Un tripudio di arte visiva, che fa da scenario alla chiacchierata informale con attori e registi che segue la proiezione del film proposto.
Kaare Cytter è un’artista curiosa: propone uno spacco di vita moderna, sperimentando tagli, inquadrature, suoni ed effetti particolari (come immagini di dinosauri insetti e farfalle, riflesso dei pensieri del protagonista), che animano un film tedesco sottotitolato dalle tonalità grigio scure, alleggerendo la pesantezza che potrebbe a primo impatto allarmare e sentire la trama distante da sé ma che grazie al tocco della regista finisce per scaturire l’effetto contrario: in verità ci si accorge che la storia non è poi così "strana", rispecchia molto assiduamente la realtà dei nostri tempi soprattutto dei giovani, il tutto velato da un tono sarcastico e a volte anche ironico.
Malte è un poeta trentenne tedesco, nullafacente, che beneficia del lascito ereditario del padre e coltiva un rapporto di amore e odio con la madre depressa e sola che lo vorrebbe più presente.
È la storia di un ragazzo annoiato e risucchiato dai social, che instaura rapporti di amicizia non ben definiti con altri due protagonisti, Greta e Reiner entrambi cinici e superficiali, senza tuttavia lasciarsi mai prendere da slanci di affetto. Amicizie di passaggio, senza legami forti.
Malte inizia a considerare l’ipotesi di preparare una bomba e piazzarla a New York per il solo gusto di farlo. Segue i tutorial di preparazione dell’ordigno su YouTube con la facilità e la semplicità con cui si segue una ricetta in cucina.
Per una risposta poco cordiale di un poeta suo collega, prende nella casa madre una pistola e quasi si convince a sparare al poeta per il solo gusto di vendicarsi della scortesia.
Una violenza minimizzata, vestita nei panni di un gioco. La differenza tra bene e male non è sottile, no: non esiste.
Un film che lascia perplessi e amareggiati: la praticità della tecnologia, invece di migliorarci la vita, la sta privando di magia rendendoci tutti annoiati e apatici.
La proiezione si è tenuta alla presenza dell’artista Keren Cytter, regista del film, e del protagonista Fabian Stumm, oltre al critico d’arte Antonio Grul, in un incontro che ha coinvolto anche ragazzi più giovani, verso i quali la riflessione sul film è diretta.
Un film che lascia perplessi fin dall’inizio, si conclude senza un vero finale proprio a sottolineare l’inconcludenza della realtà in cui viviamo e forse saremo condannati a vivere anche in futuro.
La domanda è: sarà così? Fino a che punto?
Eleonora Daggiante