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Accordare…


venerdì 7 dicembre 2007 di Arturo Capasso



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Ho da poco scritto un articolo sugli Zingari e la loro musica. Sono andato a riascoltarmi le Rapsodie Ungheresi di Franz Liszt e ho sentito tutto l’impeto col quale sei trascinato di prepotenza nella campagna magiara.

Ma – stranamente – sono andato indietro negli anni, molto indietro.

Avevo cinque, sei anni ed ascoltavo quei motivi ogni giorno, come un altro paio, e che mi sono rimasti impressi; quando strimpello sulla pianola, li riprendo con facilità.

Due delle mie quattro sorelle studiavano pianoforte. Tre volte a settimana, nel primo pomeriggio, veniva la signorina Rosati, molto dolce e col sorriso malinconico. Un corso era avanzato, l’altro per principianti.

E così per ore ed ore ascoltavo il solfeggio, i primi abbozzi di pezzi, intervallati da suoni fuori posto, che imponevano ripetizioni ed addestramento.

Il pianoforte. Quando lo portarono, nella nostra casa di Secondigliano, fu un’operazione molto difficile. Per scala era impossibile, non c’era abbastanza spazio; si decise di tirarlo su, dal balcone.

Otto uomini nerboruti con grosse funi impiegarono alcune ore. Si dovette andare al piano di sopra, tirarlo piano piano, e farlo quindi entrare nella stanza.

Il pianoforte rappresentava una specie di promozione sociale. Il vecchio fattorino della ditta dove lavoravo, quando andava a fare qualche consegna, così commentava: Sono delle persone perbene, hanno anche il pianoforte.

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Accordatore di Pianoforte

Ogni tanto saltavano delle corde e allora veniva l’accordatore. Aveva una chiavetta magica con la quale metteva tutto a posto.

Già, l’accordatore. E’ quello che ci manca, è quello che ci vorrebbe. Ma le note stonate sono troppe, forse un modesto accordatore non porterebbe mai nella sua borsa tante corde da sostituire.

E perciò è sempre più difficile, anzi ormai è impossibile, ascoltare della musica. Non c’è bisogno di un virtuoso come fu Liszt fin da fanciullo, quando dopo un concerto trionfale Beethoven lo prese fra le braccia e lo innalzò in alto. A noi basterebbe un modesto pianista, un discreto suonatore.

Ma il pianoforte non lo permette. Troppe note emettono un suono afono, fastidioso. E se lo cambiassimo? E’ inutile, romperebbero anche quello.

Difficile accordare…

Rapsodia Ungerese nr.6
 

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