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IL CARRO D’ORO DI J.P.SCHOR A PALAZZO BRASCHI

MUSEO DI ROMA
giovedì 16 maggio 2019 di Nica Fiori

Argomenti: Mostre, musei, arch.


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Poche città hanno avuto la vocazione per la festa e lo spettacolo come Roma. Si direbbe quasi che molte sue piazze siano state concepite come immensi teatri atti ad accogliere manifestazioni plateali e popolari. E i romani, con la loro innata arguzia, hanno saputo vivere la festa da protagonisti più che da semplici spettatori. ,

Ce lo dimostrano innumerevoli testimonianze di artisti, letterati e viaggiatori, che nella città eterna trovavano una fastosità e una vivacità, oggi in gran parte scomparsa.

Il Museo di Roma di Palazzo Braschi, che accoglie nelle sue sale molti dipinti dedicati alle feste (tra processioni, mostre, tornei e caroselli) della Roma dei secoli passati, ospita dal 14 maggio al 14 luglio 2019 un dipinto spettacolare, “Il Carro d’oro” di Johann Paul Schor, prestato dalle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

L’artista Johann Paul Schor (1615-1674), pittore, scenografo e architetto, era originario del Tirolo e giunse a Roma alla fine degli anni Trenta del Seicento, ottenendo da subito commissioni prestigiose da parte di grandi famiglie. Si ricordano in particolare i suoi lavori nel Ninfeo di Palazzo Borghese, nella volta del Salone di Palazzo Colonna, nella Galleria di Urbano VIII al Vaticano. Tra le altre cose illustrò il libro “Musurgia universalis”, del dotto gesuita tedesco Athanasius Kircher, e collaborò con Gian Lorenzo Bernini per la realizzazione di scenografici apparati effimeri in occasioni di molte feste e celebrazioni religiose.

L’opera degli Uffizi, acquistata nel 2018, è ora esposta a Palazzo Braschi in seguito al prestito da parte del museo romano del celeberrimo quadro “Carosello nel cortile di palazzo Barberini”, di Filippo Gagliardi e Filippo Lauri, che era stato concesso alla mostra fiorentina intitolata “Il carro d’oro di Johann Paul Schor. L’effimero splendore dei carnevali barocchi”, che si è appena conclusa.

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Carosello Palazzo Barberini

Si tratta di un’occasione speciale per i visitatori del Museo di Roma, che potranno ammirare “Il Carro d’oro” nella prima sala del percorso museale, mentre nella successiva è esposto il dipinto di Gagliardi e Lauri con la celebre Giostra dei Caroselli svoltasi durante il Carnevale del 1656, la notte del 28 febbraio, nel cortile di palazzo Barberini, in onore della regina Cristina di Svezia, da poco convertitasi al cattolicesimo e venuta a vivere a Roma dopo l’abdicazione del 1654 in favore del cugino Carlo Gustavo (re Carlo X).

Il dipinto di Schor degli Uffizi documenta, invece, il Carnevale del 1664, quando un sontuoso corteo, ispirato al mito delle Esperidi, sfilò nel centro di Roma per concludersi davanti al palazzo del principe Giovan Battista Borghese, promotore della straordinaria mascherata. Il colore dominante è l’oro, quanto mai indicato a rievocare il giardino delle Esperidi, dove crescevano dei pomi aurei che le mitiche fanciulle, figlie della Notte e di Erebo, dovevano custodire.

La tradizione della festa di Carnevale, che era stata piuttosto trascurata nei secoli bui del Medioevo, riacquista a Roma grande importanza a partire dagli inizi del Cinquecento, quando Roma assume la posizione di preminenza in campo artistico e culturale che nel secolo precedente era stata di Firenze: è allora che si sente anche l’esigenza di rivitalizzare i tre modelli della festa: la religiosa, la popolare e quella cosiddetta all’antica. È evidentemente un modo per affermare lo status della città eterna, e da qui ben presto la lezione si propagherà ad altre città, raggiungendo persino i paesi, da poco colonizzati, dell’America latina. È tuttavia nel Seicento che la festa assume una dimensione totalizzante. I numerosi cerimoniali e gli apparati predisposti per le diverse occasioni erano tali da far esplodere l’allegria, coinvolgendo l’intera popolazione.

Tutti a Roma erano invitati a partecipare a eventi spettacolari, quali l’allagamento di piazza Navona, o le girandole pirotecniche a Castel Sant’Angelo. Anche i grandi artisti come Gian Lorenzo Bernini diventano artefici nella Roma del Seicento di progetti “effimeri”, di superbe macchine barocche, carri allegorici, archi trionfali e così via.

Si può senz’altro dire che ogni ricorrenza, ogni rievocazione che riguardasse l’intera città o un singolo rione era un buon motivo per fare festa, tanto che il poeta romanesco Giggi Zanazzo scrisse che “Al tempo del papa a Roma c’erano più feste e processioni che preti”.

Museo di Roma a Palazzo Braschi
Piazza Navona, 2; Piazza San Pantaleo, 10

dal martedì alla domenica ore 10.00-19.00,

la biglietteria chiude alle ore 18.00 Biglietti secondo tariffazione vigente

www.museodiroma.it; www.museiincomuneroma.it