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FAVOLA DEL GUARDARSI LA NUCA


venerdì 13 ottobre 2017 di Andrea Forte, Vivi Lombroso



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C’era una volta un individuo, che potremmo anche definire “interessante”, a patto però di non farci sentire da lui perché si sarebbe offeso ed avrebbe reagito altezzosamente, in quanto costui si riteneva molto ma molto di più che tale. Comunque sia, detto individuo aveva una propria visione della vita… e chi è che non ce l’ha ? Ma questo è un altro problema.

Resta il fatto che costui aveva una propria visione della vita: a differenza del “parva sed apta mihi”, tale visione era più che immensa ed adatta a lui. Tale visione era anche alquanto complessa. Ma non è questo il punto. Il punto è che – nell’ambito di tale visione- rientrava il fatto per cui detto individuo era convinto (o diceva di essere convinto) di non aver affatto desiderato nascere su questo pianeta, ma di esservi stato gettato coll’inganno, approfittando non si sa bene di quale occasione.

In quest’ottica, detto individuo ripeteva spesso (forse un’inezia troppo spesso) frasi del tipo: “se acchiappo quello che mi ha dato un calcio a tradimento, e mi ha fatto cadere a nascere su questo pianeta, lo massacro”. Questa e le altre farsi del tipo, quali era solito ripetere sull’argomento, avevano un senso nell’ottica della sua teoria: una teoria secondo la quale le entità individuali sussisterebbero prima di qualsiasi concepimento corporeo, laddove poi esse deciderebbero o meno di assumere un corpo, più o meno sceglierebbero da quali genitori farsi fisicamente concepire, ed opterebbero con una certa libertà – sia pure relativa – per il quando ed il dove andare a farsi la propria esperienza fisica. Come si sarà notato, un’ipotesi non nuova, anzi antica (quanto nebulosa ed indimostrata, cioè nevrotica).

Resta il fatto che il nostro ridicolo eroe sosteneva la tesi per cui non voleva “cadere” sulla Terra, con tutti gli annessi e connessi in quella dimensione. Ma qualcuno gli aveva dato un calcio in quella dimensione lì, preconcezionale, e quindi era nato qui (cioè fra gli umani).

Senonché tale nevrosi ebbe una propria “evoluzione”. Trovatosi comunque ad esistere su questa Terra, il nostro eroe (si fa per dire) si mise a “studiare” la vita e l’oltre la vita (probabilmente col segreto intento di svignarsela in qualche modo dalla Terra, visto che si riteneva mandato coll’inganno a viverci).

Orbene, è nell’ambito di tali studi che il nostro “eroe” si imbatté nella relatività einsteiniana, ed in particolare nel concetto einsteiniano per cui – se si potesse continuare a guardar fisso in avanti – si finirebbe col vedere la propria nuca (stante la curvilineità dell’universo).

Stranamente questo concetto gettò in crisi il nostro cosiddetto eroe. Bisogna dire, a suo onore, ch’egli era indubbiamente matto: ma senz’altro non era scemo. Talché, quando incappava in qualche idea tendenzialmente esatta, non solo la riconosceva, ma era capace di rivedere in nuova luce le proprie convinzioni. E così fu anche questa volta, imbattendosi nel criterio, appunto tendenzialmente esatto, della curvilineità universale.

E fu così che rivide le proprie convinzioni in merito al fatto di essere stato mandato a vivere sulla Terra con un calcio nel didietro, dato a tradimento. Pertanto un bel giorno se ne uscì con la sorprendente considerazione: “adesso capisco, e ricordo meglio. Ci fu un momento in cui, nell’aldiqua, quando non eravamo ancora concepiti fisicamente, mi venne in mente di giocare uno scherzo ad un altro, che mi stava davanti. Era un caro fratello, e tutto sommato voleva essere uno scherzo innocente. Ma nell’aldiqua non sono molto scherzosi, né troppo innocenti. Resta il fatto che in qualche modo quello se ne accorse. E si scansò”.

Qualcuno potrebbe pensare che a queste condizioni il fatto finisse lì. Ma vigeva la relatività einsteiniana, che il nostro “eroe” imparò a proprie spese. Come egli stesso ebbe a dire: “Scansandosi, il calcio andò a vuoto. O meglio: una volta partita, la spinta proseguì, fece il giro dell’universo, e quindi mi beccò in… insomma nel didietro. Cioè mi detti un calcio da solo, in pratica. E caddi sulla Terra. Dunque, se sono qui, non posso che prendermela con me stesso. D’altro canto, non sono poi in fondo tanto scontento di trovarmici”.

 

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