vi rimase sino al 1826, anno in cui fu trasferito al Museo Borbonico.

Durante la Repubblica Partenopea la Villa fu adibita a poligono di tiro e ad acquartieramento delle truppe. Nel 1807 il re Giuseppe Bonaparte dispose una serie di lavori che comportarono la trasformazione dell’impianto arboreo e l’inserimento tra i viali di statue e fontane, per la maggior parte opera di Tommaso Solari e Andrea Violani, provenienti dal parco di Caserta. Nel 1810 la Villa fu prolungata con l’inserimento di un boschetto all’inglese; successivamente vi fu collocata la Fontana del Ratto di Europa di Angelo Viva, fu demolita la chiesa di San Leonardo e sullo scoglio fu realizzata una loggetta a mare. Il gruppo del Toro Farnese fu poi sostituito da una grande vasca di granito egizio ritrovata a Paestum, a lungo situata nell’atrio del Duomo di Salerno, nota anche col nome di Fontana delle Paparelle, per la presenza di alcune anatre, ed ai suoi lati vi furono sistemate delle statue raffiguranti le Quattro Stagioni.

Nel 1834 vi fu un ulteriore prolungamento della Villa con l’aggiunta di due galoppatoi. Dopo l’Unità d’Italia la Villa fu aperta al popolo e fu chiamata Nazionale. Su progetto di Enrico Alvino fu poi realizzata dal 1872 al 1883 Via Caracciolo, che costeggiava la Villa lungo il mare fino a Mergellina.

Nel 1869 furono demoliti i due padiglioni vanvitelliani, fu rimossa l’inferriata della parte della Riviera e fu costruita la Casina Pompeiana. Di fronte alla Casina nel 1873 il naturalista tedesco Antonio Dohrn fece sorgere la Stazione Zoologica con l’Acquario, uno dei più importanti centri di ricerca d’Europa per la conoscenza della fauna e della flora marina. Nel 1877 fu costruita da Enrico Alvino la Cassa Armonica, al cui interno il maestro Raffaele Caravaglios e la sua banda cittadina si esibivano tutte le domeniche dal 1899 sino alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Nel 1898 fu sistemata davanti all’Acquario la Fontana di Santa Lucia, costruita nei primi anni del Seicento durante il viceregno di don Pedro de Toledo. Furono poi inseriti tra le aiuole dei viali vari monumenti celebrativi dedicati ad importanti personaggi della storia napoletana. Nel secondo dopoguerra l’unico intervento di rilievo fu nel 1948 la ricostruzione dell’edificio del Circolo della Stampa su progetto degli architetti Luigi Cosenza e Marcello Canino.

Dopo molti anni di degrado nel 1997 iniziò il restauro dell’intero complesso che si concluse nel 1999. Il progetto, affidato agli architetti milanesi Alessandro e Francesco Mendini, ha comportato la realizzazione di una cancellata che recinta l’intero giardino, la ripavimentazione del parco con un battuto di tufo, il completo rifacimento di tre dei quattro chalet, l’esecuzione di un nuovo impianto di illuminazione in stile moderno, il restauro delle fontane, delle statue e di tutto il patrimonio verde. Inoltre sono state realizzate una nuova pista di pattinaggio, due aree giochi per bambini ed è stata recuperata la Meridiana di inizio Otttocento di cui si era persa memoria.

La Real Villa è stata naturalmente uno dei soggetti preferiti dei vedutisti italiani e stranieri di Sette e Ottocento. Lo straordinario dipinto Napoli da Pizzofalcone di Giovanni Battista Lusieri ci propone il panorama del Golfo di Napoli dalla collina di Pizzofalcone fino a Posillipo come appariva nel 1791 dall’appartamento di Sir William Hamilton nel Palazzo Sessa, mettendo in risalto sulla destra l’ingresso principale della Villa con ai lati i due padiglioni vanvitelliani ed in mezzo l’ampio e lungo vialone. Un’altra interessante veduta dell’interno della Villa ci è data dal dipinto di Saverio Della Gatta La Villa Reale di Napoli, dove al centro del vialone spicca il gruppo marmoreo del Toro Farnese prima della sua rimozione nel 1826. Al francese Alfred Guesdon si deve invece una stupenda veduta a volo d’uccello della spiaggia di Chiaia (1844), affiancata dalla Villa Reale dove sono in evidenza il famoso belvedere e la Meridiana.

La visita della Villa inizia dall’ingresso principale di Piazza Vittoria, che immette direttamente nel vialone centrale. Le otto statue poste sulla linea d’ingresso, realizzate intorno al 1760 per il Parco della Reggia di Caserta, furono trasferite qui nel 1834. Repliche di antichi originali greco-romani, furono eseguite dagli scultori Tommaso Solari e Andrea Violani e raffigurano partendo da sinistra il Fauno suonatore, l’Apollo Licio, l’Ercole del Belvedere, Antinoo, il Sileno con Bacco bambino, il Guerriero con fanciullo sulle spalle, l’Apollo del Belvedere, questa tra le più interessanti statue della Villa per la cura dei particolari, il Fauno che suona il piffero.

