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Rubrica: CULTURA


FILOSOFIA CINESE


martedì 27 novembre 2007 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Letteratura e filosofia


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Molto si parla della Cina, ma pochi sono i personaggi cinesi citati. Uno dei malintesi di fondo è quello dell’antichità della filosofia cinese (testi sacri, tecniche esoteriche etc). Derk Bodde, inglese e discepolo di Fung, disse che la “straordinaria antichità” della civiltà cinese è una favola; la leggenda dei re saggi risale al 3° millennio a.C., e la prima dinastia successiva è di molto posteriore. Comunque diamo uno sguardo alla loro storia.

Per quanto riguarda la storia della filosofia cinese abbiamo:
- Periodo protofilosofico. Non ci sono ancora manifestazioni filosofiche in senso proprio, ci sono scritti su pietre o gusci di tartaruga, e riguardano notizie storiche e divinazione. 1766- 1123 a.C.
- Periodo aureo. Contiene manifestazioni più qualificate di filosofia. Vede sorgere il 1° grande filosofo cinese, Confucio (551-479 a.C.)
- Periodo umanistico. L’impero fu riunificato dal precedente impero feudale. Sorge il Taoismo che con il confucianesimo sono le due correnti che si affermano in questo periodo (220 d.C.)
- Periodo disumanistico. L’impero e la cultura vanno a rotoli, è il periodo più oscuro dela Cina. In questo periodo sorge il buddismo e avviene la retrocessione del confucianesimo (589 d.C.)
- Periodo buddistico (dal 590 al 906 d.C.)
- Periodo neo-confuciano. Il buddismo va a fondo e riprende il confucianesimo. (dal 907 al 1279 d.C.)
- Altro periodo di declino grazie all’infiltrazione barbarica ( dal 1280 al 1643 d.C.)
- Nuovo periodo di ripresa dove cominciano nel 1800 le prime infiltrazioni di filosofia ed economia dall’occidente. In questo periodo la Cina comincia ad esportare sinologia e cineserie (1644-1911 d.C.)
- Periodo della Repubblica popolare Cinese: dal 1912 alla morte di Mao.

Kung Tze (Tze = maestro), Confucio, nacque povero da famiglia nobile decaduta. Da giovane divenne impiegato. Verso i 50 anni acquisì una posizione notevole con incarichi di una certa responsabilità presso l’amministrazione statale. Dopo poco fu silurato e mandato in esilio. Cominciò a dare corsi itineranti. Questo insegnamento da privato a privato era il primo per quell’epoca. Fu così che raccolse discepoli, e dopo di lui seguirono altri esempi simili.

Lun Yu raccoglie le idee di Confucio, nelle Analecta confuciani. Se ne ricava l’idea di un certo tipo di aristocratismo, conservatore. Il motivo di fondo che anima i suoi insegnamenti è costituito dalla tensione a produrre uomini utili allo stato e alla società. Confucio diceva di sé: trasmettitore della saggezza precedente, non ideatore di nuove idee.

Una sua idea era il raddrizzamento dei nomi: ogni cosa doveva avere il suo nome preciso (il padre doveva essere padre, il governatore governare etc). Confucio però si agganciava anche alla tradizione magica: i nomi ci fanno conoscere le cose. E conoscendole, si possono controllare. Yi è il devi di una determinata situazione da compiersi per se stessa (il bene per il bene). Da una pate abbiamo la rettitudine, dall’altra il profitto, e per Confucio sono termini diametralmente opposti. Afferma che amare gli altri è sensibilità umana, e disse:”non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te” (aspetto positivo del modo di seguire Yen).

Modo di seguire Yen:

CHUNG = coscienziosità verso gli altri: fai agli altri ciò che desideri sia fatto a te (Yang)

SHU = altruismo: non fare agli altri ciò che non desideri sia fatto ante (Yin).

Uno dei primi a parlare dei Taoisti fu proprio Confucio, il quale li definiva come coloro che si nascondono, fuggono dal mondo. Con tono sprezzante li giudicava eremiti. Venivano visti come individualisti, disfattisti, in contrapposizione al confucianesimo, che era volto soprattutto verso la socialità. I taoisti contraddicevano il confucianesimo, venivano indicati come scollegati dal contesto sociale; giustificavano se stessi accusando gli altri di stupidità. Yang Chu fu il primo filosofo taoista in senso specifico. Di lui Mencio diceva: il principio di Yang Chu è ciascuno per sé, è un grande egoista.

Confucianesimo e taoismo si accostano ad agostinismo e tomismo. Nella prima fase abbiamo le idee di Yang Chu; nella seconda fase quelle di Lao Tze, nella terza fase quelle di Cwang Tze.

Il motivo iniziale della prima fase è la conservazione della vita e la ricerca di un riparo dalle offese. Fuggire è il metodo del solitario; si nasconde fra le sue pieghe, evita ogni collegamento impegnativo. Nella seconda fase abbiamo che le cose mutano, ma le leggi sottostanti sono immutabili. Con Lao Tze il Taoismo sembra sterzare da una morale di bassa lega ad un essoterismo qualificato.

Nella terza fase Cwang Tze porta avanti il discorso di Lao Tze recuperando il discorso di questo, quello, entrambi, nessuno dei due, completandolo.

I l confucianesimo risulta una filosofia, un’etica evidentemente rivolta all’esterno, mentre il Taoismo risulta dare una priorità al polo interno. Lao Tze, sensibilizzato da Confucio, portò avanti la problematica del valore dei nomi, e cose che non hanno nomi, ma questi ultimi, in una situazione di vigilanza, li possiamo nominare. Ci accorgiamo che tutte le volte che qualcosa è nominabile, ha dei limiti ed ha rapporti con altre cose (sedia, sasso). Con la meditazione mi accorgo che anche le cose più astratte subiscono lo stesso processo (definisco l’amore e la pigrizia, li distinguo). Gli archetipi sono nominabili, hanno caratteri definiti, e hanno relazioni con altri archetipi e le altre cose a valle (movimento come archetipo e schiaffo come miniaturizzazione). A queste condizioni, gli archetipi non sono il tao, proprio perché sono nominabili. Per Lao Tze la mente umana concepisce l’innominabilità. Che significato ha che la mente umana può ragionare del Tao, alludere al Tao, e pensare di tornare al Tao ? L’umano conosce per contrasti, avverte il richiamo della simmetria. Gli umani mettono a fuoco momenti di odio perché conoscono momenti di amore e viceversa. La profanità è la funzione della specie di conoscere il contenuto, mentre l’esoterismo mette a fuoco lo sfondo. Dal contrasto si ha la gnosi.

Una cosa si capisce meglio se puntiamo oltre la cosa.

 

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