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OMAGGIO A GIOACCHINO ROSSINI

SAGRESTIA DI SANT’AGNESE IN AGONE
sabato 21 aprile 2018 di Comunicato Stampa

Argomenti: Celebrazioni/Anniversari


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Domenica 22 Aprile 2018

ore 17.00

presso la Sagrestia del Borromini di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona

Nell’anno in cui in tutto il mondo si ricordano i 150 anni dalla morte di Gioachino Rossini, una delle sue opere meno note e di minor successo, come la Zelmira, balza in primo piano. E lo fa grazie alla trascrizione e alla revisione di un «Quintetto per quattro violoncelli e contrabbasso sulla “Zelmira” di Rossini» composta da Salvatore Pappalardo, datata marzo 1873, il cui manoscritto è conservato nella Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Qui lo ha scovato il giovane autore Emilio Mottola, primo violoncello dell’Orchestra Filarmonica di Benevento.

Il lavoro di revisione critica dal manoscritto sarà presentato in prima assoluta domenica 22 aprile 2018, alle ore 17.00, a Roma, presso la Sagrestia del Borromini di Sant’Agnese in Agone a Piazza Navona (ingresso in Via Santa Maria dell’Anima 30/a). Sarà il noto musicologo Giovanni Bietti a presentare il lavoro di ricerca; oltre gli interventi di Giuseppe Mastrominico e Raffaele Villanova di Gesualdo Edizioni. Ad eseguire il brano saranno Gianluca Giganti, Emilio Mottola, Sergio De Castris e Alfredo Pirone, violoncelli e Pierluigi Bartolo Gallo, contrabbasso.

Un omaggio a Rossini, ma anche a Pappalardo, «un siciliano a Napoli», compositore di camera del Conte di Siracusa, don Leopoldo di Borbone, nonché titolare della cattedra di Contrappunto al Real Albergo dei Poveri di Napoli, docente di musicisti del calibro di Beniamino Cesi, Saverio Mercadante e Pietro Platania. Un autore molto noto in Germania, ma del quale è giunto poco ai nostri giorni. Il Pappalardo trascrive, per Quintetto, la Zelmira, ultima opera di Rossini scritta per il San Carlo che segnò uno spartiacque nella vita e nella carriera del compositore pesarese. Egli lascia Napoli dopo la prima dell’opera (16 febbraio 1822) si ferma a Castenaso per sposare Isabella Colbran, primadonna dell’opera anche a Vienna, due mesi dopo.

«L’organico che sceglie Pappalardo è davvero insolito per quel periodo di storia della musica» nota l’autore Emilio Mottola che ha avuto modo di studiare nella biblioteca dell’antica scuola musicale napoletana. «I violoncelli in questa strana formazione cameristica – conclude Mottola – rappresentano dunque quattro Statisti impegnati in momenti di virtuosismo e lirismo squisitamente italiani e cesellano armonie tipicamente rossiniane che risaltano grazie alla forte coerenza timbrica dell’assieme».