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NEVROSI DI POTERE E NEVROSI D’OBBEDIENZA


venerdì 21 ottobre 2016 di Andrea Forte, Vivi Lombroso

Argomenti: Opinioni, riflessioni


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- Non esiste di per sé la nevrosi di potere, ma è l’aspetto preponderante di una situazione nevrotica. Non c’è complesso di Edipo senza complesso di potenza. Non si può prendere in considerazione isolatamente ogni complesso, ma l’efficacia del paradigma tradizionale consiste proprio nell’inglobare tutte le fenomenologie umane, e non in uno schema preciso. Spesso la psicologia ufficiale perde di vista la struttura dell’evento, si confondono le pulsioni profonde con quelle in superficie. Una pulsione profonda istintuale si evidenzia con un investimento affettivo sulla madre, e non possiamo diagnosticarla, possiamo operare sulla componente razionale della pulsione, e quindi si curerà col dialogo.

- Il complesso di potenza è una tendenza che si manifesta con vari gradi di intensità, tende a rimuovere la realtà esterna per affermare quella interna, che risulta per lo psicotico più vera. La sacralizzazione sfrutta tutte le cose, piccole e grandi, che avvengono nella giornata, e che ci servono per verificare la mappa. Caratteristica del complessato psicotico è la ricerca del difficile/impossibile: se ha davanti due penne, sceglie la più macchinosa, complicata. I giovani, in una loro fase, desiderano conquistare tutti gli uomini o tutte le donne, vogliono diventare re del mondo; lo psicotico teme/respinge ciò che è facile, estremizza una situazione, e diviene sospettoso. Costui vive in attesa di qualcosa che non è realizzabile.

- Vista come genere umano, originariamente l’uomo era raccoglitore; progressivamente si è ammalato di complesso di potenza, bisogna faticare per procurarsi il cibo, e quindi ha valorizzato ciò che richiede sforzo.

- Il complesso di impotenza quale nevrosi risulta di comportamento opposto al primo, è quello che risponde alle richieste “se posso”, mette le mani avanti per non rischiare, non vede la realtà esterna perché è troppo facile.

- Se è vero che in ogni individuo esiste un comportamento specifico, altri periodi, e a determinate condizioni, assume il comportamento opposto. Nessun comportamento si cristallizza essenzialmente su un unico polo, c’è il fattore della fasicità. Quando cambiamo polo, non accettiamo di averlo cambiato in passato né che lo cambieremo in futuro, non valutiamo il fatto che esiste una posizione più reale intermedia fra le due.

- Da questa alternanza di comportamenti si può uscire assumendo una posizione di equidistanza dai de poli, tentando di costruire una posizione di equilibrio, cioè assistendo, sacralizzando il mio comportamento contingente ribaltandolo nell’altro. Nel comportamento polarizzato esclusivamente su un vettore, ad esempio nevrotico, è importante il fattore esterno, mi preoccupo ad esempio di ciò che pensano i vicini e vivo in tale funzione, creandomi tutto un mondo fantastico, completamente inventato. Un atteggiamento contrario lo assume lo psicotico, che arriva ad inventarsi un io che non esiste per niente, costruisce un io che di fatto è inesistente.

- Questi comportamenti si verificano in uno stato di veglia, e possono oggettivarsi, investire quattro situazioni fondamentali riassumibili in insiemi di valori, che investono persone più piccole come nipotini, o coetanei, figli etc. Un capufficio posto a livello di figlio avrà un atteggiamento esuberante ed esteriorizzante verso i dipendenti, mentre a casa si preoccuperà molto del parere dei fratelli, parenti etc. Il fatto di collocarsi su uno dei quattro livelli non esclude gli altri livelli che possono essere rimossi.

- Il potenziale energetico tende a sfruttare il massimo delle situazioni possibili, quelle che sono dall’individuo meno sperimentate, e che il potenziale energetico gli ha sottratto perché investito durante la propria vicenda biografica su un unico punto, ad esempio sui fratelli. Molti individui ad esempio si fermano all’età di 32 anni. Divenendo padre, tale individuo giudica i figli come un trentaduenne, valuta tutti gli altri rapporti in base a quell’età, si è cristallizzato. Così abbiamo l’individuo che arriva a cambiare spesso automobile ma si fossilizza su di un tipo, tipo il coupé, e così per l’abbigliamento.

- A differenza di alcuni specialisti che pongono fratture fra neuropsicosi e schizìa, che invece sono l’evoluzione delle prime, le schizìe comportano un investimento maggiore. Non si può fare una distinzione fra il nevrotico e il matto; il matto è forse un individuo più “coraggioso” dell’altro, si assume le responsabilità conseguenti il suo atto di superinvestimento energetico, egli risolve l’investimento in un unico atto plateale. Noi frammentiamo questi investimenti in tanti piccoli atti per cui noi siamo psicotici, lui è schizofrenico.

- Per schizìa intendiamo tutte quelle situazioni per cui tutti quei significati di soggetto e oggetto viene effettuata con un maggiore investimento energetico. Esiste tutta una gamma di comportamenti umani che vengono sovraccaricati con intensità diverse, che sono simili all’amore/odio. Quando un bambino vede la Madonna ci si crede, quando vede un compagno che non c’è non ci si crede. Siamo noi che crediamo alla Madonna, è una proiezione nostra. È facile non credere a chi vede un drago, meno facile è non credere a visioni religiose o misticheggianti. Se applicassimo questo criterio alle nostre situazioni quotidiane recupereremmo molte cose. Che cosa amo di più ? L’ufficio, gli amici, la famiglia ? Dove investo il mio potenziale energetico ? Lo Stato, la famiglia, il gruppo, sono investite, “caricate”, ma di fatto non esistono, è una “idea”.