Inoltrandoci nel vialone troviamo sulla destra il Fauno con capretto sulle spalle e più avanti sulla sinistra la Fontana di Lucio Papirio e sua madre. Questo monumento si ispira ad un episodio della vita del console Lucio Papirio, che scherza con sua madre: seccato dalle continue domande della donna sugli argomenti discussi in senato, egli, per burla, le rispose che i senatori avevano proposto che ogni uomo potesse avere due mogli; la madre allora andò per le strade di Roma a manifestare quest’oltraggio, inducendo molte donne sposate a recarsi in Senato per protestare contro gli incolpevoli senatori. Ancora sulla destra troviamo le statue del Gladiatore combattente, del Faunetto con frutta e la Fontana della Flora Capitolina, molto apprezzata a suo tempo dal Vanvitelli.

In mezzo al vialone è la Fontana dei Leoni o delle Paparelle, che sostituì nel 1826 il gruppo del Toro Farnese, trasferito al Museo Archeologico. La fontana è costituita da una grande vasca circolare di granito egizio proveniente dagli scavi del Tempio di Nettuno a Paestum e collocata a lungo nell’atrio del Duomo di Salerno. Al centro della vasca si erge un grosso scoglio in pietra lavica; sugli otto bracci sono sistemate quattro conchiglie e quattro leoni. Intorno alla fontana si trovano quattro statue raffiguranti le Quattro Stagioni.

Sul versante mare si intravede lo Chalet giallo, uno dei quattro che si affacciano su Via Caracciolo, rivestito di ceramica, marmo e pietra lavica, dai colori vivaci e ricchi di sfumature. Superata la Fontana dei Leoni troviamo sulla sinistra la statua del Pellicano che raffigura una femmina di pellicano che si squarcia il petto per nutrire i suoi piccoli, opera di Francesco Jerace, in ricordo delle vittime dell’epidemia di colera del 1884. A poca distanza vi è la monumentale Fontana di Santa Lucia, una delle più belle della città, opera di Michelangelo Naccherino e Tommaso Montani che la realizzarono nel 1606 a conclusione dei lavori di bonifica della strada di Santa Lucia, trasferita in Villa nel 1898 a seguito della trasformazione urbanistica dell’antico rione. Decorata con soggetti marini, presenta in alto un coronamento con timpano spezzato con ai lati due sirene-cariatidi ed in basso, alle estremità, due telamoni su delfini. Ai lati della fontana vi sono poi due bassorilievi, uno dei quali raffigura Anfitrite e Nettuno con tritoni e l’altro delle divinità marine che si contendono un’avvenente sirena.

Sul versante della Riviera troviamo prima il gruppo marmoreo del Ratto di Proserpina e subito dopo la Casina pompeiana, edificata nel 1870 in stile neoclassico, a lungo nota col nome di Pompeiorama perchè sede di un’esposizione permanente di vedute di Pompei. Dal 1997 è stata acquisita dal Comune di Napoli ed utilizzata come spazio espositivo per l’arte contemporanea e per varie manifestazioni culturali. Sempre su questo lato troviamo la Fontana della Flora Farnese, il gruppo di Ercole che lotta con il leone Nemeo, la Fontana del Ratto delle Sabine e la statua di Marsia legato ad un tronco.

Verso il mare vi è poi l’edificio della Stazione Zoologica con l’Acquario, realizzato nel 1873 dal naturalista tedesco Anton Dohrn ed aperto al pubblico nel 1874. L’Acquario, che è il più antico d’Europa, riproduce gli ambienti marini del Mediterraneo in 26 vasche di pietra lavica con circa 200 specie di animali e vegetali. Nei pressi della Stazione si trova una grande lapide che ricorda il famoso archeologo Heinrich Schliemann, lo scopritore di Troia e Micene, che morì a Napoli il 26 dicembre 1890. Poco distante vi è la Fontana di Castore e Polluce ed ancora più avanti vi sono i busti di Giovanni Bovio e di Giosuè Carducci.

Sul fronte mare spicca il secondo chiosco della Villa, lo Chalet blu ed un po’ più avanti troviamo il palazzetto eretto nel 1948 su progetto degli architetti Luigi Cosenza e Marcello Canino su quello che era il celebre Caffè Napoli. L’edificio, fino alla metà degli anni Novanta del secolo scorso, è stato sede del Circolo della Stampa, fondato nel 1909 ad iniziativa di giornalisti e professionisti tra cui Matilde Serao, Eduardo Scarfoglio e Salvatore Di Giacomo. Questa costruzione, che rappresenta uno dei più interessanti edifici cittadini di corrente razionalista del dopoguerra, è stato chiuso per insolvenze di pagamento da parte della direzione del Circolo e solo da poco è cominciata la sua ristrutturazione, a seguito di un piano di recupero edilizio. Di fianco all’edificio è stato collocato il busto di Eduardo Scarfoglio, scrittore e giornalista, che nel 1892 fondò con Matilde Serao il quotidiano Il Mattino e lo diresse fino al 1917.

