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Carnecvale di Rio

Carnevale dopo Natale. Meglio se pagàno

Le polemiche che anche quest’anno hanno contraddistinto il periodo natalizio sul tema presepio si o no, inducono a qualche riflessione su chi siamo e cosa vogliamo diventare.
giovedì 1 febbraio 2018 di Sandro Meardi

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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Il Carnevale è un periodo di festa che si celebra soprattutto nei Paesi di tradizione cattolica. La parola stessa, derivata dal latino carnem levare (levare la carne) indica il periodo di astensione o di digiuno che il precetto religioso imponeva dopo l’ultimo giorno di carnevale (così detto martedì grasso) con l’inizio della Quaresima e sino a culminare, dopo 40 giorni, con la Pasqua di resurrezione. Carnevale, lo sappiamo, ha perso gran parte, se non tutti, dei suoi connotati religiosi rispetto all’epoca tardo romana, per assumere viceversa aspetti di allegria e spensieratezza con maschere e celebrazioni di pura laicità. Questo, per il momento, lo mette al riparo dalle possibili revisioni celebrative rispetto a quelle che ogni anno vengono invece imposte al periodo subito precedente che è il Natale. Mi riferisco, ad esempio, alle note polemiche sull’opportunità o meno dell’allestimento del presepio nei luoghi pubblici.

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Carnevale italiano con i carri

In tutta Italia la realizzazione di un presepe in casa, a scuola, all’aperto o nei luoghi più disparati e con materiali tra i più originali e fantasiosi è una consuetudine che ha ormai valicato i confini religiosi. E’ un rito al quale siamo affezionati e, per i tanti fedeli, continua a rappresentare una simbologia religiosa che assume contorni quasi magici. I paesaggi, i personaggi e le luci che ce lo fanno amare, sembrano riconciliare la società con se stessa, rinnovando quel patto tra la gloria nei cieli e la pace in terra per gli uomini di buona volontà. Osservare poi i volti estasiati dei bambini davanti ad un presepio, anche fosse il più modesto, è quanto di più catartico possa accadere, nel riproporre la purezza della nostra stessa infanzia.

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Presepe

Ma il messaggio di un presepe, è anche la riproposizione di un’arte millenaria nel modo di allestirlo ove, in molte località italiane, segnatamente in Campania, assurge per questo alle vette artistiche più alte che però affondano le radici nella profondità della civiltà cristiana. Di quest’ultima, credenti o meno, facciamo parte integrante, conformati come siamo, ad esempio, all’ordinamento giuridico che dai princìpi cristiani ha attinto a piene mani.

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Carnevale napoletano a San Pietro

Tutto questo, con il presepe in testa, oggi sembra essere diventato retaggio culturale da gettare alle ortiche; non più attuale in nome della globalizzazione e, soprattutto, considerato offensivo nei riguardi delle altre fedi religiose; l’assioma “integrazione culturale” è diventato l’imperativo assoluto dei nostri giorni, quale idolo pagano sull’altare del quale tutto il resto va cancellato.

Subdola e strisciante, la rivoluzione culturale dei tempi moderni di una certa classe politica, segue i metodi di tutte le rivoluzioni del passato. Cancellare ogni simbolo del proprio passato ed in nome di un malinteso sincretismo religioso, è decretata la tabula rasa della nostra storia, passata e recente, di civiltà nel senso più antropologico del termine.

C’è stata persino un’insegnante elementare che presa da un eccesso di zelo, ha pensato di mutare la parola Gesù in Perù nella canzoncina di Natale fatta cantare ai bambini, con l’intento di non turbare, a suo dire, la sensibilità dei bimbi musulmani. [1] Certo, si dirà che è un caso estremo di scemenza didattica.

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Hassan Rouhani al Quirinale

Ma allora che dire quando, un paio di anni fa, in occasione della visita del presidente iraniano Hassan Rouhani al Quirinale, alcune statue dei Musei Capitolini sono state coperte da alcune strutture in legno per nasconderne le nudità agli occhi dell’illustre ospite? Sono tanti e tutti di cattivo sapore oltraggioso all’indirizzo della nostra civiltà gli esempi che potrebbero essere citati.

E, si badi bene, tutto questo non fa che generare, a mio modesto avviso, presso l’opinione pubblica l’esatto contrario di ciò che si vorrebbe ottenere, radicalizzando posizioni xenofobe ed una sempre più accentuata intolleranza aggressiva, sino a quei rigurgiti neofascisti che si dice di voler combattere.

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Musei Capitolini nudi coperti

Ma per tornare al nostro amato presepe ed al pericolo che esso corre di essere cancellato, adesso che Natale 2017 è archiviato e abbiamo riposto in soffitta personaggi, muschio, luci e carte da montagna/stellate, non ci resta che sperare che i prossimi Natale non siano segnati da editti governativi che vietano ovunque e per sempre l’allestimento nei luoghi pubblici del presepe.

Qualcuno penserà che sto esagerando; no, non è così! Durante il mio breve soggiorno a Salerno per le festività natalizie, parlando con alcuni artisti ed allestitori di presepi museali che da quelle parti non mancano, mi hanno rivelato che le molte collaborazioni che essi avevano con le scuole per la realizzazione del presepe sono state annullate. Mi viene tristemente da pensare a tal proposito che anche la fatidica domanda: “te piace o’ presepe?” dell’indimenticabile Eduardo de Filippo nel “Natale in casa Cupiello” ha i giorni contati.

E purtroppo non sarà per il motivo che a carnevale ogni scherzo vale.

[1] L’Islam considera Gesù (عيسى ﺑﻦ ﻣﺮﻳﻢ‎, ʿĪsā ibn Maryam) come uno dei grandi profeti di Dio e rispetta lui tanto quanto Ibrahim (Abramo), Mosè e Maometto (Pace su di loro)……. Il Corano mette in evidenza gli aspetti importanti della vita di Gesù, della sua nascita, la sua missione, la sua ascensione al cielo…. Il racconto coranico di Gesù inizia con il concepimento di sua madre, Maria, quando l’Arcangelo Gabriele le apparve e le annunciò la nascita di un figlio


 

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