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Zingari


mercoledì 14 novembre 2007 di Arturo Capasso

Argomenti: Musica, Concerto, Balletto


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La musica

Negli anni passati andavo spesso in Ungheria. Ogni volta ero attratto, fra l’altro, dalla musica sempre presente per strada, nelle piccole osterie, nei grandi ristoranti. E a casa ho gelosamente conservato i dischi che compravo sul posto e che poi integravo coi classici.

Inizio queste mie note proprio …sulle note della musica di quel popolo, che ha ispirato fortemente un grande compositore: Franz Liszt.

Leggo nel saggio introduttivo al terzo album a lui dedicato nel 1965 dai Fratelli Fabbri Editori: “Le Rapsodie non sono altro che il tentativo di riprodurre sul pianoforte le melodie, i ritmi, e più ancora il caratteristico modo di suonare degli Zingari…

Liszt, prima ancora di ascoltare sul posto la musica zigana, ne era venuto a conoscenza attraverso la rielaborazione di molti musicisti. Haydin, per esempio, si era lasciato più volte influenzare dalle melodie zingaresche…e qualcosa di queste melodie traspariva anche da certe pagine beethoveniane

Ma era soprattutto Schubert a essere più profondamente ispirato da temi “zigani”

Le forti emozioni in Liszt

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Franz Liszt

Ma sentiamo cosa dice il nostro Franz: “Ho passato delle ore ad ascoltare le migliori orchestre zigane, che suonano con una animazione indescrivibile. La musica aveva la furia degli elementi scatenati, i suoni e i tuoni precipitavano come frane fragorose di pietre e di detriti. I violinisti e le danzatrici sembravano parvenze di sogno, i loro occhi avevano bagliori irreali di carboni ardenti, le loro mani si protendevano con avido desiderio verso l’invisibile e l’inafferrabile…verso la felicità che il cuore dell’uomo presente sempre, sempre cerca con esasperata frenesia e non trova se non per dei minuti, per dei secondi.” (La scoperta della musica popolare, terzo album, op.cit.)

Sogno d’amore Liszt

Non sempre questi apprezzamenti sono stati ben visti dagli storici.

Nel volume Hungarian etnography and folklore di Ivan Salassa e Gyula Ortutay, pubblicato in Ungheria nel 1984, a pagina 432 leggo che fin dalla metà del 19° secolo “Liszt in uno dei suoi lavori definì, erroneamente, la musica ungherese “musica zigana”. Questo concetto divenne così radicato – soprattutto all’estero – che ancora oggi in molti casi la musica popolare ungherese è uguagliata a quella zigana”

Le due tesi trovano un accordo in Béla Bartok, che ha sottolineato i reciproci influssi fra musica popolare ungherese e musica di popoli vicini.

… e vennero dall’India

Per molto tempo l’origine degli Zingari è stata oggetto di varie ipotesi. Ora ricerche recenti hanno appurato che i loro dialetti appartenevano a lingue parlate nel nordovest dell’India e nelle regioni dell’Indo Cush nel quinto secolo d.C. Attraverso la Persia e l’Armenia giunsero fino all’Europa occidentale.

In passato si riteneva che fossero di origine egiziana e perciò li chiamavano gitanos in Spagna e gypsies in Inghilterra.

In Francia – invece – si è ritenuta la Boemia come Paese di provenienza e li hanno chiamati bohémiens.

Da noi abbiamo due etnie: i rom e, in misura minore, i sinti.

Due stampe

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Stampa di T.Valerio
Musici

Due scenari presi dalla civica raccolta di stampe Bertarelli

La prima è una stampa da un dipinto del 1864 di T.Valerio. Un uomo è seduto su una panca, indossa un ampio vestito e un cappello con piume; suona il violoncello e alla sua destra una ragazza siede su un tappeto sdrucito. Anche lei ha un abito molto ampio, che lascia comunque intravedere il piede scalzo. Il volto è ovale, lo sguardo dolce è rivolto altrove. Alle spalle, un’altra donna, una uomo, una coppia abbracciata.

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Puszta ungherese
Stampa di T.Valerio 1855 - Milano Collezione Bertarelli

La seconda stampa riprende un loro accampamento. Il paesaggio è rupestre. Sotto una grotta naturale è stata posta una capanna . Tre uomini sono intenti a forgiare del ferro per utensili giornalieri. Altri mostrano un cavallo ad eventuali compratori. Una donna confeziona un cesto di vimini.

Il problema

Quanti zingari abbiamo incontrato, sulla nostra strada?

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Musica Tzigana

Li ho visti dappertutto. Le più attive sono sempre le donne, che vogliono predire il futuro. Già, ma non hanno mai predetto il proprio futuro? Fin da quando si sono insediati in Europa, nel quindicesimo secolo, sono stati tenuti a bada, cacciati.

Le loro innate capacità verso la musica e l’artigianato sono troppo spesso soffocate da scarso impegno, mancanza di volontà, un vivere alla giornata e a discapito degli altri.

Perciò non sono ben voluti.

Quando poi le devianze prendono ulteriore sopravvento, devono alzare i tacchi e cambiare aria.

Purtroppo, sta succedendo, in misura esponenziale maggiore, quanto riportato a pagina 1553 del Grande Dizionario Enciclopedico: “Di frequente, non appena ne abbiano agio, sono accattoni e soprattutto predoni a danno dei campagnuoli, accanto alle terre e alle cascine dei quali stabiliscono i loro accampamenti, composti il più spesso di semplici tende e di carri coperti, ovvero, dove le condizioni del terreno lo consentano, di grotte naturali chiuse e adattate alla meglio ad uso di abitazione per mezzo di stuoie, assi e tavolati”.

Auspicio

Mi rifiuto di credere che un uomo debba essere trattato con disprezzo, senza pietà e dignità. Mi rifiuto di crederlo. Ma la realtà non lascia molto spazio ai sentimenti.

E che si dovrebbe fare?

Loro, gli Zingari, devono saperlo. Sono loro i padroni del proprio destino. Devono interrogarsi e programmare, senza predire il futuro agli altri.

P.S.

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Inondazione del danubio del 1838 a Ofen
Litografia di G.Scheth - Budapest Museo nazionale
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Tre Zigani
Stampa di A.Schönn 1859 - Budapest Accademia di musica Franz Liszt

Altre immagini da ingrandire:

- Inondazione del danubio del 1838 a Ofen - Litografia di G.Scheth - Budapest Museo nazionale
- Tre Zigani - Stampa di A.Schönn 1859 - Budapest Accademia di musica Franz Liszt