E’ fatale: i grandi registi, al culmine della loro carriera, sono attratti dal “thriller psicologico”, un tipo di film impegnato, difficile, affascinante e di profonda analisi.
Dopo Woody Allen, anche Sergio Rubino, indubbiamente uno dei nostri più grandi registi, non è sfuggito a questo richiamo: il suo “Colpo d’occhio” ha tutte le carte in regola per imporsi all’attenzione della critica e del pubblico.
L’ambiente artistico in cui si svolge la storia è quello delle grandi mostre, dei pittori, degli scultori e dei critici più famosi al mondo, su cui domina la figura del Prof. Lulli ( un eccezionale Sergio Rubini), vero dominus in questo ramo che condivide la sua fama con la giovanissima Gloria (Vittoria Puccini), una ragazza che il grande maestro ha “allevato” e con cui divide una storia di amore e riconoscenza.
L’incontro casuale tra Gloria e Adrian, uno scultore alle prime armi, sconvolge l’equilibrio sentimentale della coppia e, da allora, si susseguono fatti eccezionali, apparentemente normali, ma che nascondono pericoli ed insidie.
Fino alla risoluzione finale, drammatica, imprevedibile che segnerà la fine di un mito e di un grande amore.
Rubini ci ha detto che è stato ispirato nella scelta di Vittoria Puccini come interprete di Gloria, dalla sua freschezza e semplicità e, allo stesso tempo, tenacia e carisma. Per la scelta di Riccardo Scamarcio, ci dice che lo aveva conosciuto tempo fa e aspettava il film giusto per lui, per proporglielo. In un primo momento si era pensato alla figura di un pittore, ma la scultura è risultata cinematograficamente più di effetto e più idonea ad essere rappresentata.
Il film, certamente, è dominato dall’ambiguità dei personaggi, dalla simulazione e dal loro dramma.
Vittoria ci dice: - Io sono un po’ la “Cassandra” della situazione; anche se rappresento una personalità positiva, ho anche io le mie colpe. Credo che Gloria possegga una sottile vena di follia.
Chiediamo a Riccardo Scamarcio le sue impressioni:
Per me si è trattato di una vera e propria sfida. Ho recitato accanto a Vittoria che è un’attrice disarmante, curiosa e diversa. Possiede una “distanza” che aggiunge molto al personaggio.
Il tema del film è il conflitto tra due personalità speculari. Al centro vi è il successo, un successo nobile, una metafora della giovinezza. Non sono molto esperto d’arte, ma mia madre è pittrice e ho vissuto su questo scenario, in cui, nel film, mi sono ritrovato perfettamente.
Rubini aggiunge:
A proposito della figura di Lulli, devo dire che non so se esistono nella realtà personaggi simili.
Il rapporto tra artista e critico è spesso di dipendenza e spesso si ha il terrore di perdere, una paura che può far anche impazzire. Il film esamina questo rapporto. A proposito della sceneggiatura, devo dire che abbiamo fatto un lavoro molto intenso e, nella scelta degli ambienti, abbiamo preferito un appartamento ricco, papalino, senz’altro eccessivo, ma che si adattava alla psicologia dei protagonisti. La musica ha avuto un ruolo importante. La colonna sonora è complessa: comprende i toni sentimentali di Pino Donaggio, le vibrazioni e la musica elettronica nei momenti di suspence e il pezzo rock finale che scioglie ogni dubbio.
Il film, nelle sale dal 20 marzo, è un vero capolavoro del genere e si avvale di un cast d’eccezione.