A metà del vialone centrale troviamo uno dei gioielli della Villa, la Cassa Armonica. La progettò Enrico Alvino nel 1862, ma fu realizzata soltanto nel 1877. E’ costituita da una pedana circolare con montanti di ghisa e con la cupola in vetri bicromi, mentre colonnine di ghisa e traliccio metallico ne costituiscono la leggera ed elegante struttura. Per lunghi anni si è esibita qui la Banda della città di Napoli diretta dal maestro Raffaele Caravaglios. Di fronte alla Cassa Armonica fu aperto a fine Ottocento il famoso Caffè Vacca, che fu tra i primi caffè letterari della città, frequentato assiduamente da grandi nomi della cultura e dell’arte, tra i quali Salvatore Di Giacomo. Affollatissimo la domenica in occasione dei concerti bandistici il Caffè Vacca fu poi distrutto dai bombardamenti durante l’ultimo conflitto mondiale.

Dopo la Cassa Armonica si incontra il monumento a Giambattista Vico, opera di Leopoldo di Borbone, conte di Siracusa, fratello di Ferdinando II. In questa zona della Villa troviamo poi una serie di busti di uomini illustri, tra i quali quello del giurista Enrico Pessina, di Luigi Settembrini, del pittore Gioacchino Toma, opera di Francesco Jerace, di Francesco De Sanctis, opera di Achille D’Orsi.

Sul versante della Riviera troviamo il Tempietto di Virgilio in stile ionico, realizzato nel 1825 su progetto di Stefano Gasse, nal cui interno vi è il busto di Virgilio, scolpito nel 1826 da Tito Angelini. Più avanti troviamo il busto di Francesco Del Giudice, fondatore del Corpo dei pompieri municipali ed il monumento a Pietro Colletta, patriota e illustre autore della Storia del Reame di Napoli, opera di Gennaro Calì.

Sul versante mare incontriamo poi la celebre Fontana del Ratto d’Europa, che, realizzata tra il 1789 ed il 1795 da Angelo Viva, fu collocata lungo la marina all’altezza di Piazza Mercato e quindi trasferita qui nel 1807 durante i primi lavori di ampliamento della Villa. Il gruppo è composto da un bacino circolare, circondato da una ringhiera di ferro, con al centro uno scoglio di pietra vesuviana che regge una composizione scultorea con il Toro che rapisce Europa e due Nereidi che cercano di salvarla. Il delicato panneggio delle vesti di Europa riprende gli insegnamenti del Sammartino, di cui il Viva fu valente allievo. Poco dopo la fontana si incrocia il busto dell’architetto Enrico Alvino, opera di Giambattista Amendola.

Attraversando il Viale Dohrn arriviamo alla Rotonda Diaz dove si innalza il monumento equestre dedicato ad Armando Diaz (1936), protagonista della vittoria nella prima guerra mondiale e per questo investito del titolo di Duca della Vittoria, conferitogli da Vittorio Emanuele III nel 1921. In direzione di Mergellina troviamo poi il Circolo del Tennis, sorto nel 1905 in seguito alla trasformazione di un padiglione umbertino, creato per l’Esposizione di Igiene del 1900. Distrutta dai bombardamenti della seconda guerra mondiale la sede del circolo fu ricostruita e riaperta nel 1950. Tornando in Villa si incontra il Tempietto del Tasso, eretto nel 1819 su disegno di Stefano Gasse, al cui centro si erge il busto di Torquato Tasso, opera di Angelo Solari, figlio di Tommaso Solari.

Dopo la vivace architettura dello Chalet rosso troviamo un obelisco che nell’Ottocento fungeva come gnomone di una Meridiana e che è stato restituito a questa funzione eliminando la vecchia pista di pattinaggio e lo strato di asfalto che ricopriva la pavimentazione del giardino. Quasi al termine della passeggiata ci troviamo di fronte a quattro statue di Baccanti e satiri danzanti che ci rammentano l’ormai prossima zona di Piedigrotta, luogo d’elezione da oltre duemila anni di grandi feste danzanti e baccanali, di riti orgiastici per Priapo fino alla più recente e morigerata Festa di Piedigrotta. Infine, giunti ormai a Piazza della Repubblica, resta da apprezzare il monumento al pianista e compositore Sigismund Thalberg, opera di Giulio Monteverde.

La Villa termina in Piazza della Repubblica dove Via Caracciolo si raccorda con la Riviera di Chiaia. Al centro della piazza sorge il Monumento allo scugnizzo delle Quattro Giornate di Napoli scolpito da Marino Mazzacurati nel 1969, formato da lastroni di travertino con altorilievi raffiguranti il popolo napoletano che insorge contro gli occupanti tedeschi.

 

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